domenica 11 ottobre 2009
Domenica. Il diario di Adamo ed Eva.
E' ancora lì. Si direbbe che stia riposando. Ma è un trucco: la domenica non è il giorno giusto; è il sabato il giorno destinato al riposo. A me dà l'impressione di essere una creatura alla quale, più che qualsiasi altra attività, interessa il riposo.
Dovessi riposare così a lungo, io mi stancherei moltissimo. Solo a starmene seduta a guardare un albero, mi stanco.
Non riesco a capire a che cosa possa servire, quell'essere; non una volta che sia riuscita a vederlo fare qualcosa, una cosa qualsiasi.
Ieri sera hanno restituito la luna, ne ho provato una felicità immensa! Penso che si siano comportati molto onestamente.
Poi è riscivolata verso il basso e ancora una volta è caduta fuori, ma non ho provato tristezza; quando si hanno dei vicini simili non c'è di che preoccuparsi; la riporteranno dov'era. Vorrei tanto fare qualcosa che provasse la mia gratitudine. Vorrei fare aver loro delle stelle, perché noi qui ne possediamo fin troppe. Voglio dire io, non noi, perché mi sembra di capire che al rettile cose del genere proprio non interessino.
Ha gusti volgari e non è neppure gentile. Ieri sera, nell'ora del crepuscolo, quando andai a vederlo, era strisciato verso il basso e stava cercando di acchiappare i pesciolini screziati che giocano nello stagno e fui costretta a tirargli addosso delle zolle di terra, per far sì che li lasciasse in pace e se ne tornasse sull'albero. Mi domando se è a questo che quell'essere serve.
Dunque non ha un cuore? Non sente nessuna pietà per quelle minuscole creature? E' possibile che sia stato progettato e costruito perché compisse gesti così poco carini? Ne ha proprio l'aria. Una delle zolle lo colpì dietro l'orecchio e il rettile usò la parola. La cosa mi diede un'eccitazione intensa, perché era la prima volta che in vita mia sentivo la parola venire da un essere che non fossi io. Non lo capii, ma le sue mi sembrarono parole molto eloquenti.
Scoperto che il rettile sapeva parlare, ricominciai a provare interesse nei suoi confronti, perché io adoro parlare. Parlo tutto il giorno, parlo anche nel sonno, e dico cose molto interessanti, ma se solo avessi qualcuno con cui parlare, direi cose ancora più interessanti e non smetterei mai, se solo qualcuno lo volesse.
Se questo rettile è un uomo, allora non è una COSA, vero? Una COSA o ESSO non sarebbero corretti dal punto di vista grammaticale, vero? Dovrebbe essere un EGLI. Sì, penso che sia così. Quindi, se così fosse, è nel modo seguente che l'analisi grammaticale dovrebbe svolgersi: nominativo, EGLI; dativo, LUI; possessivo, SUO. Benissimo, fino a prova contraria, lo considererò un uomo e mi riferirò a lui usando il pronome egli fino al momento in cui egli risulterà essere qualcosa di diverso. Sarà più comodo così, piuttosto che avere tante incertezze.
La domenica della settimana seguente
Per tutta la settimana non ho fatto che stargli dietro per cercare di fare amicizia. Visto che era timido, è toccato a me occuparmi delle chiacchiere, ma lui non se ne è risentito. Sembrava gli desse piacere che io fossi lì, ho usato moltissimo il "noi", tanto socializzante, dal momento che l'essere incluso pareva lusingarlo.
Tratto da Il diario di Adamo ed Eva di Mark Twain
Newton Compton, Grandi Tascabili Economici
Dovessi riposare così a lungo, io mi stancherei moltissimo. Solo a starmene seduta a guardare un albero, mi stanco.
Non riesco a capire a che cosa possa servire, quell'essere; non una volta che sia riuscita a vederlo fare qualcosa, una cosa qualsiasi.
Ieri sera hanno restituito la luna, ne ho provato una felicità immensa! Penso che si siano comportati molto onestamente.
Poi è riscivolata verso il basso e ancora una volta è caduta fuori, ma non ho provato tristezza; quando si hanno dei vicini simili non c'è di che preoccuparsi; la riporteranno dov'era. Vorrei tanto fare qualcosa che provasse la mia gratitudine. Vorrei fare aver loro delle stelle, perché noi qui ne possediamo fin troppe. Voglio dire io, non noi, perché mi sembra di capire che al rettile cose del genere proprio non interessino.
Ha gusti volgari e non è neppure gentile. Ieri sera, nell'ora del crepuscolo, quando andai a vederlo, era strisciato verso il basso e stava cercando di acchiappare i pesciolini screziati che giocano nello stagno e fui costretta a tirargli addosso delle zolle di terra, per far sì che li lasciasse in pace e se ne tornasse sull'albero. Mi domando se è a questo che quell'essere serve.
Dunque non ha un cuore? Non sente nessuna pietà per quelle minuscole creature? E' possibile che sia stato progettato e costruito perché compisse gesti così poco carini? Ne ha proprio l'aria. Una delle zolle lo colpì dietro l'orecchio e il rettile usò la parola. La cosa mi diede un'eccitazione intensa, perché era la prima volta che in vita mia sentivo la parola venire da un essere che non fossi io. Non lo capii, ma le sue mi sembrarono parole molto eloquenti.
Scoperto che il rettile sapeva parlare, ricominciai a provare interesse nei suoi confronti, perché io adoro parlare. Parlo tutto il giorno, parlo anche nel sonno, e dico cose molto interessanti, ma se solo avessi qualcuno con cui parlare, direi cose ancora più interessanti e non smetterei mai, se solo qualcuno lo volesse.
Se questo rettile è un uomo, allora non è una COSA, vero? Una COSA o ESSO non sarebbero corretti dal punto di vista grammaticale, vero? Dovrebbe essere un EGLI. Sì, penso che sia così. Quindi, se così fosse, è nel modo seguente che l'analisi grammaticale dovrebbe svolgersi: nominativo, EGLI; dativo, LUI; possessivo, SUO. Benissimo, fino a prova contraria, lo considererò un uomo e mi riferirò a lui usando il pronome egli fino al momento in cui egli risulterà essere qualcosa di diverso. Sarà più comodo così, piuttosto che avere tante incertezze.
La domenica della settimana seguente
Per tutta la settimana non ho fatto che stargli dietro per cercare di fare amicizia. Visto che era timido, è toccato a me occuparmi delle chiacchiere, ma lui non se ne è risentito. Sembrava gli desse piacere che io fossi lì, ho usato moltissimo il "noi", tanto socializzante, dal momento che l'essere incluso pareva lusingarlo.
Tratto da Il diario di Adamo ed Eva di Mark Twain
Newton Compton, Grandi Tascabili Economici
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