mercoledì 1 luglio 2009

Una favola deve necessariamente avere una morale?

C'era una volta un amico, una serata un po' pigra, neanche troppo buia e forse per nulla tempestosa, e una fiaba. Una fiaba? Un racconto? Una storiella? (dobbiamo ancora trovare un punto d'accordo) che ci ha tenuto compagnia accarezzando la fantasia e il pensiero. La sua storia inizia così: il silenzio non esiste...

Il silenzio non esiste. L'ho scoperto una volta andando sul monte Dolada, in un alberghetto piccolo ma con una cucina da grande ristorante e le stanze di tutti i colori, scegli il colore che preferisci, c'erano tutti. Io ho scelto il rosso.
Il proprietario dell'alberghetto, sprofondato in una frazione piccolissima, è un saggio amico sessantenne del posto, che ama fare passeggiate nei boschi e cercare bonsai naturali e che mi ha insegnato a riconoscere tutto - proprio tutto, anche se io l'ho già dimenticato, quel tutto. Un giorno, davanti al suo albergo isolato, ho detto: "Che bel silenzio!"
Lui mi ha guardato e mi ha detto: "Quale silenzio?"
"Questo!"
Allora lui mi ha detto: "Concentrati, Andrea, vedrai che non è silenzio!"
E ancora:"Ascolta bene."
Io l'ho fatto. "È silenzio!"
E lui: "Vieni con me."
Ci siamo incamminati verso l'alto, lasciandoci alle spalle le ultime case della frazione. Uscito dalla frazione, convinto del silenzio precedente, l'amico mi ha fermato: "Ascolta... non ti sembra che, rispetto a prima, sia ancora più silenzioso..." Effettivamente, concentrandomi, mi sono subito reso conto che non solo c'era maggior silenzio ma anche che a questo punto il silenzio che prima credevo tale in realtà era effimero. Nel frattempo ci siamo incamminati verso l'alto col proposito di trovare bonsai naturali.

"Hai sentito il vero silenzio?"
"Sì." Comunque, usciti dal villaggio e diretti in alto, tra una pianta medicinale, un fungo matto e un bonsai naturale, a un certo punto, dopo una mezzoretta di cammino, il caro amico ha insistito: "E ora, secondo te, c'è silenzio?" Io, riprendendomi dal fiatone (ero e rimango una mezzacalzetta cittadina), ascoltando con cura a metà strada tra il villaggio e la cima del monte ho capito che il silenzio di prima era, a confronto di quello che stavo ascoltando, davvero chiassoso.

Prima nella veranda tranquilla esposta alla vallata incantevole, poi appena oltre gli ultimi cascinali, poi a metà del cammino verso la cima della montagna, il silenzio, apparentemente tale, allontanandoci dall'urbanizzazione si rivelava sempre più fatuo.

Camminando, andando sempre più in alto, ho cominciato a fare caso alla differenza tra un silenzio e un altro, anche se la cosa può sembrare paradossale. L'epilogo è vicino anche se la risposta no...
Sempre più in alto ho cercato il vero silenzio dopo ogni curva, dietro ogni grande masso, in mezzo agli alberi imponenti od osservando i minuscoli bonsai... In qualche occasione ho creduto di aver trovato quello vero ma, un po' da solo, un po' insieme al mio amico, mi sono reso conto che il silenzio precedente era sempre poca cosa rispetto all'ultimo trovato.

Arrivato in cima, alle mie spalle una scena meravigliosa, una valle infinita, un lago all'orizzonte, alberi maestosi, cielo turchese, piccoli bonsai che mi sorridevano, il muschio nei punti giusti, i fiori spontanei dove meglio non si può, il mio amico al fianco, il silenzio più assoluto intorno. Seduti, in silenzio ad ascoltare il vero silenzio e a guardare lo spettacolo che solo la natura può mandare in onda.

Sicuro del silenzio raggiunto una volta vinta la cima, ho detto al mio amico: "E io che pensavo davanti al tua albergo che ci fosse silenzio! Eccolo qua, il vero silenzio! Tutti gli altri silenzi in realtà non lo erano!"

"Sei così certo" mi ha risposto "che questo sia il vero silenzio?" Era seduto accanto a me, a un metro dalla cima, con chilometri di valle maestosa e silenziosa davanti a noi.
"Certo," ho replicato godendo del silenzio finalmente raggiunto. Allora lui, sorridendo e prendendomi la mano: "Ascolta bene, Andrea, ascolta bene questo silenzio, e adesso vieni con me un metro più su!"

Un metro più su, in cima, davanti a me c'era una valle ancora più grande e maestosa, con tutti i colori dell'arcobaleno e i profumi dell'universo... Oltrepassata la sommità il mio amico mi ha detto: "Ascolta bene quello che tu ritenevi il silenzio assoluto, ascolta bene e adesso, passa il limite, scendi di un metro dall'altra parte e dimmi se c'è differenza."

Fatto il metro, forse due, mi sono accorto che quello che ritenevo il silenzio assoluto raggiunto in tre ore di cammino tra monti incantevoli non solo non era assoluto ma addirittura, a confronto del nuovo silenzio scoperto, era assolutamente assordante.
"Andrea, abbiamo camminato per ore inseguendo il vero silenzio e dopo ore e chilometri, una volta raggiunto che cosa scopriamo ? Che basta un solo metro per smentire chilometri di cammino e tutto quello che pensavamo fosse l'assoluto si rivela assolutamente effimero!"

La Morale la scrivi tu la prossima volta.

Ma Andrea, una favola deve necessariamente avere una morale?
Dobbiamo ancora trovare un punto d'accordo anche su questo.
;-)

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