sabato 28 aprile 2012

(S)Comparire.

Una compagna di classe vanta lo stesso assetto familiare poco ordinario di Hulko ma opposto, vive col babbo. Sono ormai anni che condividiamo lo stesso percorso, feste di compleanno, riunioni di classe, pellegrinaggi per Halloween, sfilate di Carnevale e via discorrendo. Mi sono ritrovata spesso a pensare che per un uomo dev'essere difficile crescere una bambina. Lui probabilmente penserà lo stesso di me. Visti da lontano sembriamo una famiglia unica invece di due.
Da vicino ci spalleggiamo, all'occorrenza.
Oggi avevamo le prove generali del Battesimo propedeutico alla Prima Comunione ormai prossima. Avevo ritenuto di poter esonerare gli zii dal presenziarle ma giunti a destinazione ho accusato il colpo, le altre tre battezzande erano ben provviste, la suddetta con papà e nonni, l'ospite proveniente da altra parrocchia con genitori, zia e catechista, l'ultima seppur in ritardo addirittura con sorellina neonata al seguito. Insomma Hulko cominciava a vacillare. Quando il Don ha convocato madrine alla destra e padrini alla sinistra mi sono subito offerta per la simulazione e il papà diversamente libero ha fatto altrettanto, spontaneamente, solo per colmare l'assenza. Equilibrio ristabilito, almeno per oggi. Almeno per Hulko.

mercoledì 25 aprile 2012

Rinuncio al titolo.


Non ho più voglia di occuparmi degli altri.

La mia ultima forse unica relazione di lunga durata, temporale non affettiva, rientra a tutti gli effetti nel vintage eppure se passo gli incontri, le telefonate, le chat e le cene degli ultimi anni fra le maglie del setaccio non resta che una manciata di uomini bisognosi. Di compagnia. Di affetto. Di passione. Di trasgressione. Di colmare vuoti differenti. Uomini pronti ad attingere e mai a dare, neanche quando avrebbero potuto solo restituire.
Ognuno di loro è stato ascoltato e sostenuto, appagato nell'ego.

Quello del "Sono stata bene con te." che ha trattenuto il respiro per paura che potessi chiedere un impegno prolungato nel tempo, da intendersi anche solo per un secondo appuntamento.

Quello del "Sei affascinante anche con qualche anno in più." che non ha ritenuto potessi averne bisogno anch'io.

Quello del "Sei giovane ma è stato bello lo stesso." sia mai che restasse segnato.

Quello che mi ha detto "Ti avessi conosciuta prima mi sarei innamorato." che contava probabilmente di potersi riscattare post reincarnazione.

Quello del "Ti ho ferita in passato, non ci parliamo da un anno ma ti mando per mail gli ultimi aggiornamenti personali perché non possono che interessarti." fa nulla non chiedesse di me.

Quello che mi ha salutata dopo il primo incontro con un "Meriti di più."

Quello metà uomo e metà avatar, convinto di dover rispondere delle proprie scelte al solo Morpheus.
« Matrix è ovunque. (...) È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità. »

Non ho più tempo per loro.
Non ho più voglia di fare la brava ragazza.

venerdì 13 aprile 2012

Se ti abbraccio non aver paura.






IL LIBRO
Se ti abbraccio non aver paura
Ervas racconta l’avventura del trevigiano Franco Antonello e il lungo viaggio con il figlio autistico Andrea da Miami alle coste brasiliane

Pubblichiamo un brano del libro «Se ti abbraccio non aver paura » (Marcos Y Marcos editore, 320 pagine, 17 euro) dello scrittore trevigiano Fulvio Ervas, che uscirà giovedì 12 aprile. Il romanzo narra il viaggio lungo tre mesi, in moto e in auto di Franco Antonello e di suo figlio Andrea (entrambi di Castelfranco Veneto), attraverso Stati Uniti e Sud America, fino all’Amazzonia. Un padre che cerca di fare qualcosa di importante per suo figlio, autistico. Il romanzo ancora prima di uscire è già un caso editoriale, i protagonisti sono contesi tra trasmissioni tivù e interviste.

Mi concedo un caffè nella piazzetta di Arraial, un caffè da solo. Mi chiedo se Andrea potrà fare l’amore con una ragazza, scoprire la sua sessualità e conviverci come una fonte di appagamento, se non di felicità. Nessuno distribuisce una mappa per evitare le sciocchezze. Dicono che ai ragazzi autistici il sesso non interessa molto, dicono che sarebbe un rapporto troppo intimo con l’altro. Bravi, avranno ricevuto una lettera da quel mondo che diceva: a noi il corpo e il sesso non interessano, a noi piacciono i numeri primi, le pitture astratte e raddrizzare stuzzicadenti. Io non ho verità ma mi basta guardare Andrea per capire che prova impulsi e desideri. Quando ci troviamo nel bel mezzo di questi argomenti, gli si stampa in faccia un sorriso che non va più via. Passo il pomeriggio con lui. Setaccio ogni suo più piccolo movimento. Non sembra in tensione, ha avuto giorni più burrascosi. Ha ascoltato un po’ di musica dal suo ipod, poi ha vagato attorno alla casa, scrutando dettagli con il microscopio della sua mente. Ripesco tra le mie cose il suo ultimo biglietto.

MA SEI PIU’ FELICE O TRISTE? «Felice» 
NON SEI TRISTE PER TUTTO QUELLO CHE L’AUTISMO TI IMPEDISCE DI FARE? «Mondo parallelo è autismo devo imparare da terrestri» 
E TU… NON SEI UN TERRESTRE? «Terrestre imparo diventare».

Lo sbriciolo, lo rendo minutissimo. Lasciamo Andrea e Angelica su una panchina della piazza. Io e Odisseu camminiamo per Arraial, come se fossimo in uno di quei paesini della mia terra...(...) Ci rifugiamo dietro un muretto, appoggiamo il frigorifero e ci sediamo, proprio come due cretini. Lancio un’occhiata alla casa, cinquanta metri più avanti. Guardo le ciabatte di Odisseu e lui la mia espressione, temo gli sembri una miscela di preoccupazione e di speranza. La principessa bacerà il rospo e questi si trasformerà: che facili pensieri, e così apro la prima lattina di birra. Li vediamo arrivare. Andrea davanti, lei lieve e un po’ guardinga dietro. Poi lui si arresta, si gira, la cerca con lo sguardo, sfugge, lei gli sfiora una mano, avanza, gli fa strada. Nella casa di Joana s’accende una luce e i muri li nascondono come un sipario. Sorseggio la birra. Quasi non ne sento il sapore. «Sai Odisseu, con certe persone la vita si è confusa all’ultimo istante». «In che senso?». «Ha sbagliato una virgola, ha messo il punto dove non doveva esserci. Ha dimenticato un occhio, un orecchio, un po’ di cervello, una mano. Si è confusa, si è fermata un millimetro prima. Mancanze lievi, rispetto a tutti gli impegni che ha la vita». «Già». «Sai cosa sogno? ». «No». «Una tassa. Tutta la squadra dell’umanità si tassa per far fronte alle confusioni della vita. Non è una faccenda di soldimadi civiltà. Perché poteva toccare a chiunque, è una lotteria, solo che non dobbiamo condividere una vincita ma una perdita. La vincita chi l’ha avuta se la gode, è giusto, mentre la perdita dobbiamo portarla sulle spalle un po’ tutti ». «È un sogno». «Ma è un sogno irrealizzabile? ». «Non so» dice poi. «Non accadrà mai?» insisto. «E possiamo dirlo noi?». «Noi da soli… no». «Appunto».

Vediamo dei movimenti sulla veranda: Andrea e Angelica si siedono per qualche minuto, abbracciati. Rientrano. Dopo poco Andrea esce di corsa e viene verso di noi. Vorrei gridargli che non deve succedere qualcosa per forza, solo quello che vuole lui. Vorrei dirgli che è forte, lo penso davvero, vorrei dargli fiducia. Mormoro, appena, che gli voglio bene. Andrea passa davanti al muretto senza vederci, arriva qualche metro più in là, si gira, alza un braccio, sfiora la luna, ritorna. Angelica è rimasta sulla veranda, a osservare. Cristo Andre, che nottata ti aspetta… e che nottata ho davanti io. L’emozione che provo non so descriverla, altro che la mia prima volta! Una luce s’accende e poi si spegne. Più nulla. Allora, in un istante, dimentico tutto quello che ho studiato e un poco imparato sull’autismo (...) speri che il mondo corra, che la ricerca corra, che tutti gli scienziati delmondosi mettano di buona lena e immagini che, un bel giorno, la vita ti suoni al campanello e ti consegni una qualche soluzione. Ma qui, adesso, basta un po’ di silenzio, un po’ di illusione, perché il cuore trovi un battito di tregua. Appoggiamo la schiena contro il muretto, beviamo birra e cachaça senza ritegno. C’è un vento spettacolare. Buonanotte Andre. Stai viaggiando.

Fulvio Ervas
09 aprile 2012

FONTE