venerdì 22 luglio 2011
Pensieri su lamiere contorte
Ascolto il caldo di questa sera di fine luglio, cercando di ricordare un'altra sera simile, di diversi anni fa. Guardavo ancora la televisione, allora, e quella sera rimasi incollato per diverse ore davanti a parole, immagini, commenti.
Oggi no, a distanza di anni non guardo piu' nulla, raramente ascolto.
Ricordo bene il pomeriggio di diciotto anni fa, mentre su un treno affollato tornavo verso Pisa per affrontare una sessione di esame.
Ricordo la notizia, portata a bordo durante una sosta in stazione da due ragazzi, poco piu' grandi di me, due militari in licenza.
Ricordo che mi colpi' in particolare uno, aveva gli occhi gonfi, cercava di scrivere qualcosa tra le lacrime incerte su un piccolo quaderno, ma la matita scivolava dalla mano con testarda volonta'. Sono stato cosi'per anni, come quel ragazzo. Anni.
Mi domando spesso, in queste ricorrenze, lontano da commemorazioni, discorsi e parole (il confronto non puo' che correre rapido alle sue parole, e per confronto non possiamo che avvilirci nel sentire parlare oggi le persone che sono vive e non sanno parlare, mentre quelle che sapevano cosa dire son state strappate via dall'asfalto, dai muri, dal ricordo), mi domando cosa posso fare io per commemorare, appunto.
Allora sfoglio il mio amato dizionario etimologico; CUM (insieme) e MEMORARE (ricordare), ricordare in modo alquanto solenne persone e fatti notevoli. Dunque ricordare insieme.
Da qualche anno mi e' balenata una possibile soluzione, stupida come quasi tutte le cose che faccio, ma che ha il potere di farmi sentire meno male. Un poco. E quindi stasera studiero', come studiero' questa estate, per arrivare un po' meglio preparato all'inizio del prossimo
anno scolastico. Cosi' forse riusciro', nei prossimi mesi, o anni, o magari mai, ad insegnare un po' meglio ai miei studenti, parlando loro di algebra, trigonometria, della derivabilita' delle funzioni continue, degli integrali ed i teoremi di logica, parlando loro di infinito, di insiemi e di dimostrazioni, leggendo ogni tanto una poesia, ascoltando le loro parole, sorridendo e piangendo e, perche' no, ogni tanto ricordando insieme. Ricordare insieme. Commemorare,
nella banalita' di gesti quotidiani, chi quei gesti non li puo' piu' compiere. Ma farlo condividendo con i miei studenti la consapevolezza.
Perche' forse e' questo il segreto. Nel contribuire, poco, pochissimo, lo so, ma contribuire ad insegnar loro, ai miei ragazzi, a far di conto, a pensare, a ragionare, a capire, a domandarsi, ad avere dubbi, a cercare, ognuno secondo la propria sensibilita', seguendo le proprie
convinzioni, ma sincere e ragionate. Allora, forse, il suono di quelle sirene sulle lamiere dilaniate di una strada di Palermo di diciotto anni fa, quel suono pian piano uscira' dalle nostre orecchie.
"Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene."
19 luglio 2011
Riccardo Giannitrapani
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