martedì 23 giugno 2009

"Signori biglietti, prego."

È al suo primo viaggio della speranza, from Milano Stazione Centrale to CalaAfrica e ritorno. Impressionante la sensazione di déjà-vu. Ci guardiamo attonite. Tengo stretta la mano di Hulko nella mia temendo di vederlo inghiottire dal buco nero del teletrasporto. Il treno è lo stesso di vent'anni fa quando in vacanza andavamo a trovare i nonni. Forse a guardare bene fra i sedili c'è ancora qualche carta cadutaci allora giocando a rubamazzo. TAV, Eurostar, Pendolino e non so che altro e poi, per attraversare l'Italia e raggiungere la punta bagnata dai due mari, a fare servizio c'è ancora lo stesso paffuto e per niente aerodinamico, arrugginito e scapigliato vagone. In tutto questo tempo quanti sorrisi, quante lacrime, quante corse lungo i binari, quanti fischi del capotreno avrà visto e sentito e quanti panini avrà accettato venissero consumati sui propri sedili? Così ricco di storie, così denso di ricordi, così folcloristico non può risultarci indecoroso ma merita un po' di riposo. In una grande rimessa dove dall'ultimo binario in fondo può scambiare due chiacchiere, un consiglio o una battuta con i treni più giovani e forti che rientrano da qualche viaggio per recuperare le forze e poterne intraprendere presto un altro lontano e ambizioso. Anche le sagome e i visi delle persone sembrano gli stessi. LaZia si stupisce nel vedere la caparbietà con cui qualcuno si trascina ancora un ingombrante e poco maneggevole cartone che avrebbe molto più facilmente potuto spedire con un corriere, facendolo viaggiare sicuro e potendo così viaggiare libero. Forse fatichiamo ad accettare il progresso perché ci ricorda che il tempo che stiamo attraversando scorre veloce e non si lascia trattenere.
Hulko ha la manina fredda e leggermente umida, in questi casi dà il meglio di sé, l'ansia onnipresente della mamma e il terrore di non arrivare per tempo agli imbarchi del padre. Così procede trainandomi lungo il binario 11 (per un attimo ma solo per un attimo penso che sarebbe bello fosse il 'nove e tre quarti' di Harry Potter) girandosi continuamente per accertarsi che anche i nonni stiano facendosi strada fra la folla. Raggiungiamo il vagone letto, è il penultimo e così lo sguardo corre lungo la rotaia vuota che porterà il treno fuori dalla stazione, lungo campi, coste, periferie insomma lungo lo stivale verso il sole, il mare, terra di un dialetto troppo spesso dimenticato o abbandonato in virtù di uno acquisito forzatamente, unica prerogativa apparente alla giusta integrazione in terra straniera e per molto versi inospitale, e terra di una cipolla rinomata anche oltre frontiera. Sono malinconica forse per la violenza dei ricordi, qualcuno rivissuto qualcuno anche solo percepito, forse per l'aver salutato Hulko-CuorediMamma oltre il finestrino o forse per il bacio regalatoci dai nonni prima che si facessero inghiottire dal dignitoso treno senza tempo che ha visto crescere, anzi più propriamente che ha fatto crescere, questa nostra Italia.

5 commenti:

  1. Il viaggio delle vacanze in treno verso il sud è qualcosa di mitico: come il pellegrinaggio a santiago de compostela, la mille miglia, la transumanza delle greggi... :-D

    E quegli scompartimenti a 6 cuccette di una volta (ma esistono ancora?) erano il simbolo di un'epoca in cui la parola "privacy" non aveva ancora il permesso di soggiorno in Italia...

    Hulko farà una gran bella esperienza, credo :-)

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  2. ...ho rievocato,grazie al tuo post,la malinconia di ricordi lontani.Quando -giovin gigante- era consueto veder partire "l'amor ch'a nullo amato amar perdona" su quelle rotaie tese verso l'infinito.Lentamente,inesorabilmente ed affidando le ultime parole ad un cenno delle labbra attraverso il finestrino...
    Grazie MammYX!

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  3. è la magia del treno. è l'emozione senza tempo. davvero. ti investe con una forza schiacciante.

    Ornitorinco caro non so se esistano ancora le 6 cuccette ma mi diverte solo l'idea.

    Giant le cose dette con lo sguardo e appena accennate dalle labbra sono le più sentite, non credo di poter aggiungere nulla all'emozione del tuo ricordo.

    grazie per essere stati con noi su quel binario per qualche secondo.

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  4. Anche a me il treno evoca ricordi lontani, (non necessariamente legati alle vacanze), di un' Italia più povera e popolare.
    Ancora oggi, andare in stazione mi riporta indietro nel tempo, mentre l'aeroporto mi proietta sempre in una realtà più moderna, orientata verso il progresso e il futuro.
    Domattina anch'io farò un (breve) viaggio in treno, e mentre mi dirigerò verso il binari, penserò a Hulko e alla sua manina fredda e umida.

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  5. non avevo ancora provato ad associare le sensazioni così diverse fra il fruire di un aeroporto e di una stazione ferroviaria. anche se in realtà ormai è diventato altrettanto variopinto e caotico anche l'aeroporto, soprattutto in determinati periodi dell'anno.

    spero Claudia tu stia facendo un buon viaggio accompagnata dal rumore del passaggio del treno sulla rotaia e dalle immagini che scorrono fuori... a presto.

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