mercoledì 29 febbraio 2012

lunedì 20 febbraio 2012

domenica 19 febbraio 2012

prove di running.



Non saprei ricordare dove il tutto abbia avuto inizio, risale certo a mesi fa e i provvedimenti erano già nell'aria ma quando ieri ha giocato la prima partita di ritorno la situazione è precipitata. Mi ero ripromessa di non lasciarmi coinvolgere troppo così sono stata seduta compita e silenziosa davanti le sue gesta in campo. All'uscita però due parole gliele ho dette seppur col cuore sanguinante ma certa che anche questo faccia di me un genitore attento, capace non saprei ma attento sì.
- Hulko se vuoi continuare a giocare a basket devi essere il migliore in qualcosa. O salti o corri o fai i canestri, altrimenti la squadra farà a meno di te.
- Ma..ma mamma.
Il tono lamentoso, distrutto dal tradimento materno.
- I bambini della tua età sono dei grilli, tu sembri piuttosto un ippopotamo.
- ...aranta.
- Cos'hai detto?
- Gli ippopotami fanno anche 40 km/h.

Stamattina dopo un interminabile giro di messaggi e telefonate per accordarsi su quale fosse l'abbigliamento adatto per fare running in questa stagione che fosse anche conforme agli ultimi dettami della moda, escludendo il k-way fucsia che non si intonava con l'umore di nessuno, ci siamo incontrati con LaZia.
La formazione è andata presto delineandosi e così è rimasta per 3/4 del tempo. Io in testa, LaZia seconda e in chiusura Hulko. Non si pensi però che l'ordine equivalesse al grado atletico quanto piuttosto al grado di concentrazione. La sottoscritta fissa alla meta, LaZia concentrata nell'atto di concentrarsi affinché non perdesse la concentrazione, frutto di tanti anni di esercizio, ultimo Hulko che un po' per l'età, un po' per la naturale inclinazione alla scoperta e un po' per pigrizia aveva sempre qualcosa che lo distraeva e distoglieva dal percorso principale, non ultima una nutria morta rimasta intrappolata nel ghiaccio.
Intravedo un certo margine di miglioramento tanto nel programma quanto nei risultati.

martedì 14 febbraio 2012

14 febbraio, sul finire.


(letta e rubata su friendfeed)

mercoledì 1 febbraio 2012

Epitaffio

Qui giace come virgola antiquata
l'autrice di qualche poesia.
La terra l'ha degnata
dell'eterno riposo, sebbene la defunta
dai gruppi letterari stesse ben distante.

E anche sulla tomba di meglio non c'è niente di queste poche rime, d'un gufo e la bardana.

Estrai dalla borsa il tuo personal, passante, e sulla sorte di Szymborka medita un istante.

Wistawa Szymborka

Opera buffa (Wisława Szymborska, Appello allo Yeti - 1957)

Passerà il nostro amore,
e poi cento e altri cent’anni,
poi saremo ricongiunti:

commedianti lui e lei,
e del pubblico gli amati,
finiremo sulla scena.

Una farsa con ariette,
qualche ballo, molte risa,
un buon quadro di costume,
molti applausi.

Sarai buffo certamente
sulla scena, un geloso
incravattato.

La mia testa in subbuglio,
il mio cuore e l’orgoglio,
sciocco cuore che è spezzato
e l’orgoglio calpestato.

E così c’incontreremo,
lasceremo, risa in sala,
sette passi, sette leghe
tra di noi c’inventeremo.

E quasi non bastassero
i dolori della vita
- ci uccideremo con le parole.

Poi faremo un bell’inchino
che alla farsa porrà fine.
Tutti a letto se ne andranno
divertiti da morire.

Loro – liete vite avranno,
e l’amore domeranno,
una tigre stesa ai piedi.

Noi – per sempre un po’ così,
con berretti di sonagli,
barbari dai loro trilli
incantati.

(“Opera buffa” / Appello allo Yeti (1957) – Wisława Szymborska)

Un amore felice (Wislawa Szymborska, Vista con granello di sabbia)

Un amore felice. E' normale?
e' serio? e' utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare cosi' - in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo -
perche' proprio su questi, e non su altri?
Cio' offende la giustizia? Si.
Cio' offende i principi accumulati con cura?
Butta giu' la morale dal piedistallo? Si', infrange e butta giu'.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po',
si fingessero depressi, confortando cosi' gli amici!
Sentite come ridono - e' un insulto.
In che lingua parlano - comprensibile all'apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s'inventano - sembra un complotto contro l'umanita'!

E' difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare piu' nel cerchio?

Un amore felice. Ma e' necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.

Con tale fede gli sara' piu' lieve vivere e morire.

Amore a prima vista (Wislawa Szymborska, La fine e l'inizio, Scheiwiller)

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E' bella una tale certezza
ma l'incertezza è più bella.

Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?
uno "scusi" nella ressa?
un "ha sbagliato numero" nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso stava giocando con loro.

Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
si scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.

Forse tre anni fa
o lo scorso martedì
una fogliolina volò via
da una spalla a un'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell'infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

Nulla due volte (Wislawa Szymborska, 1957)

Nulla due volte accade
nè accadrà. Per tal ragione
nasciamo senza esperienza,
moriamo senza assuefazione.

Anche gli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.

Non c'è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
nè due baci somiglianti,
nè due sguardi tali e quali.

Ieri, quando il tuo nome
qualcuno ha pronunciato,
mi è parso che una rosa
sbocciasse sul selciato.

Oggi, che stiamo insieme,
ho rivolto gli occhi altrove.
Una rosa? Ma cos'è?
Forse pietra, o forse fiore?

Perchè tu ora malvagia,
dai paura e incertezza?
Ci sei - perciò devi passare.
Passerai - e in ciò sta la bellezza.

Cercheremo un'armonia,
sorridenti, fra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d'acqua.