domenica 17 maggio 2009
Ma il mondo è 'quadrato'?
È la sua terza estate. È la sua terza estate in Spagna. Difficile credere che abbia capito che il mondo non comincia e finisce in Spagna. Erede di Franco?
Suo padre, totalmente assente nelle fasi di bucato, ferro da stiro e stoccaggio dei capi nelle valigie, si fa vivo solo ad operazioni terminate. Giusto in tempo però per aggiungere ai bagagli perfettamente allineati, di cui vado solitamente fiera perché rispettosi del rapporto uno a uno, un sacchettino volante per gli ultimi cd, uno per i sandali che in quanto inglese comunque non metterà mai perché non hanno il benestare della Regina Madre e l’inseparabile borsa con computer aziendale. Quest’ultima grava sulle nostre testoline come una spada di Damocle, infatti, se non ci fosse abbastanza posto a saltare sarebbe uno di noi. Anche quest’anno siamo stati risparmiati.
Siede dietro di noi. È frizzante ha percepito l’eccitazione della partenza. Non stacca gli occhi dal finestrino. Chiacchiera, sonnecchia e beve camomilla.
Il primo tratto ci avvicina al confine francese. Il passo di montagna in quota si presenta innevato. Scendiamo dalla macchina per una breve sosta o forse per godere un po’ di aria pulita. Ci gira la testa, ci stiamo lasciando suggestionare. Lui scoppia di gioia, davanti al bar c’è una marmotta impagliata, a me fa un po’ senso. Mangiamo un panino. Lui mangia il prosciutto e mi restituisce il pane, c’è sempre da chiedersi se ci sia una logica nelle loro azioni. Risaliamo in macchina. Scendiamo lungo l’altro versante, fra alberi colorati, arbusti e uccellini. Provo a coinvolgerlo ma lui ‘fieramente incastrato’ nel suo seggiolino, legato nei movimenti non riesce a vedere quel che vedo io. Non cede però, anzi si vendica. Mi indica frettolosamente qualcosa di non ben definito e di altrettanto bello e mi dice che però io non lo posso vedere. Forse è vero. Forse vede qualcosa che io inquinata dalla presunzione di sapere com’è giusto descrivere gli oggetti e le sensazioni non sono più capace di vedere.
Prosegue il viaggio sulle autostrade francesi. Notiamo subito che sono meglio gestite, viene effettuata più manutenzione e i francesi guidano meglio. Chissà perché gli italiani all’estero soffrono sempre di vittimismo.
Suo padre, totalmente assente nelle fasi di bucato, ferro da stiro e stoccaggio dei capi nelle valigie, si fa vivo solo ad operazioni terminate. Giusto in tempo però per aggiungere ai bagagli perfettamente allineati, di cui vado solitamente fiera perché rispettosi del rapporto uno a uno, un sacchettino volante per gli ultimi cd, uno per i sandali che in quanto inglese comunque non metterà mai perché non hanno il benestare della Regina Madre e l’inseparabile borsa con computer aziendale. Quest’ultima grava sulle nostre testoline come una spada di Damocle, infatti, se non ci fosse abbastanza posto a saltare sarebbe uno di noi. Anche quest’anno siamo stati risparmiati.
Siede dietro di noi. È frizzante ha percepito l’eccitazione della partenza. Non stacca gli occhi dal finestrino. Chiacchiera, sonnecchia e beve camomilla.
Il primo tratto ci avvicina al confine francese. Il passo di montagna in quota si presenta innevato. Scendiamo dalla macchina per una breve sosta o forse per godere un po’ di aria pulita. Ci gira la testa, ci stiamo lasciando suggestionare. Lui scoppia di gioia, davanti al bar c’è una marmotta impagliata, a me fa un po’ senso. Mangiamo un panino. Lui mangia il prosciutto e mi restituisce il pane, c’è sempre da chiedersi se ci sia una logica nelle loro azioni. Risaliamo in macchina. Scendiamo lungo l’altro versante, fra alberi colorati, arbusti e uccellini. Provo a coinvolgerlo ma lui ‘fieramente incastrato’ nel suo seggiolino, legato nei movimenti non riesce a vedere quel che vedo io. Non cede però, anzi si vendica. Mi indica frettolosamente qualcosa di non ben definito e di altrettanto bello e mi dice che però io non lo posso vedere. Forse è vero. Forse vede qualcosa che io inquinata dalla presunzione di sapere com’è giusto descrivere gli oggetti e le sensazioni non sono più capace di vedere.
Prosegue il viaggio sulle autostrade francesi. Notiamo subito che sono meglio gestite, viene effettuata più manutenzione e i francesi guidano meglio. Chissà perché gli italiani all’estero soffrono sempre di vittimismo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento