mercoledì 17 luglio 2013
Saccu vacanti nun pò stari a 'gritta.
Vai a letto tutte le sere senza sapere se ti sveglierai. Non te ne preoccupi, sei giovane. Fino al giorno in cui l'alba ti coglie seduto sul letto come uno stoccafisso con gli occhi spalancati, insonne, sudaticcio e pallido. E' il giorno del tuo compleanno, il giorno dei tuoi 40anni.
Hai sorriso degli amici che ti hanno preceduto, li hai visti errare, confusi e smarriti. Non li capivi, e continui a non capirli e a commiserarli, (gli amici, degli altri nemmeno ti interessi), fino a 39 anni, 364 giorni e una manciata di ore ma allo scoccare della mezzanotte fatichi a deglutire perché il tempo inclemente ora è te che stringe nella morsa. Ti accorgi che la sabbia della clessidra non si è raccolta nell'altra ampolla ma è scivolata fine fra le dita, accelerata dal vento della vita. La notte prima del 40° non riesci ad evitare la resa dei conti, il sorriso ti increspa le labbra mentre ricordi alcuni degli episodi principali ma poi, ed è lì che ti si gela il sangue, pensi a quante ancora te ne manchino da fare. Da dire. Persone da conoscere, nuove professioni, viaggi da intraprendere, casa, famiglia, successi. E fallimenti.
Ecco fino ai 40anni i fallimenti pesano meno, pensi di poter ritentare, ricostruire, cambiare. Ma la mattina dei 40 ti assale l'angoscia, non c'è abbastanza tempo per recuperare anche quel che hai sbagliato. E questo è il primo schiaffo.
Ti alzi barcollante cercando di scrollarti di dosso tanta negatività, dai una grattatina ai gioielli alla volta del wc e passando davanti lo specchio il secondo schiaffo. Sono solo rughe di espressione, seppur particolarmente convincenti e non sei stempiato, sono loro che si ritirano con la bassa marea ma ne resti comunque scosso.
Arruffato e inquieto prepari la colazione e qui un altro schiaffo, da mesi bevi solo tè perché non digerisci più il latte, non ci avevi fatto caso.
Ridi di te, sembrava impossibile. Indossi bermuda, polo, infradito e armato del tuo sorriso migliore ti regali al tuo pubblico, sei animatore delle vite altrui, una professione, una missione, una congiura. Le tue 'stagioni' contrattualizzate corrispondono alle loro stagioni della vita, ogni villaggio ha il suo target e il suo obiettivo. Se sei bravo gli ospiti partono arricchiti ma ti hanno privato di un'altra stagione. Loro rientrano, tu resti. Certo è solo una questione di prospettiva ma fino a ieri sembrava più allettante. Il tuo album è composto di foto ricordo rubate dagli ospiti alla partenza, qualcuna con dedica ma tutte irrimediabilmente molto simili fra loro. Si può vivere dei soli frammenti di vita altrui?
Hai sorriso degli amici che ti hanno preceduto, li hai visti errare, confusi e smarriti. Non li capivi, e continui a non capirli e a commiserarli, (gli amici, degli altri nemmeno ti interessi), fino a 39 anni, 364 giorni e una manciata di ore ma allo scoccare della mezzanotte fatichi a deglutire perché il tempo inclemente ora è te che stringe nella morsa. Ti accorgi che la sabbia della clessidra non si è raccolta nell'altra ampolla ma è scivolata fine fra le dita, accelerata dal vento della vita. La notte prima del 40° non riesci ad evitare la resa dei conti, il sorriso ti increspa le labbra mentre ricordi alcuni degli episodi principali ma poi, ed è lì che ti si gela il sangue, pensi a quante ancora te ne manchino da fare. Da dire. Persone da conoscere, nuove professioni, viaggi da intraprendere, casa, famiglia, successi. E fallimenti.
Ecco fino ai 40anni i fallimenti pesano meno, pensi di poter ritentare, ricostruire, cambiare. Ma la mattina dei 40 ti assale l'angoscia, non c'è abbastanza tempo per recuperare anche quel che hai sbagliato. E questo è il primo schiaffo.
Ti alzi barcollante cercando di scrollarti di dosso tanta negatività, dai una grattatina ai gioielli alla volta del wc e passando davanti lo specchio il secondo schiaffo. Sono solo rughe di espressione, seppur particolarmente convincenti e non sei stempiato, sono loro che si ritirano con la bassa marea ma ne resti comunque scosso.
Arruffato e inquieto prepari la colazione e qui un altro schiaffo, da mesi bevi solo tè perché non digerisci più il latte, non ci avevi fatto caso.
Ridi di te, sembrava impossibile. Indossi bermuda, polo, infradito e armato del tuo sorriso migliore ti regali al tuo pubblico, sei animatore delle vite altrui, una professione, una missione, una congiura. Le tue 'stagioni' contrattualizzate corrispondono alle loro stagioni della vita, ogni villaggio ha il suo target e il suo obiettivo. Se sei bravo gli ospiti partono arricchiti ma ti hanno privato di un'altra stagione. Loro rientrano, tu resti. Certo è solo una questione di prospettiva ma fino a ieri sembrava più allettante. Il tuo album è composto di foto ricordo rubate dagli ospiti alla partenza, qualcuna con dedica ma tutte irrimediabilmente molto simili fra loro. Si può vivere dei soli frammenti di vita altrui?
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