mercoledì 30 dicembre 2009
duemilanove.
obama al potere. la nuova alchimia
nell'anno mondiale dell'astronomia
la pace del nobel. cautela e speranza
(la sguaina a natale, la belligeranza)
la crisi raccoglie. si salvan le banche
fallisce l'islanda. le borse son stanche
al nulla o al terrore, val bene una guerra
intanto in italia si infuria la terra
promesse strillate, menzogne al candeggio
l'eclissi più lunga. e brucia viareggio
giullari di corte, ministri veline
la costituzione ridotta all’inane
cinguetta l’iran nella sua ribellione
il soffio dei media piegati a persone
son già 40 anni da quando la luna -
la stessa distanza da piazza fontana
world digital library. missione keplero
respiri scagliati al di là dell'oscuro
a titolo alcuno, con vis partigiana
abbiamo chiamato per nome eluana
cop15, il giusto fallito in partenza
si firma in darfur la cessata mattanza
lasciamo al pensiero di un vuoto lontano
updike, lévy strauss, merini e pivano
le schegge dei mesi scolorano a pile
forgiate alla storia da vecchie trafile
versando all’inchiesta sulla verità
lo scotto annuale. dell’ingenuità.
martedì 29 dicembre 2009
22 dicembre 2009. Io comunque questa non la dimenticherò mai! Ovvero Fiocco di neve e la neve.
Neve. Neve. Neve. Quattro ore per percorrere pochi chilometri e tornare verso casa. Sono oramai le otto e mezza di sera e sono stanca ma attorno a me c'è silenzio e solo neve. Invitante neve. Appena caduta dal cielo. M'illumino e decido che sarebbe degna conclusione di questa stramba giornata giocare a palle di neve. "Almeno mi diverto un po'" penso, "E poi tutta questa neve fresca e candida, chissà quando mi ricapita". Il flusso dei pensieri continua, "voglio giocare a palle di neve ho un nipote di sette anni e mezzo... giocare a palle di neve piace a tutti i bambini". Abbandono (in un simil parcheggio) la macchina in mezzo alla strada, sotto casa di MammYX e salgo velocemente le scale tutta emozionata, già ci immagino... tutti bianchi, bagnati, accaldati e sorridenti... Suono alla porta e mi apre Hulko. Lo sommergo di parole.
- "...traffico...macchina... tutto bianco.. tantissima neve.. dai scendiamo a giocare. Andiamo a giocare a palle di neve?"
- "Ma zia io ti stavo per offrire qualcosa di caldo!" ?!??? esci dal corpo di mio nipote, allontano il pensiero e dico... con ancora una fievole speranza
- "Cosa?"
- "Ma zia io ti stavo per offrire una tisana calda..."
Serve precisare che ho bevuto un'ottima tisana calda al finocchio e liquirizia prima di risalire in auto per tornare a casa?!?
E poi... in fondo... tanto magari il prossimo anno nevica di nuovo! :-S
Fiocco di neve è il soprannome che avevo assegnato al mio dolce e pallido nipotino quando un po' raffreddato un Natale di tre o quattro anni fa è arrivato con un maglioncino a dolcevita color panna... Per me sarà sempre questo. Un piccolo e sicuramente unico fiocco di neve.
La foto è stata gentilmente ;-) rubata a Rosella (http://www.facebook.com/photo.php?pid=4739933&id=531801415)
lunedì 28 dicembre 2009
la quercia e il cipresso
Riempitevi l'un l'altro le coppe, ma non bevete da un'unica coppa.
Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo,
Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.
Donatevi il cuore, ma l'uno non sia di rifugio all'altro,
Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.
E siate uniti, ma non troppo vicini;
Le colonne del tempio si ergono distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro.
Tratto da "Il Profeta" k. Gibran
Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo,
Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.
Donatevi il cuore, ma l'uno non sia di rifugio all'altro,
Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.
E siate uniti, ma non troppo vicini;
Le colonne del tempio si ergono distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro.
Tratto da "Il Profeta" k. Gibran
sabato 26 dicembre 2009
Pane(ttone), Amore e Fantasia.
Stanotte ha dormito con me glielo avevo promesso. Ogni tanto mi giravo a guardarlo, a pettinarlo e gli ho anche dato un paio di baci leggeri. La sua pelle ha un profumo buonissimo ed è morbida. Al risveglio abbiamo fatto colazione, scambiando qualche parola, non molte mi è parso un po' giù di corda. Credo che abbia sofferto nel veder allontanarsi il suo babbo qualche giorno fa, partito con il resto della famiglia per la Spagna. So che deve convivere con questa situazione e che non posso né evitargliela né alterargliela, peggiorerei le cose. Ero assorta in questo fluire di emozioni, con un biscotto sotto i denti quando mi ha domandato,
- Mamma tu preferivi quando ero più piccolo?
- E perché mai avrei dovuto? Certo eri più maneggevole.
- Cosa vuol dire?
- Che riuscivo a tenerti in braccio, se lo faccio adesso penzolano braccia e gambe da ogni parte.
Mi sorride, chissà da dove era partito quel pensiero.
- Mamma tu preferivi quando ero più piccolo?
- E perché mai avrei dovuto? Certo eri più maneggevole.
- Cosa vuol dire?
- Che riuscivo a tenerti in braccio, se lo faccio adesso penzolano braccia e gambe da ogni parte.
Mi sorride, chissà da dove era partito quel pensiero.
venerdì 25 dicembre 2009
X-mas o X-file?
Prendi un tacchino da 3 o 4 chili, mollica di pane
un chilo di cipolle, salvia secca, pancetta, sale pepe, olio. Fai bollire le cipolle e mescolale con la salvia ed il pane. Riempi il tacchino con il tutto e cucilo così rimane chiuso. Mettilo in un tegame con la pancetta messa sul petto, aggiungi l'olio, sale e pepe e metti il tutto nel forno preriscaldato a 220 gradi. Cuoci per 2 ore ossia 20 minuti per chilo più 20 minuti al totale. La salsa di mele si fa con le mele ed un poco di scorza di limone.
Buon appetito e Buon Natale a tutti.ciao NonnaOlè
Oh, oh, oh!
L'attesa gli mette agitazione. A distanza di un paio d'ore una dall'altra mi domanda a rotazione quando aprirà i regali, quanto tempo manca e cosa succede se Babbo Natale non trova i giochi che ha chiesto come l'anno scorso (ma questa è un'altra storia). Siamo stati lontani per qualche ora nel pomeriggio, ha preparato il dolce delle feste insieme agli zii e quando li ho raggiunti per cena l'ho ritrovato con indosso il cappello di Babbo Natale.
A tavola mi ha detto che è dispiaciuto di non avere un camino.
E infine a letto, in pigiama a e con il cappello rosso con pon pon, ha voluto che mi sdraiassi al suo fianco e mentre si attorcigliava i miei capelli attorno al dito come ha sempre fatto fin da piccolo mi ha promesso che domani mi porterà in pasticceria visto che sono golosa. Sono di una semplicità disarmante, si fanno bastare quel che sanno, non chiedono di conoscere i particolari che potrebbero pregiudicare il lieto fine. Mi stavo quasi addormentando quando con un filo di voce mi ha domandato,
- Mamma l'ornitorinco è l'unico mammifero che depone le uova, vero?
Com'è tutto più facile quando si è bambini. Non ci si fanno domande o se ce le si fa non sempre sono quelle giuste.
A tavola mi ha detto che è dispiaciuto di non avere un camino.
E infine a letto, in pigiama a e con il cappello rosso con pon pon, ha voluto che mi sdraiassi al suo fianco e mentre si attorcigliava i miei capelli attorno al dito come ha sempre fatto fin da piccolo mi ha promesso che domani mi porterà in pasticceria visto che sono golosa. Sono di una semplicità disarmante, si fanno bastare quel che sanno, non chiedono di conoscere i particolari che potrebbero pregiudicare il lieto fine. Mi stavo quasi addormentando quando con un filo di voce mi ha domandato,
- Mamma l'ornitorinco è l'unico mammifero che depone le uova, vero?
Com'è tutto più facile quando si è bambini. Non ci si fanno domande o se ce le si fa non sempre sono quelle giuste.
giovedì 24 dicembre 2009
Bella la neve eh...ma non nel terzo mondo. Buon Natale ;)
I miei presentimenti più negativi sulla mia partenza natalizia non avrebbero mai potuto spingersi a tanto. Quello che ho vissuto e le scene che ho visto ieri a Malpensa nessuno poteva immaginarle. Non credo mi peroccuperò mai più di finire all'inferno...ci sono già stata.
23 dicembre
Sveglia alle 4.30, taxi e Malpensa Express. Con le mie valigine metto piede in aeroporto ed inizio a capire che in questa giornata niente andrà per il verso giusto. Bolgia, cappuccini e gente accampata sulle sedie in aeroporto. Mi reco senza perdere la calma al check-in Lufhtansa per imbarcare i bagagli perchè io, furbetta, ho fatto il chek-in on line pensando che, avendo scelto anche il posto (F4), nessuno avrebbe mai potuto portarmi via il mio sogno di trascorerre il Natale a casa.
Fila kilometrica ma io ancora non perdo nè la calma nè le speranze. Attendo attendo...ad un certo punto un grido...la voce della speranza. "VOLO PER NAPOLI...QUI!" Fuggi fuggi con le valigie per cambiare banco, slalom tra bambini panini e armadi valigie e riesco ad arrivare al banco e udite udite..imbarco le valigie! E' fatta! Inizia la mia corsa verso l'imbarco, avviso tutti che sto partendo, supero i controlli...ma che strano...non c'è nessuno! Non c'è fila ai controlli! Va tutto troppo bene. E Infatti TAC! VOLO CANCELLATO! Nooooo ma quelli hanno preso in ostaggio le mie valigie! Non Solo! Mi imbatto in un'orda di napoletani inferociti (alcuni erano in attesa di partire da due giorni!) che iniziano ad aizzare gli animi di tutti con parole irripetibili prendendosela davvero con il primo che capitava (sono riusciti ad aggredire anche le signore delle pulizie!). Vista la compagnia, decido di proseguire da sola la mia avventura. Faccio il giro dell'aeroporto per cercare di recuperare le mie valigie e circa 1 ora dopo ho scoperto che non erano mai partite dal banco del check-in. Bene. Almeno sono di nuovo in mio possesso. In questa disavventura della ricerca della valigia perduta mi sembra di scorgere qualche sguardo di persone normali come me che non urlavano, non sbraitavano e soprattuto non affermavano candidamente, come qualcuno invece ha potuto fare, "Io in albergo non ci torno perchè mi hanno dato da mangiare per due sere le stesse cose, chiedete a mia moglie!" o ancora come un'altra dolce e simpatica passeggera napoletana che non posso evitare di citare "Non esiste proprio! E' sparita la mia valigia! Senza offendere i signori presenti la mia valigia costa 3.000 €!" Ma andiamo avanti che la giornata è lunga. Dopo aver ritrovato le valigie, scopro dell'esistenza di 3 pulmann sostitutivi che la Lufthansa stava mettendo a disposizione per portare tutti a Napoli Capodichino. Che culo (ho pensato!) Il pullaman della speranza noooo! Chiamo una mia amica in partenza dalla stazione di Milano pensando, "Io sono intelligente, cerco soluzioni alternative...mi vado a prendere un treno!" ma le mi smonta subito dicendomi "Mari inutile, non venire. C'è stata un'interruzione di corrente lungo una tratta della ferrovia e i treni a Milano non arrivano". Bene...ho pensato "Sono una persona intelligente...mangio il panettone a Milano!
Ma sapete come si dice? Finchè c'è vita c'è speranza. E in quel momento ero ancora viva nonostante per un attimo avessi creduto seriamente di essere all'inferno. In quel momento una ragazza, una di quei pochi sguardi normali che avevo incontrato mi fa "Che ne dici se noleggiamo una macchina e scendiamo io e te in auto!" WOW! Che donna decisa! CERTO! Io rivedo la luce. E poi propongo di conseguenza ad un mio prescelto (un altro di quello dallo sguardo normale) nell'orecchio (temevo che mi sentissero quelli anormali e sbraitanti) "Noi noleggiamo la macchina, sei dei nostri?" Vedo la luce nei suoi occhi. A sua volta chiama un altro suo prescelto. Vediamo la luce nei suoi occhi. Ragazzi la macchina è fatta, SI PARTE!
Partenza ale 10.30 da Malpensa arrivo a Capodichino all'1.30 di notte.
Beh 15 ore di viaggio per 800 km che saranno mai! Se la compagnia dei prescelti non fosse stata la migliore del mondo penso che avremmo optato tutti per buttarci giù da un ponte con la macchina. Suicidio di massa evitato. Grazie nuovi amici e compagni di sventura.
Adesso finalmente lo posso dire. Buon Natale a tutti noi e buon panettone con i nostri cari.
Perchè la neve è bella si...ma nei paesi civili.
mercoledì 23 dicembre 2009
martedì 22 dicembre 2009
L'ipotesi di mangiare il panettone a Milano non è neanche contemplata
Adesso va bene tutto...ma trascorrere la Vigilia di Natale a Milano...NO! NO e poi NO!
Che nessuno mi fraintenda. Milano è Milano. E' ormai la mia città adottiva, mi piace, ci sto bene, ho tanti affetti e tantissimi compagni di merenda :S.
Ma la Vigilia a casa mia...la Vigilia a Wellwind è tutta un'altra storia.
La cena da Zia Anna con tutto il parentame. Il tavolo con i segnaposto (ogni anno diversi!Incredibile come sia possibile). E il pesce che non mangio. E il Pandoro, il panettone con crema della Pasticceria Oasi. E lo Streghino. E i torroni. E Tu scendi dalle Stelle. E sempre le solite foto. E lo scambio dei doni. E poi tutti a messa (loro!) E noi da PeppeLimone.
E invece no. La neve ha deciso di rovinarmi i piani. Di distruggere una tradizione trentennale....il Natale a casa. Lei (la neve) non lo sa che sta per rovinarmi la vita??!
Non oso neanche immaginare la giornata che mi aspetta domani a Malpensa dopo due giorni di clausura ( non ho avuto il coraggio di mettere il naso fuori casa) e...domani la guerra! Bambini urlanti e vecchietti trepidanti...passeggini, trolley e armadi portatili con ogni ben di Dio. File immense, ore ed ore di attesa con la consapevolezza che il cenone si sta allontanando da me. Non credo avrò mai la forza di affrontare tutto ciò ma poi mi fermo un attimo a riflettere e penso che una delle mie migliori amiche milanesi mi ha regalato 8 pacchi di patatine per Natale... E allora ecco che mi torna il sorriso e quasi quasi un pò di spirito natalizio.
Anzi..tanto!
Talmente tanto da spingermi ad augurare a tutti voi e a tutti noi delle splendide Feste ;)
Siate sereni che i problemi sono altri ;)
(Anche perchè sono ottimista...il mio volo di domani alle 7.40 partirà... e sarà anche puntuale!)
P.s. Evviva le patatineeeeeeeeee (anche a Natale!)
Scuola di Drammaturgia.
Venti centimetri di neve in poche ore e Milano impazzisce. Lunghi biscioni di luci delle auto al posto delle tangenziali, pedoni smarriti ed infreddoliti in ogni isola poco innevata, bambini liberati dall'obbligo scolastico, autobus e mezzi di soccorso inghiottiti dal traffico e macchine anonime abbandonate ai bordi delle strade. Ieri per rincasare ci sono volute 2 ore, 2 ore per coprire 7 km, così questa mattina mi sono dichiarata in ferie ancor prima di aprire gli occhi. E' stata una giornata insolita. Ho spalato la neve per disseppellire la mia auto, ho imprestato la pala alla mia vicina, ho perso il necessaire per il pupazzo di neve, 1 carota due gambi di sedano con foglie e due fette di limone, non voglio credere che mi siano stati sottratti temo più facilmente di averli dimenticati da qualche parte e di averci 'appoggiato' sopra accidentalmente un paio di vagonate di neve. Hulko ha fatto il pupazzo di neve con lozioexpiccolodifamiglia o meglio Hulko ha tenuto compagnia a suo zio mentre faceva il pupazzo di neve (con altro corredo ortofrutticolo).
Nel pomeriggio abbiamo passeggiato per quasi 2 ore in mezzo alla neve, sembrava di essere in villeggiatura in qualche paesino montano, non fosse che la vetta più alta misurava 50/70cm. Lo strato più superficiale si era ormai ghiacciato diventando estremamente insidioso in molti punti.
- Vedi Hulko anche se le strade sono state pulite, dove è restata un po' di neve si è ghiacciata e si scivola.
- Sì, mamma.
- Ci si può fare male seriamente, addirittura se picchi la testa puoi avere una commozione cerebrale.
E lui,
- Cerebralissima.
E intanto sentendosi molto stambecco saltellava impavido. Ha resistito per oltre 4km ma a 200mt da casa un attraversamento gli è stato fatale, i glutei hanno ben ammortizzato. Si mormora che anche quelli de LaZia abbiamo avuto da lavorare questa mattina.
Nel pomeriggio abbiamo passeggiato per quasi 2 ore in mezzo alla neve, sembrava di essere in villeggiatura in qualche paesino montano, non fosse che la vetta più alta misurava 50/70cm. Lo strato più superficiale si era ormai ghiacciato diventando estremamente insidioso in molti punti.
- Vedi Hulko anche se le strade sono state pulite, dove è restata un po' di neve si è ghiacciata e si scivola.
- Sì, mamma.
- Ci si può fare male seriamente, addirittura se picchi la testa puoi avere una commozione cerebrale.
E lui,
- Cerebralissima.
E intanto sentendosi molto stambecco saltellava impavido. Ha resistito per oltre 4km ma a 200mt da casa un attraversamento gli è stato fatale, i glutei hanno ben ammortizzato. Si mormora che anche quelli de LaZia abbiamo avuto da lavorare questa mattina.
domenica 20 dicembre 2009
Dopata di lietofine.
Essendo io di cuore tenero e facilmente emozionabile posso intrattenermi per ore con la programmazione televisiva per ragazzi senza risentirne. E' nata così la mia ultima passione. Una sera di inizio autunno io e Hulko ci siamo attardati nello spegnere la TV dopo i cartoni animati su Boing e così hanno cominciato a scorrere le immagini di 'Flor', un telefilm per teen ager. Io il teenagerismo ahimè l'ho superato da tempo ma a niente è valsa la presa di coscienza della raggiunta maturità fisico-intellettiva, della scarsa utilità per lo sviluppo cognitivo di Hulko, sono comunque rimasta affascinata da questa Famiglia Bradford degli anni '10 (si dirà così per i decenni del nuovo millennio? rivisitazione dei 'corsi e ricorsi storici' del Vico) e ogni sera costringo il poveretto a sorbirsi 40 minuti di 'nulla cosmico'. Ieri sera finalmente l'amore è prevalso e la protagonista un attimo prima dei titoli di coda e a non so più a quante puntate dall'inizio è riuscita a far capitolare il suo principe azzurro che riscopertosi innamorato folle di lei l'ha baciata, e ancora, e poi ancora:
- Mamma adesso però potrebbero anche smettere.
Puah uomini, (seppur di piccola taglia).
- Mamma adesso però potrebbero anche smettere.
Puah uomini, (seppur di piccola taglia).
sabato 19 dicembre 2009
sms che colpiscono al cuore. anche con meno di 140 caratteri!
venerdì 18 dicembre 2009
grazie.
spesso la mattina, sulla strada verso il lavoro, incontro una signora che chiede l'elemosina, quando mi vede anche a diverse auto di distanza il suo viso si illlumina in un sorriso meraviglioso e affettuosamente agita la sua esile mano rugosa in un saluto caloroso.
non so perchè... ma le sono grata il suo gesto mi da gioia.
non so perchè... ma le sono grata il suo gesto mi da gioia.
Una babysitter da favola (Need a babysitter today?)
Le favole del Fiocco Gigante | 9
Una volta, a Busto Arsizio, la gente era preoccupata perché i bambini rompevano tutto. Non parliamo delle suole delle scarpe, dei pantaloni e delle cartelle scolastiche: rompevano i vetri giocando alla palla, rompevano i piatti a tavola e i bicchieri al bar, e non rompevano i muri solo perché non avevano martelli a disposizione.
I genitori non sapevano più cosa fare e cosa dire e si rivolsero al sindaco.
- Mettiamo una multa? - propose il sindaco.
- Grazie tante, - esclamarono i genitori,
- e poi la paghiamo con i cocci.
Per fortuna da quelle parti ci sono molti ragionieri. Ce n'è uno ogni tre persone e tutti ragionano benissimo. Meglio di tutti ragionava il ragionier Gamberoni, un vecchio signore che aveva molti nipoti e quindi in fatto di cocci aveva una vasta esperienza. Egli prese carta e matita e fece il conto dei danni che i bambini di Busto Arsizio cagionavano fracassando tanta bella e buona roba a quel modo.
Risultò una somma spaventevole: millanta tamanta quattordici e trentatre.
- Con la metà di questa somma, - dimostrò il ragionier Gamberoni, - possiamo costruire un palazzo da rompere e obbligare i bambini a farlo a pezzi: se non guariscono con questo sistema non guariscono più.
La proposta fu accettata, il palazzo fu costruito in quattro e quattro otto e due dieci. Era alto sette piani, aveva novantanove stanze, ogni stanza era piena di mobili e ogni mobile zeppo di stoviglie e soprammobili, senza contare gli specchi e i rubinetti. Il giorno dell'inaugurazione a tutti i bambini venne consegnato un martello e a un segnale del sindaco le porte del palazzo da rompere furono spalancate.
Peccato che la televisione non sia arrivata in tempo per trasmettere lo spettacolo. Chi l'ha visto con i suoi occhi e sentito con le sue orecchie assicura che pareva - mai non sia! -lo scoppio della terza guerra mondiale. I bambini passavano di stanza in stanza come l'esercito di Attila e fracassavano a martellate quanto incontravano sul loro cammino. I colpi si udivano in tutta la Lombardia e in mezza Svizzera. Bambini alti come la coda di un gatto si erano attaccati ad armadi grossi come incrociatori e li demolirono scrupolosamente fino a lasciare una montagna di trucioli. Infanti dell' asilo, belli e graziosi nei loro grembiulini rosa e celesti, pestavano diligentemente i servizi da caffè riducendoli in polvere finissima, con la quale si incipriavano il viso. Alla fine del primo giorno non era rimasto un bicchiere sano. Alla fine del secondo giorno scarseggiavano le sedie. Il terzo giorno i bambini affrontarono i muri, cominciando dall'ultimo piano, ma quando furono arrivati al quarto, stanchi morti e coperti di polvere come i soldati di Napoleone nel deserto, piantarono baracca e burattini, tornarono a casa barcollando e andarono a letto senza cena. Ormai si erano davvero sfogati e non provavano più gusto a rompere nulla, di colpo erano diventati delicati e leggeri come farfalle e avreste potuto farli giocare al calcio su un campo di bicchieri di cristallo che non ne avrebbero scheggiato uno solo.
Il ragionier Gamberoni fece i conti e dimostrò che la città di Busto Arsizio aveva realizzato un risparmio di due stramilioni e sette centimetri.
Quello che restava in piedi del palazzo da rompere, il Comune lasciò liberi i cittadini di farne quel che volevano. Allora si videro certi signori con cartella di cuoio e occhiali a lenti bifocali - magistrati, notai, consiglieri delegati - armarsi di martello e correre a demolire una parete o a smantellare una scala, picchiando tanto di gusto che ad ogni colpo si sentivano ringiovanire.
- Piuttosto che litigare con la moglie, dicevano allegramente, - piuttosto di spaccare i portacenere e i piatti del servizio buono, regalo della zia Marina ...
E giù martellate.
Al ragionier Gamberoni, in segno di gratitudine, la città di Busto Arsizio decretò una medaglia con un buco d'argento.
Il palazzo da rompere. (Gianni Rodari, Favole al telefono)
Una volta, a Busto Arsizio, la gente era preoccupata perché i bambini rompevano tutto. Non parliamo delle suole delle scarpe, dei pantaloni e delle cartelle scolastiche: rompevano i vetri giocando alla palla, rompevano i piatti a tavola e i bicchieri al bar, e non rompevano i muri solo perché non avevano martelli a disposizione.
I genitori non sapevano più cosa fare e cosa dire e si rivolsero al sindaco.
- Mettiamo una multa? - propose il sindaco.
- Grazie tante, - esclamarono i genitori,
- e poi la paghiamo con i cocci.
Per fortuna da quelle parti ci sono molti ragionieri. Ce n'è uno ogni tre persone e tutti ragionano benissimo. Meglio di tutti ragionava il ragionier Gamberoni, un vecchio signore che aveva molti nipoti e quindi in fatto di cocci aveva una vasta esperienza. Egli prese carta e matita e fece il conto dei danni che i bambini di Busto Arsizio cagionavano fracassando tanta bella e buona roba a quel modo.
Risultò una somma spaventevole: millanta tamanta quattordici e trentatre.
- Con la metà di questa somma, - dimostrò il ragionier Gamberoni, - possiamo costruire un palazzo da rompere e obbligare i bambini a farlo a pezzi: se non guariscono con questo sistema non guariscono più.
La proposta fu accettata, il palazzo fu costruito in quattro e quattro otto e due dieci. Era alto sette piani, aveva novantanove stanze, ogni stanza era piena di mobili e ogni mobile zeppo di stoviglie e soprammobili, senza contare gli specchi e i rubinetti. Il giorno dell'inaugurazione a tutti i bambini venne consegnato un martello e a un segnale del sindaco le porte del palazzo da rompere furono spalancate.
Peccato che la televisione non sia arrivata in tempo per trasmettere lo spettacolo. Chi l'ha visto con i suoi occhi e sentito con le sue orecchie assicura che pareva - mai non sia! -lo scoppio della terza guerra mondiale. I bambini passavano di stanza in stanza come l'esercito di Attila e fracassavano a martellate quanto incontravano sul loro cammino. I colpi si udivano in tutta la Lombardia e in mezza Svizzera. Bambini alti come la coda di un gatto si erano attaccati ad armadi grossi come incrociatori e li demolirono scrupolosamente fino a lasciare una montagna di trucioli. Infanti dell' asilo, belli e graziosi nei loro grembiulini rosa e celesti, pestavano diligentemente i servizi da caffè riducendoli in polvere finissima, con la quale si incipriavano il viso. Alla fine del primo giorno non era rimasto un bicchiere sano. Alla fine del secondo giorno scarseggiavano le sedie. Il terzo giorno i bambini affrontarono i muri, cominciando dall'ultimo piano, ma quando furono arrivati al quarto, stanchi morti e coperti di polvere come i soldati di Napoleone nel deserto, piantarono baracca e burattini, tornarono a casa barcollando e andarono a letto senza cena. Ormai si erano davvero sfogati e non provavano più gusto a rompere nulla, di colpo erano diventati delicati e leggeri come farfalle e avreste potuto farli giocare al calcio su un campo di bicchieri di cristallo che non ne avrebbero scheggiato uno solo.
Il ragionier Gamberoni fece i conti e dimostrò che la città di Busto Arsizio aveva realizzato un risparmio di due stramilioni e sette centimetri.
Quello che restava in piedi del palazzo da rompere, il Comune lasciò liberi i cittadini di farne quel che volevano. Allora si videro certi signori con cartella di cuoio e occhiali a lenti bifocali - magistrati, notai, consiglieri delegati - armarsi di martello e correre a demolire una parete o a smantellare una scala, picchiando tanto di gusto che ad ogni colpo si sentivano ringiovanire.
- Piuttosto che litigare con la moglie, dicevano allegramente, - piuttosto di spaccare i portacenere e i piatti del servizio buono, regalo della zia Marina ...
E giù martellate.
Al ragionier Gamberoni, in segno di gratitudine, la città di Busto Arsizio decretò una medaglia con un buco d'argento.
Il palazzo da rompere. (Gianni Rodari, Favole al telefono)
giovedì 17 dicembre 2009
lunedì 14 dicembre 2009
domenica 13 dicembre 2009
Criptico.
estratto dal diario di Hulko:
Sul l. C. l. pag 58 e 59
I. a m. la p.
2 schede
portare 2 ri
Mercoledì 16 rossa maglia e ginz
traduzione:
Sul libro Coccinelle leggere pagg 58 e 59
Imparare a memoria la poesia
Completare 2 schede
Portare 2 ricariche per le penne
Mercoledì 16 indossare una maglietta rossa e i jeans
La sua pigrizia è già preoccupante almeno quanto la mia pronuncia evidentemente troppo dura della parola jeans
5 stelle lusso
Ozio nel letto, sono stata svegliata dai suoi piedini che si sono diretti in bagno per poi rientrare in camera sotto le coperte a leggere un fumetto. Dopo un po' evidentemente la lettura è terminata e la fame si è fatta sentire così me lo sono ritrovato a cavalcioni che chiedeva che mi alzassi.
- Arrivo, arrivo comincia ad andare a preparare.
Chiudo gli occhi ancora un attimo, davvero solo un attimo e li riapro di soprassalto quando mi sento raggiungere da qualcosa. Guardo l'oggetto contundente e guardo Hulko con aria interrogativa ma col sorriso che mi increspa già il labbro.
Lui mi infila in bocca uno dei biscotti che ha tolto dal pacco prima di lanciarmelo addosso e dice - Oggi colazione a letto, mamma!
- Arrivo, arrivo comincia ad andare a preparare.
Chiudo gli occhi ancora un attimo, davvero solo un attimo e li riapro di soprassalto quando mi sento raggiungere da qualcosa. Guardo l'oggetto contundente e guardo Hulko con aria interrogativa ma col sorriso che mi increspa già il labbro.
Lui mi infila in bocca uno dei biscotti che ha tolto dal pacco prima di lanciarmelo addosso e dice - Oggi colazione a letto, mamma!
sabato 12 dicembre 2009
Buone abitudini.
- Mamma oggi a scuola è venuto un signore che ci ha insegnato che, per crescere forti, tutti i giorni dobbiamo mangiare della frutta e della verdura.
- Giusto.
- Infatti io mangio sempre tutto, solo l'insalata non mi piace, vero?
- Sì.
- E poi io a volte mangio anche la torta di mele.
- Non credo, onestamente, che la 'Tartatin di mele' rientri nei consigli del nutrizionista, salvo che non sia estremamente goloso e transigente.
- Giusto.
- Infatti io mangio sempre tutto, solo l'insalata non mi piace, vero?
- Sì.
- E poi io a volte mangio anche la torta di mele.
- Non credo, onestamente, che la 'Tartatin di mele' rientri nei consigli del nutrizionista, salvo che non sia estremamente goloso e transigente.
mercoledì 9 dicembre 2009
Licenza dell'età evolutiva/ parte seconda.
- Papà ha spedito il tacchino a Grandma.
- In Spagna!?? Tuo padre ha spedito un tacchino oltre frontiera?
Ride gonfiando ancora più le guance già piene.
- Non fisicamente mamma!
Sento che la coda mi si è aperta a ruota, caspita che proprietà di linguaggio.
Continua divertito a spiegare,
- ...ma va, come faceva a spedirlo tutto cuociuto.
Ah ecco il mio ragazzo.
- In Spagna!?? Tuo padre ha spedito un tacchino oltre frontiera?
Ride gonfiando ancora più le guance già piene.
- Non fisicamente mamma!
Sento che la coda mi si è aperta a ruota, caspita che proprietà di linguaggio.
Continua divertito a spiegare,
- ...ma va, come faceva a spedirlo tutto cuociuto.
Ah ecco il mio ragazzo.
martedì 8 dicembre 2009
sabato 5 dicembre 2009
Cronaca di vita vera.
L'appuntamento è per le 9.30am, così ieri sera visto che accusavo un sonno impietoso sono andata a letto rimandando tutti ma dico tutti i preparativi a questa mattina e dopo aver puntato la sveglia alle 8.00am mi sono abbandonata senza alcuna riserva a morfeo. Al risveglio ho comunque fatto fatica ad allontanarmi da lui e alle 8.12am esitavo ancora sotto il piumino. Orbene stirare, stoccare i vestiti in valigia, recuperare spazzolino, pettine, medicinali, fumetti, Nintendo, biscotti per il viaggio, colazione e doccia hanno esaurito la quasi totalità del margine a nostra disposizione. A dirla tutta erano già le 9.38, così dopo avere registrato mentalmente il ritardo di qualcuno ho speso i restanti 12 minuti per prepararmi e alle 9.50am ho inveito al cellulare con MisterX, il babbo di Hulko a cui mi ero precedente raccomandata che non facesse tardi. Riassunto della telefonata un leggero fastidio alla bocca dello stomaco e successivamente il dispiacere di dovere giustificare ad Hulko l'atteggiamento poco amichevole.
- Mi spiace passerotto ma non è rispettoso da parte sua, ha sbagliato perché non ci ha avvertito che avrebbe fatto tardi e non ci ha dato la possibilità di organizzarci in altro modo e adesso è troppo tardi per accompagnarti a casa sua. Vieni con me, verranno a prenderti lì.
Son in partenza per una mini vacanza all'estero e Hulko è dei loro, è sul divano vestito e profumato di tutto punto ma non sembra convinto di quel che sto dicendo..
- Quando tu sbagli c'è chi te lo dice e cerca di fare in modo che tu non lo ripeta. Anche NonnaRagno l'altra sera ha sgridato me. Ti ricordi?
Ci stiamo mettendo la giacca e l'azione ci permette di dare tempo ai nostri pensieri.
Alle 10.40 MisterX attraversa la piazza cercando il salone che gli avevo indicato, Hulko raccoglie la sua borsa, mette via il Topolino, mi dà un bacino lieve e lo chiama andandogli incontro visto che aveva sbagliato strada. Non volevo quasi uscire a salutarlo, una ridda di pensieri mi ha attraversato fulminea la mente, sapere che per Hulko incontrare il padre comporta sempre una trasferta, sapere tutti loro in partenza per andare a visitare una città che aveva visitato anche con me in passato e con la ex moglie prima di me, sapere che mi presentavo a lui vulnerabile nella mantellina trasparente che proteggeva i miei abiti dalla tinta che di lì a mezzora avrebbe coperto l'avanzare dell'età ma non il mio animo.
- Mi spiace passerotto ma non è rispettoso da parte sua, ha sbagliato perché non ci ha avvertito che avrebbe fatto tardi e non ci ha dato la possibilità di organizzarci in altro modo e adesso è troppo tardi per accompagnarti a casa sua. Vieni con me, verranno a prenderti lì.
Son in partenza per una mini vacanza all'estero e Hulko è dei loro, è sul divano vestito e profumato di tutto punto ma non sembra convinto di quel che sto dicendo..
- Quando tu sbagli c'è chi te lo dice e cerca di fare in modo che tu non lo ripeta. Anche NonnaRagno l'altra sera ha sgridato me. Ti ricordi?
Ci stiamo mettendo la giacca e l'azione ci permette di dare tempo ai nostri pensieri.
Alle 10.40 MisterX attraversa la piazza cercando il salone che gli avevo indicato, Hulko raccoglie la sua borsa, mette via il Topolino, mi dà un bacino lieve e lo chiama andandogli incontro visto che aveva sbagliato strada. Non volevo quasi uscire a salutarlo, una ridda di pensieri mi ha attraversato fulminea la mente, sapere che per Hulko incontrare il padre comporta sempre una trasferta, sapere tutti loro in partenza per andare a visitare una città che aveva visitato anche con me in passato e con la ex moglie prima di me, sapere che mi presentavo a lui vulnerabile nella mantellina trasparente che proteggeva i miei abiti dalla tinta che di lì a mezzora avrebbe coperto l'avanzare dell'età ma non il mio animo.
giovedì 3 dicembre 2009
Attitudini.
Hulko questa mattina si è orgogliosamente trascinato il carrellino porta zaino lungo la strada per la scuola. Lo ha appena ricevuto in dono dal suo babbo che, anche se glielo aveva promesso quest'estate, essendo evidentemente poco ferrato sul calendario del bravo studente, (come biasimarlo non sarà poi da molto che in Italia l'anno scolastico inizia a settembre e finisce a giugno?), glielo ha procurato il 02 di dicembre a processo di scoliosi già in corso.
Quando questa sera ci siamo ritrovati mi ha raccontato che il carrellino si era già rotto e che era stato un incidente ma che non avrei dovuto preoccuparmi perché comunque lo aveva aggiustato aiutato dall'amico fedele:
- ...e poi mamma davvero ho fatto solo una piccola cambiazione.
Quando questa sera ci siamo ritrovati mi ha raccontato che il carrellino si era già rotto e che era stato un incidente ma che non avrei dovuto preoccuparmi perché comunque lo aveva aggiustato aiutato dall'amico fedele:
- ...e poi mamma davvero ho fatto solo una piccola cambiazione.
martedì 1 dicembre 2009
questo post è per il mio papà!
"... 'u dialettu esti com'o pani
chi facenu 'na vota, pani veru,
'i sulu ranu, senza corpi strani,
'u dialettu esti simprici e sinceru".(*)
(Salvatore Filocamo)
(*) e per chi come me non capisse una parola di calabrese ;-)
"Il dialetto è come il pane
che facevano una volta, pane vero,
di solo grano, senza corpi estranei,
il dialetto è semplice e sincero".
Ah! non è una ruffianata anche perchè tanto papà non ci legge ;-)
...diciamo che papà ha un rapporto conflittuale con tutto quello che è seguito alla macchina da scrivere.
Da qualcuno avrò pur preso!
ringrazio per le foto della terra tanto cara al mio papà
°°*ROSA*°°
lunedì 30 novembre 2009
Avven(ta)to.
Un tempo indecente e un umore a tema. Ieri pomeriggio Milano, grigia e estremamente piovosa, non invogliava a grandi imprese così tutto quello che siamo riusciti a fare è stato raccoglierci in un gruppo di 4, infilarci in macchina e dirigerci verso il centro per un cambio-taglia-pantaloni-di-Hulko, (questa volta ho davvero esagerato nell'applicare la strategia a salvaguardia dell'economia familiare).
In macchina si tenta di conversare ma ognuno presta solo in parte attenzione agli altri. Il buio dell'abitacolo, la luce dei lampioni riflessa nelle pozzanghere e la consapevolezza che anche a non rispondere la chiacchierata continua il suo corso, ci portano lontano. Capto a malapena NonnaRagno che, rigida, con la borsetta fra le mani e sulle ginocchia (ecco da chi ho preso) indirizza al prodigo nipote - "Hulko la nonna ieri ti ha preso il calendario...i nonni sai, uhm ieri i nonni ti hanno preso il calendario." Le scappa sempre in prima battuta una punta di protagonismo di cui si pente nei secondi immediatamente successivi.
E lui - Ma nonna...
Lei continua il suo non-dialogo - E' già appeso in cucina.
Hulko finalmente trova la soluzione - Ah ho capito il calendario con i cioccolatini.
In macchina si tenta di conversare ma ognuno presta solo in parte attenzione agli altri. Il buio dell'abitacolo, la luce dei lampioni riflessa nelle pozzanghere e la consapevolezza che anche a non rispondere la chiacchierata continua il suo corso, ci portano lontano. Capto a malapena NonnaRagno che, rigida, con la borsetta fra le mani e sulle ginocchia (ecco da chi ho preso) indirizza al prodigo nipote - "Hulko la nonna ieri ti ha preso il calendario...i nonni sai, uhm ieri i nonni ti hanno preso il calendario." Le scappa sempre in prima battuta una punta di protagonismo di cui si pente nei secondi immediatamente successivi.
E lui - Ma nonna...
Lei continua il suo non-dialogo - E' già appeso in cucina.
Hulko finalmente trova la soluzione - Ah ho capito il calendario con i cioccolatini.
venerdì 27 novembre 2009
Astro nascente di NHV.
Nel caos ci ha appena raggiunti anche il piccolo Alessandro, ben arrivato! :-)
L'illustrazione (acrilici su cartone vegetale) è di LICE!
http://lindelebile.blogspot.com/
L'illustrazione (acrilici su cartone vegetale) è di LICE!
http://lindelebile.blogspot.com/
giovedì 26 novembre 2009
I sogni son desideri.
Sento trascinare una sedia, lo raggiungo divertita in cucina, l'ha accostata al mobile per arrivare al pensile dove riponiamo le pastiglie della fase-1 della terapia contro l'asma. E' tutto indaffarato con il blister fra le mani, a me cade l'occhio sul lavabo traboccante di piatti, pentole e bicchieri, allora mi volto e lo guardo ma devo alzare gli occhi perché da lì sopra mi sovrasta nettamente,
- Dai Hulko fai una magia. Io chiudo gli occhi e tu fai una magia e fai sparire tutto in lavastoviglie.
Così facendo li copro con le mani e lo sento ridere,
- Aspetta, aspetta non aprirli, "Abra-Cadabra fai che la mia mamma non sia più matta".
- Dai Hulko fai una magia. Io chiudo gli occhi e tu fai una magia e fai sparire tutto in lavastoviglie.
Così facendo li copro con le mani e lo sento ridere,
- Aspetta, aspetta non aprirli, "Abra-Cadabra fai che la mia mamma non sia più matta".
mercoledì 25 novembre 2009
martedì 24 novembre 2009
il pezzo che non avrei voluto dover mai scrivere.
Stiamo rientrando da una qualche commissione e siamo in macchina. Io osservo la strada e le sue dinamiche, ovvero tento di condurre a casa l'autovettura senza far danni a cose, persone e Demanio dello Stato. Lui rovista con le mani paffute nel cassetto del cruscotto alla ricerca di idee e spunti di riflessione. A poche curve da casa superiamo un motel,
- Cos'è un motel, mamma?
- Quando i camionisti che fanno lunghi viaggi per consegnare merci sono stanchi e vogliono riposarsi oppure quando si va in vacanza in posti lontani e ci vogliono molti giorni per raggiungerli, in un hotel si può affittare la camera per un giorno intero, in motel, invece, anche solo per poche ore.
- Come fa mia zia.
Io potrei profondere innumerevoli e concitate parole per tranquillizzarvi sul motivo per il quale Hulko associasse LaZia al motel, per evitare che possiate rimanere anche solo col dubbio...ma è talmente bello avere gli angoli delle labbra piegati lievi verso l'alto che non lo farò.
- Cos'è un motel, mamma?
- Quando i camionisti che fanno lunghi viaggi per consegnare merci sono stanchi e vogliono riposarsi oppure quando si va in vacanza in posti lontani e ci vogliono molti giorni per raggiungerli, in un hotel si può affittare la camera per un giorno intero, in motel, invece, anche solo per poche ore.
- Come fa mia zia.
Io potrei profondere innumerevoli e concitate parole per tranquillizzarvi sul motivo per il quale Hulko associasse LaZia al motel, per evitare che possiate rimanere anche solo col dubbio...ma è talmente bello avere gli angoli delle labbra piegati lievi verso l'alto che non lo farò.
domenica 22 novembre 2009
olimpiadi invernali: il cecio e gli sciatori della pubblicità.
ma scusa, zia, si accerta guardando il cancelletto
se tagliano il traguardo, gli mettono un cerotto?
se tagliano il traguardo, gli mettono un cerotto?
tag
considerazioni,
curiosità,
lingua,
poesia.
#pizzatwitmilano 21-11-2009
dove la fantasia sconfina nella realtà
incontri
quelli che come te cercano un sorriso
quelli che volevi conoscere di persona ma che adesso rallenti timida il passo
quelli che il sorriso te lo regalano senza chiedere nulla
quelli che si nascondono dietro una reflex
quelli che si illuminano davanti una reflex
quelli che chiacchierano di tutto
quelli che ascoltano, che non è da tutti
quelli che osservano
quelli che mangiano di gusto
quelli che preferiscono bere
quelli che trovi affascinanti
quelli che hanno una mimica facciale che niente può un avatar in confronto
quelli che non volevano venire ma che poi già pensano alla prossima
quelli che "non avrei mai detto" ma che adesso dirai
quelli che hai guardato in fondo al tavolo tutta sera e solo una volta tornata a casa, battendo la mano sulla fronte, hai finalmente riconosciuto
quelli che 'non tutto il geek viene per nuocere'
quelli che sono nati eleganti
quelli che sono nati divertenti
quelli che sono nati gentili
quelli che sono nati sinceri
quelli che fanno domande improbabili
quelli che "domani lo aggiungo"
quelli che "però gli altri ci sono mancati".
incontri
quelli che come te cercano un sorriso
quelli che volevi conoscere di persona ma che adesso rallenti timida il passo
quelli che il sorriso te lo regalano senza chiedere nulla
quelli che si nascondono dietro una reflex
quelli che si illuminano davanti una reflex
quelli che chiacchierano di tutto
quelli che ascoltano, che non è da tutti
quelli che osservano
quelli che mangiano di gusto
quelli che preferiscono bere
quelli che trovi affascinanti
quelli che hanno una mimica facciale che niente può un avatar in confronto
quelli che non volevano venire ma che poi già pensano alla prossima
quelli che "non avrei mai detto" ma che adesso dirai
quelli che hai guardato in fondo al tavolo tutta sera e solo una volta tornata a casa, battendo la mano sulla fronte, hai finalmente riconosciuto
quelli che 'non tutto il geek viene per nuocere'
quelli che sono nati eleganti
quelli che sono nati divertenti
quelli che sono nati gentili
quelli che sono nati sinceri
quelli che fanno domande improbabili
quelli che "domani lo aggiungo"
quelli che "però gli altri ci sono mancati".
sabato 21 novembre 2009
né Treccani né Wikipedia.
Ci stiamo lasciando trasportare dal tapis roulant in discesa, di un centro commerciale, e così come il corpo, anche la mente scivola leggera
- Perché lo Spazio si chiama 'spazio'?
Esito troppo a lungo cercando di articolare una risposta che evidentemente non conosco.
- Forse perché c'è tanto spazio, mamma, vero?
Stordita dalla mia non-conoscenza raggiungo la macchina pensando 'beh ma c'è spazio e Spazio'.
- Perché lo Spazio si chiama 'spazio'?
Esito troppo a lungo cercando di articolare una risposta che evidentemente non conosco.
- Forse perché c'è tanto spazio, mamma, vero?
Stordita dalla mia non-conoscenza raggiungo la macchina pensando 'beh ma c'è spazio e Spazio'.
venerdì 20 novembre 2009
#pizzatwit @ Firenze, @ Roma e domani anche @ Milano
logo pizzatwit Firenze, Roma by
http://twitter.com/linux29
logo pizzatwit Milano by
http://twitter.com/_Gel_
per iscrizioni dell'ultima ora...
https://twitter.com/pinkmartina/pizzatwitmilano-21-11
giovedì 19 novembre 2009
mercoledì 18 novembre 2009
Considero valore...
Considero valore, Erri De Luca
Erri De Luca (Napoli, 20 maggio 1950) scrittore italiano.
martedì 17 novembre 2009
Una babysitter da favola (Need a babysitter today?)
Le favole del Fiocco Gigante | 8
Giovannino Perdigiorno era un grande viaggiatore. Viaggia e viaggia, una volta capitò in un paese dove gli spigoli delle case erano rotondi, e i tetti non finivano a punta ma con una gobba dolcissima. Lungo la strada correva una siepe di rose e a Giovannino venne li per li l'idea di infilarsene una all' occhiello. Mentre coglieva la rosa faceva molta attenzione a non pungersi con le spine, ma si accorse subito che le spine non pungevano mica, non avevano punta e parevano di gomma, e facevano il solletico alla mano.
- Guarda, guarda, - disse Giovannino ad alta voce.
Di dietro la siepe si affacciò una guardia municipale, sorridendo.
- Non lo sapeva che è vietato cogliere le rose?
- Mi dispiace, non ci ho pensato.
- Allora pagherà soltanto mezza multa, - disse la guardia, che con quel sorriso avrebbe potuto benissimo essere l' omino di burro che portava Pinocchio al Paese dei Balocchi. Giovannino osservò che la guardia scriveva la multa con una matita senza punta, e gli scappò di dire:
- Scusi, mi fa vedere la sua sciabola?
- Volentieri, - disse la guardia. E naturalmente nemmeno la sciabola aveva la punta.
- Ma che paese è questo? - domandò Giovannino. - Il Paese senza punta, - rispose la guardia, con tanta gentilezza che le sue parole si dovrebbero scrivere tutte con la lettera maiuscola.
- E per i chiodi come fate?
- Li abbiamo aboliti da un pezzo, facciamo tutto con la colla. E adesso, per favore, mi dia due schiaffi ..
Giovannino spalancò la bocca come se dovesse inghiottire una torta intera.
- Per carità, non voglio mica finire in prigione per oltraggio a pubblico ufficiale. I due schiaffi, semmai, dovrei riceverli, non darli.
- Ma qui usa cosi, - spiegò gentilmente la guardia, - per una multa intera quattro schiaffi, per mezza multa due soli.
- Alla guardia?
- Alla guardia.
- Ma è ingiusto, è terribile.
- Certo che è ingiusto, certo che è terribile, - disse la guardia. - La cosa è tanto odiosa che la gente, per non essere costretta a schiaffeggiare dei poveretti senza colpa, si guarda bene dal fare niente contro la legge. Su, mi dia quei due schiaffi, e un' altra volta stia più attento.
- Ma io non le voglio dare nemmeno un buffetto sulla guancia: le farò una carezza, invece.
- Quand' è cosi, - concluse la guardia, - dovrò riaccompagnarla alla frontiera.
E Giovannino, umiliatissimo, fu costretto ad abbandonare il Paese senza punta. Ma ancor oggi sogna di poterci tornare, per viverci nel più gentile dei modi, in una bella casetta col tetto senza punta.
Il Paese senza punta. (Gianni Rodari, Favole al telefono)
Giovannino Perdigiorno era un grande viaggiatore. Viaggia e viaggia, una volta capitò in un paese dove gli spigoli delle case erano rotondi, e i tetti non finivano a punta ma con una gobba dolcissima. Lungo la strada correva una siepe di rose e a Giovannino venne li per li l'idea di infilarsene una all' occhiello. Mentre coglieva la rosa faceva molta attenzione a non pungersi con le spine, ma si accorse subito che le spine non pungevano mica, non avevano punta e parevano di gomma, e facevano il solletico alla mano.
- Guarda, guarda, - disse Giovannino ad alta voce.
Di dietro la siepe si affacciò una guardia municipale, sorridendo.
- Non lo sapeva che è vietato cogliere le rose?
- Mi dispiace, non ci ho pensato.
- Allora pagherà soltanto mezza multa, - disse la guardia, che con quel sorriso avrebbe potuto benissimo essere l' omino di burro che portava Pinocchio al Paese dei Balocchi. Giovannino osservò che la guardia scriveva la multa con una matita senza punta, e gli scappò di dire:
- Scusi, mi fa vedere la sua sciabola?
- Volentieri, - disse la guardia. E naturalmente nemmeno la sciabola aveva la punta.
- Ma che paese è questo? - domandò Giovannino. - Il Paese senza punta, - rispose la guardia, con tanta gentilezza che le sue parole si dovrebbero scrivere tutte con la lettera maiuscola.
- E per i chiodi come fate?
- Li abbiamo aboliti da un pezzo, facciamo tutto con la colla. E adesso, per favore, mi dia due schiaffi ..
Giovannino spalancò la bocca come se dovesse inghiottire una torta intera.
- Per carità, non voglio mica finire in prigione per oltraggio a pubblico ufficiale. I due schiaffi, semmai, dovrei riceverli, non darli.
- Ma qui usa cosi, - spiegò gentilmente la guardia, - per una multa intera quattro schiaffi, per mezza multa due soli.
- Alla guardia?
- Alla guardia.
- Ma è ingiusto, è terribile.
- Certo che è ingiusto, certo che è terribile, - disse la guardia. - La cosa è tanto odiosa che la gente, per non essere costretta a schiaffeggiare dei poveretti senza colpa, si guarda bene dal fare niente contro la legge. Su, mi dia quei due schiaffi, e un' altra volta stia più attento.
- Ma io non le voglio dare nemmeno un buffetto sulla guancia: le farò una carezza, invece.
- Quand' è cosi, - concluse la guardia, - dovrò riaccompagnarla alla frontiera.
E Giovannino, umiliatissimo, fu costretto ad abbandonare il Paese senza punta. Ma ancor oggi sogna di poterci tornare, per viverci nel più gentile dei modi, in una bella casetta col tetto senza punta.
Il Paese senza punta. (Gianni Rodari, Favole al telefono)
lunedì 16 novembre 2009
Mamma di qualcuno
Cara MammYX,
e' da tanto che non partecipo alla vita del blog per diversi motivi che non voglio elencare, ma il tuo post mi ha ferita nel mio amor propio e quindi ho deciso di commentarlo.
Premesso che io "mamma di qualcuno" potrei scrivere un post del tutto analogo al tuo ma speculare, mi chiedo quando noi donne smetteremo di classificarci come "donne che lavorano" e "donne che non lavorano". Tu dici di subire una violenza psicologica da parte della societa' perche' pensi di venire considerata una madre inadeguata in quanto lavoratrice. Io ti posso dire di subire la stessa violenza da parte di chi (e ti assicuro che sono tanti) pensa che "...tanto lei non fa un c...o tutto il giorno". Perche' gli uomini non si fanno mai questi problemi? Loro poverini lavorano tutto il giorno, e se non lavorano tutto il giorno sono ancor piu' poverini soprattutto in questo periodo (mentre noi siamo casalinghe). Il problema e' anche la societa', in particolare qui da noi, perche' all'estero e' del tutto normale che una donna si occupi prima dei figli, e poi a quarant'anni rientri nel mondo del lavoro. Ma il vero problema siamo noi, con il nostro perenne e insanabile senso di inadeguatezza: se lavori non sei una buona madre, se non lavori hai vissuto una vita inutile. Vorrei inoltre ricordarti che ora ti giudica la societa', domani forse saranno i nostri stessi figli; per te "perche' tu non ci sei mai stata quando io avevo bisogno...", per me "cosa vuoi saperne tu che non hai mai fatto niente...". Scusa l'acredine che ho messo in questo scritto, ma oggi mi sento cosi'.
e' da tanto che non partecipo alla vita del blog per diversi motivi che non voglio elencare, ma il tuo post mi ha ferita nel mio amor propio e quindi ho deciso di commentarlo.
Premesso che io "mamma di qualcuno" potrei scrivere un post del tutto analogo al tuo ma speculare, mi chiedo quando noi donne smetteremo di classificarci come "donne che lavorano" e "donne che non lavorano". Tu dici di subire una violenza psicologica da parte della societa' perche' pensi di venire considerata una madre inadeguata in quanto lavoratrice. Io ti posso dire di subire la stessa violenza da parte di chi (e ti assicuro che sono tanti) pensa che "...tanto lei non fa un c...o tutto il giorno". Perche' gli uomini non si fanno mai questi problemi? Loro poverini lavorano tutto il giorno, e se non lavorano tutto il giorno sono ancor piu' poverini soprattutto in questo periodo (mentre noi siamo casalinghe). Il problema e' anche la societa', in particolare qui da noi, perche' all'estero e' del tutto normale che una donna si occupi prima dei figli, e poi a quarant'anni rientri nel mondo del lavoro. Ma il vero problema siamo noi, con il nostro perenne e insanabile senso di inadeguatezza: se lavori non sei una buona madre, se non lavori hai vissuto una vita inutile. Vorrei inoltre ricordarti che ora ti giudica la societa', domani forse saranno i nostri stessi figli; per te "perche' tu non ci sei mai stata quando io avevo bisogno...", per me "cosa vuoi saperne tu che non hai mai fatto niente...". Scusa l'acredine che ho messo in questo scritto, ma oggi mi sento cosi'.
E la Luna sorride. (I can Dream- SA)
“In un Regno lontanissimo viveva un Re ricco, curioso e molto capriccioso.
Un giorno disse che, a chi fosse riuscito a donargli la Luna, avrebbe dato la metà delle sue monete d’oro, ma gli abitanti del Regno pensarono subito ad un capriccio e non gli dettero ascolto.
Un povero Pescatore, invece, decise di affrontare questa prova e si mise subito in viaggio con la sua piccola barchetta, sognando un futuro fantastico!
Navigando… navigando… navigando…
una bellissima notte giunse al punto dove la Luna cade nel mare per riposare.
Con un tranello la chiamò e astutamente la rinchiuse in un grande sacco.
Le notti successive, tutti gli abitanti della terra si chiesero preoccupati se la Luna, stanca di brillare, fosse caduta per sempre nel mare.
Il Pescatore, riprese subito la strada di casa e raggiunse stanco, affaticato, ma contento, la Terra ferma.
La Luna, in un batter d’occhio, fece un balzo e scappò verso il cielo, tornando a brillare, splendente più che mai, e lasciando tutti a bocca aperta…
…ed è da allora che, a volte, la Luna sorride pensando al Re "capriccioso!”
domenica 15 novembre 2009
Mamma per sempre.
- Ciao a tutti… vi mando il Verbale dell’incontro del giorno 10/11/2009.
Ci vediamo fuori dalla scuola!!
Vittoria -
Ho ricevuto questa mail pochi giorni fa, simile ad altre che nel tempo mi hanno raggiunto all'indirizzo di posta elettronica, fedele recipiente aperto a tutte le ore che raccoglie per me segnalazioni, richieste e inviti a feste di compleanno, tutte mail che leggerò appena possibile ma non subito.
Non sarò fuori dalla scuola alle 16.30 quando escono i ragazzi, non ci sono quasi mai, sono in ufficio a quell'ora. Anche al mattino non riesco a fermarmi a scambiare più di un saluto con gli altri genitori, ho un impietoso lettore di presenze da accontentare entro le 9.00am. So di non essere l'unica madre a lavorare ma sicuramente appartengo alla percentuale più bassa di quelle che lavorano a tempo pieno. Io non voglio entrare nel merito delle scelte personali ma non posso credere che si accetti di studiare per 15-18 anni e lavorare, costruendosi una professionalità, per altri 5-10 anni unicamente come preludio ad una maternità che annullerà tutto per iniziare una nuova carriera, essere 'La mamma di qualcuno', seppur gratificante.
Mi occupo di gestione del credito e questo comporta che ad ogni fine mese io resti impigliata nei numeri e nella reportistica da inviare alla casa madre fino ad orari improbabili. Nel mio solito modo di affrontare la vita rido, di un sorriso amaro, consapevole del fatto che un lavoro come il mio non dovrebbe tenermi lontano dalla famiglia anche oltre la mezzanotte, non si salvano vite con la gestione del credito ma sicuramente si salvano gli stipendi evitando la dissidenza. Ad un padre non è richiesta la stessa partecipazione, la sua carriera professionale è tacita e assodata anche se comporta continue trasferte e lunghe assenze. Accanto ai figli a raccontare la fiaba della buonanotte c'è la sua compagna. Non i nonni, non la tata. Un giorno una donna molto intelligente, avvocato, madre di 2 ragazzi mi disse: "Una donna per quanta carriera possa aver fatto, per quanti traguardi gloriosi possa aver raggiunto, se madre, la sera alle sette si fermerà preoccupandosi che i suoi ragazzi l'indomani abbiano il latte per la colazione." Aveva colto nel segno.
Non è una questione né di ambizione né di rinunce, sento solo la pressione di non essere una buona madre perché la società si aspetterebbe qualcosa di diverso da me. E' forse, anche questa, una forma di violenza psicologica.
(In occasione della Giornata Contro La Violenza Sulle Donne, 25 novembre.)
Ci vediamo fuori dalla scuola!!
Vittoria -
Ho ricevuto questa mail pochi giorni fa, simile ad altre che nel tempo mi hanno raggiunto all'indirizzo di posta elettronica, fedele recipiente aperto a tutte le ore che raccoglie per me segnalazioni, richieste e inviti a feste di compleanno, tutte mail che leggerò appena possibile ma non subito.
Non sarò fuori dalla scuola alle 16.30 quando escono i ragazzi, non ci sono quasi mai, sono in ufficio a quell'ora. Anche al mattino non riesco a fermarmi a scambiare più di un saluto con gli altri genitori, ho un impietoso lettore di presenze da accontentare entro le 9.00am. So di non essere l'unica madre a lavorare ma sicuramente appartengo alla percentuale più bassa di quelle che lavorano a tempo pieno. Io non voglio entrare nel merito delle scelte personali ma non posso credere che si accetti di studiare per 15-18 anni e lavorare, costruendosi una professionalità, per altri 5-10 anni unicamente come preludio ad una maternità che annullerà tutto per iniziare una nuova carriera, essere 'La mamma di qualcuno', seppur gratificante.
Mi occupo di gestione del credito e questo comporta che ad ogni fine mese io resti impigliata nei numeri e nella reportistica da inviare alla casa madre fino ad orari improbabili. Nel mio solito modo di affrontare la vita rido, di un sorriso amaro, consapevole del fatto che un lavoro come il mio non dovrebbe tenermi lontano dalla famiglia anche oltre la mezzanotte, non si salvano vite con la gestione del credito ma sicuramente si salvano gli stipendi evitando la dissidenza. Ad un padre non è richiesta la stessa partecipazione, la sua carriera professionale è tacita e assodata anche se comporta continue trasferte e lunghe assenze. Accanto ai figli a raccontare la fiaba della buonanotte c'è la sua compagna. Non i nonni, non la tata. Un giorno una donna molto intelligente, avvocato, madre di 2 ragazzi mi disse: "Una donna per quanta carriera possa aver fatto, per quanti traguardi gloriosi possa aver raggiunto, se madre, la sera alle sette si fermerà preoccupandosi che i suoi ragazzi l'indomani abbiano il latte per la colazione." Aveva colto nel segno.
Non è una questione né di ambizione né di rinunce, sento solo la pressione di non essere una buona madre perché la società si aspetterebbe qualcosa di diverso da me. E' forse, anche questa, una forma di violenza psicologica.
(In occasione della Giornata Contro La Violenza Sulle Donne, 25 novembre.)
violenza e impegno: il cecio scopre l'ottimismo della volontà.
alla radio una voce dice austera l'abominio
centinaia di milioni le minori che ogni anno
son piegate a dare il corpo alla violenza del dominio
nel silenzio collettivo - o compiaciuto, a maggior danno
sfugge il senso, al cecio, è chiaro: ma solleva un sopracciglio
non sopporta che qualcuno faccia male alle bambine
le difendo io! si scalda (della mamma ha tutto il piglio)
non ci credi? aspetta solo che mi crescan le manine!
cecio, è molto complicato. ma è il momento di affrontare
col mio germe d'idealista i soprusi ed il dolore?
fa spallucce: non mi stanco - sarò forte come il mare.
se bastasse il suo principio a sradicare quest'orrore...
secondo l'Unicef ogni anno 150 milioni di bambine vengono sottoposte ad abusi sessuali, un milione viene avviato alla prostituzione e 100 milioni subiscono la mutilazione forzata dei genitali. facciamo qualcosa?
sabato 14 novembre 2009
...e anche LICE si è fatta un blog!
Tavola realizzata con china,
grafite e un solo pastello, su carta per acquerello
per Annual degli illustratori di Bologna, ovvero la famosa Bookfair
LICE
http://lindelebile.blogspot.com/
tag
amico immaginario,
fantasia,
ilustrazione,
LaZia,
Lice
venerdì 13 novembre 2009
Un po' di colore..
Ringrazio per la foto del Mercato dei fiori di Amsterdam (Maggio 2009) la gentile Amalianda
http://www.flickr.com/photos/amalianda77/
https://twitter.com/Amalianda
Giornata Mondiale della Gentilezza :-)
Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell’animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l’amore,
e fallo conoscere al mondo.
Prendi un sorriso, Mahatma Gandhi
Un sorriso, una parola, un gesto o anche un semplice comportamento compiuti con rispetto e gentilezza possono migliorare la vita. E no lo dico solo io ;-)
La gentilezza, da non confondere con le mere buone maniere o con lo sterile formalismo, è una virtù che nasce dal cuore, è la manifestazione di un'empatia verso gli altri,ed è semplice da praticare eppure sembra decisamente scomparsa dalla nostra società dove maleducazione, aggressività, prevaricazione sembrano le armi vincenti per emergere. Per ricordare a tutti che un atto gentile non costa quasi nulla e fa bene a chi lo riceve e a chi lo fa, è nata la Giornata Mondiale della gentilezza, Wordle Kidness day, che si festeggia il 13 novembre in ricordo della prima conferenza mondiale del Wordl Kidness Movement, che si svolse a Tokyo il 13 novembre 1998. In quell'occasione è stata redatta una vera e propria Dichiarazione della gentilezza che ha come obiettivo di costruire un mondo fondato sulla gentilezza, al di là delle differenze di razza, religione e cultura.Basta poco per compiere un atto gentile, come cedere il posto sull'autobus affollato ad una persona anziana, aiutare qualcuno ad attraversare la strada, dare indicazioni a un turista in difficoltà, far passare qualcuno davanti a noi nella fila alle casse del supermercato, dare una mano a una vicina a trasportare i sacchetti della spesa, offrirsi per fare qualche piccola commissione per un conoscente che è impossibilitato a uscire...gli esempi possono essere migliaia, in comune hanno la disponibilità ad aprirsi ai bisogni degli altri, senza fare grandi sacrifici o rinunce. Un tempo erano i genitori e gli educatori a inculcare questo sentimento ai ragazzi, oggi la gentilezza non è più di casa neppure in famiglia, dove ognuno fa quel che gli pare, a scuola, poi non ne parliamo, in tempi di bullismo la gentilezza sembra ormai morta e sepolta.Per questo in alcune scuole è stato proposto di tenere una sorta di Diario della Gentilezza, segnalando gesti particolarmente cortesi compiuti dsgli alunni. Coltiviamo anche noi la piantina della gentilezza, innaffiandola ogni giorno con un piccolo gesto e ne saremo ricompensati ricevendo cortesie a nostra volta, perchè la gentilezza è contagiosa e disarmante, ma anche solo ricevere un sorriso di ringraziamento ci illuminerà la giornata.
http://morgana-lucedinverno.blogspot.com/2009/11/13-novembre-giornata-mondiale-della.html
giovedì 12 novembre 2009
Crime Scene Investigation
Lo Scenario: il parcheggio nelle vicinanze di casa.
L'Indagata: MammYX, la spettinata col gloss.
La vittima: la proprietaria e occupante di un SUV che incurante del mondo circostante, con la retromarcia inserita, avrebbe voluto la pista sgombra per far decollare il potente mezzo.
L'investigatore: il caustico e inopinabile Hulko.
I fatti: dopo 12 ore fuori casa, con la macchina carica di 2 zaini, 2 borse della spesa e 1 bambino stanco e quindi poco tollerante, MammYX raggiungeva l'agognato parcheggio dietro di cui molti posti già occupati soprattutto fra quelli più riparati dal gelo che fanno sperare in uno strato più sottile di ghiaccio da eliminare al mattino. Ne ha adocchiato 1 ma deve far una paio di manovre per raggiungerlo così allargando la visuale si accorge della macchina che con luci della retro accesa si accingeva a lasciare il posto. MammYX ancora sufficientemente razionale offre spazio e tempo alla signora per completare la sua manovra ma il SUV resta fermo ma con le luci bianche minacciose in mostra.
MammYX attende ancora un po' poi sbotta, esegue una manovra un po' singhiozzante e scomposta imprecando contro l'altra autista,
- Ma perchè sei arrabbiata mamma?
- Ci ha messo 3 ore per decidersi quella signora.
- Ma se noi siamo appena arrivati mamma.
Ok ho arrotondato alla mezza giornata per eccesso, non si poteva?
L'Indagata: MammYX, la spettinata col gloss.
La vittima: la proprietaria e occupante di un SUV che incurante del mondo circostante, con la retromarcia inserita, avrebbe voluto la pista sgombra per far decollare il potente mezzo.
L'investigatore: il caustico e inopinabile Hulko.
I fatti: dopo 12 ore fuori casa, con la macchina carica di 2 zaini, 2 borse della spesa e 1 bambino stanco e quindi poco tollerante, MammYX raggiungeva l'agognato parcheggio dietro di cui molti posti già occupati soprattutto fra quelli più riparati dal gelo che fanno sperare in uno strato più sottile di ghiaccio da eliminare al mattino. Ne ha adocchiato 1 ma deve far una paio di manovre per raggiungerlo così allargando la visuale si accorge della macchina che con luci della retro accesa si accingeva a lasciare il posto. MammYX ancora sufficientemente razionale offre spazio e tempo alla signora per completare la sua manovra ma il SUV resta fermo ma con le luci bianche minacciose in mostra.
MammYX attende ancora un po' poi sbotta, esegue una manovra un po' singhiozzante e scomposta imprecando contro l'altra autista,
- Ma perchè sei arrabbiata mamma?
- Ci ha messo 3 ore per decidersi quella signora.
- Ma se noi siamo appena arrivati mamma.
Ok ho arrotondato alla mezza giornata per eccesso, non si poteva?
martedì 10 novembre 2009
Il dolore è tutto uguale?
Io non so in chi o cosa credere. Non sono capace di spingermi troppo avanti. L'ignoto mi spaventa e non mi pongo alcune domande per timore delle risposte. L'idea che ci sia una fine mi paralizza. Ci sono dei giorni in cui però sono costretta ad abbandonare questa finta quiete spirituale per chiedermi cosa ci sia dietro la vita. Reduce da una giornata di lavoro lunga 12 ore che mi ha fatto sì star bene ma che ha aggiunto nuovi segni sulla mia pelle e nella mia anima, questa sera ero leggermente infervorata nel raccontare gli scontri di vedute, di strategie, di incomprensioni in cui ero incappata. Ma poi la mia mamma mi dice che i signori che abitano di fronte a casa loro hanno perso il figlio e io dimentico il resto. Quest'estate, non più tardi di quest'estate, gli avevano riscontrato un'insufficienza cardiaca, pochi giorni fa l'hanno ricoverato in attesa di un trapianto. Ieri è mancato. Mi scende una lacrima, da mamma, da spettatrice inerme ed impotente, da vicina di casa. Penso che debba essere terribile. Penso che debba essere un dolore sordo, lacerante, non rimarginabile. Penso anche che era il loro unico figlio e penso ancora che lo avevano adottato. Penso che non sia giusto ma non so con chi prendermela.
lunedì 9 novembre 2009
berlino, vent'anni e molti pensieri fa.
la prima volta che ho visto il muro di berlino
il cupo del cemento dissimulava i torti
lo spazio vuoto intorno squarciava il cristallino
scandito dalle croci dei fuggitivi morti
la volta successiva il muro era interrotto
gli scorci, transitori. la terra, sconsolata.
la donna a check point charlie - la pioggia era a dirotto
sul limite piangeva. come disabitata.
poi il niente si è riempito di nuove architetture
il muro a pezzettini - un marco per turista
la cicatrice a terra a combinar culture
ti aspetti, dal futuro, che sia un grande ottimista
guardando, questa sera, quel domino a colori
che allegro mette in scena la svolta della storia
ci penso in confusione. si stinge nei fervori
la mia malinconia. è questa la memoria?
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La mia amica s'è fatta il il tumblr! :-)
La mia amica s'è fatta il il tumblr! :-)
Vedi che avevo ragione io. I quarant'anni sono i più belli. Succedono un sacco di cose!
Tipo ti fai un tumbler che a poche ore dalla nascita ha già @adamolanna tra i lettori.
No dico... adamolanna tra i primi cinque lettori!
http://scroscidistagione.tumblr.com/
un due tre, il cecio commuove la zia.
due lunghe settimane a colpi d'influenza
il babbo, il cecio, la mamma anche di più
appesa alla cornetta la forzata lontananza:
insomma, zia. mi manchi proprio, tu.
il babbo, il cecio, la mamma anche di più
appesa alla cornetta la forzata lontananza:
insomma, zia. mi manchi proprio, tu.
venerdì 6 novembre 2009
Genìa.
Di ritorno dall'ultima visita a casa de LaZia, Hulko mette a soqquadro la sua camera, approfittando della mia inerzia da sabato mattina, alla ricerca di tutti gli album da colorare ricevuti da 7 anni a questa parte. Non contento fa la spola dalla sua camera alla mia con tanto di accendi-spegni della luce per illuminare le sue affermazioni in materia. Alla fine ci perdiamo a sfogliare 'Scarabocchi Davvero Giganti' by Taro Gomi. Inciampiamo in uno schizzo raffigurante una mamma che se la dà a gambe con i capelli per aria e l'espressione attonita davanti ad uno scarafaggio, allora ridendo gli dico - Che belli però questi disegni. E lui - In realtà non sono poi tanto belli, alludendo probabilmente al fatto che sono solo abbozzati e per lo più comici - Ma sì infatti sono belli proprio perchè sono brutti. Ride con me e poi si sente di aggiungere - Mamma io non ti capisco.
domenica 1 novembre 2009
I fondamentali.
Lo sto trascinando in mezzo al traffico nel tentativo di non sforare la tabella di marcia. Un semaforo blocca il nostro incedere. Lo sguardo va all'altro lato della strada dove una signora, piccola di statura, dall'aspetto molto trascurato, provata dal vivere solo degli aiuti di altri attende il verde. Tento di spiegare a Hulko anche questo.
- E' una senzatetto.
- Cosa?
- Una senzatetto.
I rumori della via non consentono uno scambio fluido.
- Ah senzaletto.
- Ho detto senzatetto ma in effetti comporta anche non avere un letto, una casa in cui rientrare la sera.
- Cos'è il sesso, mamma?
Continuo a camminare prendendo fiato e tempo. Giro vorticosamente la testa alla ricerca di cartelloni e locandine attorno a noi per individuarne la fonte, senza trovarla.
- Come mai me lo domandi? Sono consapevole di avergli già dato una prima risposta indirettamente, ho schivato e mi sono messa in pre-allarme e sulla difensiva, risultato ho aumentato il suo interesse verso l'argomento.
- E' che non so cosa vuol dire.
- Beh per far nascere i bambini, un uomo e una donna, devono...
Lui completa per me,
- Devono fare la coppia.
- Sì devono stare insieme.
Se l'è fatto bastare perché ha 7 anni e non sa bene neanche lui perché debba in fondo sapere cosa sia il sesso ma a voler essere puntigliosi che vorrà poi dire 'stare insieme'?! E in realtà a voler essere oltre che puntigliosi anche sentimentali, dovrei spiegargli che o si fa sesso o si fanno i bambini...forse.
- E' una senzatetto.
- Cosa?
- Una senzatetto.
I rumori della via non consentono uno scambio fluido.
- Ah senzaletto.
- Ho detto senzatetto ma in effetti comporta anche non avere un letto, una casa in cui rientrare la sera.
- Cos'è il sesso, mamma?
Continuo a camminare prendendo fiato e tempo. Giro vorticosamente la testa alla ricerca di cartelloni e locandine attorno a noi per individuarne la fonte, senza trovarla.
- Come mai me lo domandi? Sono consapevole di avergli già dato una prima risposta indirettamente, ho schivato e mi sono messa in pre-allarme e sulla difensiva, risultato ho aumentato il suo interesse verso l'argomento.
- E' che non so cosa vuol dire.
- Beh per far nascere i bambini, un uomo e una donna, devono...
Lui completa per me,
- Devono fare la coppia.
- Sì devono stare insieme.
Se l'è fatto bastare perché ha 7 anni e non sa bene neanche lui perché debba in fondo sapere cosa sia il sesso ma a voler essere puntigliosi che vorrà poi dire 'stare insieme'?! E in realtà a voler essere oltre che puntigliosi anche sentimentali, dovrei spiegargli che o si fa sesso o si fanno i bambini...forse.
sabato 31 ottobre 2009
Appaiono innocui talvolta.
Eravamo appena saliti in macchina e Hulko smanettava con l'autoradio. L'ho interrotto su Lifegate perché trasmetteva una canzone che mi piaceva,
- Aspetta, bella questa. E' così romantica.
- Ma tu non ce l'hai un marito.
- Hai ragione ma la canzone è bella lo stesso.
- Sì ma se non hai un marito non puoi avere dei bambini.
- Ho già avuto te.
- Eh già che non puoi mamma, come faresti? Se no sarebbe come un miracolo.
- (Più propriamente.)
- Aspetta, bella questa. E' così romantica.
- Ma tu non ce l'hai un marito.
- Hai ragione ma la canzone è bella lo stesso.
- Sì ma se non hai un marito non puoi avere dei bambini.
- Ho già avuto te.
- Eh già che non puoi mamma, come faresti? Se no sarebbe come un miracolo.
- (Più propriamente.)
problem-solving cecio e il programma teatrale.
pinocchio, alice, robin, la regina della neve
di oz il mago, un fantasmino, frecciazzurra
le marionette: un mondo - la via al sipario è breve
per scegliere compìta l'elenco mi sussurra
vorrei ci fosse un orso. e tutto il corollario:
vulcani, lune e stelle - l'allegra possessione
il vaglio è complicato. ma è proprio necessario?
vediamoli tuttissimi! ecco la soluzione...
di oz il mago, un fantasmino, frecciazzurra
le marionette: un mondo - la via al sipario è breve
per scegliere compìta l'elenco mi sussurra
vorrei ci fosse un orso. e tutto il corollario:
vulcani, lune e stelle - l'allegra possessione
il vaglio è complicato. ma è proprio necessario?
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giovedì 29 ottobre 2009
Hulko & SuperBoy.
La mia ex compagna di banco nonché amica e quasi vicina di casa è alle prese con un nipotino coscritto di Hulko e come lui altrettanto pacifico, giudizioso e tollerante.
Si somigliano senza somigliarsi. Presentandolo dovrei prima di tutto cercargli un nome d'arte e se Hulko è Hulko lui ricorda un po' Clark Kent, intellettuale, smilzo-tonico, capello pettinato, impegnato nella lotta contro le malvagità e soprattutto, orgoglio di nonna, contro le amenità della vita, SuperBoy.
Ho sorriso all prima telefonata dopo il rientro dalle vacanze sentendo il racconto di questo capitolo estivo della saga.
E' in montagna con i nonni e una sera dopo essere andato a sdraiarsi e aver letto un po' di "Indiana Pipps" ha finalmente spento la luce. Passati 10 minuti la nonna va a controllare e lo trova arzillo e pimpante così gli suggerisce di contare le pecore.
Poco più tardi SuperBoy non sta ancora dormendo e fra lo scettico e il mortificato si giustifica dicendole "Nonna sono pigre, non vogliono saltare lo steccato".
Si somigliano senza somigliarsi. Presentandolo dovrei prima di tutto cercargli un nome d'arte e se Hulko è Hulko lui ricorda un po' Clark Kent, intellettuale, smilzo-tonico, capello pettinato, impegnato nella lotta contro le malvagità e soprattutto, orgoglio di nonna, contro le amenità della vita, SuperBoy.
Ho sorriso all prima telefonata dopo il rientro dalle vacanze sentendo il racconto di questo capitolo estivo della saga.
E' in montagna con i nonni e una sera dopo essere andato a sdraiarsi e aver letto un po' di "Indiana Pipps" ha finalmente spento la luce. Passati 10 minuti la nonna va a controllare e lo trova arzillo e pimpante così gli suggerisce di contare le pecore.
Poco più tardi SuperBoy non sta ancora dormendo e fra lo scettico e il mortificato si giustifica dicendole "Nonna sono pigre, non vogliono saltare lo steccato".
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Una babysitter da favola (Need a babysitter today?)
Le favole del Fiocco Gigante | 7
- Mamma, vado a fare una passeggiata.
- Va' pure, Giovanni, ma sta' attento quando attraversi la strada.
- Va bene, mamma. Ciao, mamma.
- Sei sempre tanto distratto.
- Si', mamma. Ciao, mamma.
Giovannino esce allegramente e per il primo tratto di strada fa bene attenzione. Ogni tanto si ferma e si tocca.
- Ci sono tutto? Si, - e ride da solo.
E così' contento di stare attento che si mette a saltellare come un passero, ma poi s'incanta a guardaté le vetrine, le macchine, le nuvole, e per forza cominciano i guai.
Un signore, molto gentilmente, lo rimprovera:
- Ma che distratto, sei. Vedi? Hai già perso una mano.
- Uh, è proprio vero. Ma che distratto, sono.
Si mette a cercare la mano e invece trova un barattolo vuoto. Sarà proprio vuoto? Vediamo. E cosa c'era dentro prima che fosse vuoto? Non sarà mica stato sempre vuoto fin dal primo giorno..
Giovanni si dimentica di cercare la mano, poi si dimentica anche del barattolo, perché ha visto un cane zoppo, ed ecco per raggiungere il cane zoppo prima che volti l'angolo perde tutto un bràcao. Ma non se ne accorge nemmeno, e continua a correre.
Una buona donna lo chiama: - Giovanni, Giovanni, il tuo braccio!
Macché, non sente.
Pazienza, - dice la buona donna. - Glielo porterò alla sua mamma.
E va a casa della mamma di Giovanni.
- Signora, ho qui il braccio del suo figliolo.
- Oh, quel distratto. Io non so piu' cosa fare e cosa dire.
- Eh, si sa, i bambini sono tutti cosi.
Dopo un po' arriva un'altra brava donna.
- Signora, ho trovato un piede. Non sarà mica del Giovanni?
- Ma si che è suo, lo riconosco dalla scarpa col buco. Oh, che figlio distratto mi è toccato. Non so piu' cosa fare e cosa dire.
- Eh, Si sa, i bambini sono tutti così.
Dopo un altro po' arriva una vecchietta, poi il garzone del fornaio, Poi un tranviere, e perfino una maestra in pensione, e tutti portano qualche pezzetto di Giovanni: una gamba, un orecchio, il naso.
Ma ci può essere un ragazzo piu' distratto del mio?
- Eh, signora, i bambini sono tutti Così
Finalmente arriva Giovanni, saltellando su una gamba Sola, senza piu' orecchie nè braccia, ma allegro come sempre, allegro come un passero, e la sua mamma scuote la testa, lo rimette a posto e gli dà un bacio.
- Manca niente, mamma? Sono stato bravo, mamma?
- Sì Giovanni, sei stato proprio bravo.
La passeggiata di un distratto. (Gianni Rodari, Favole al telefono)
- Mamma, vado a fare una passeggiata.
- Va' pure, Giovanni, ma sta' attento quando attraversi la strada.
- Va bene, mamma. Ciao, mamma.
- Sei sempre tanto distratto.
- Si', mamma. Ciao, mamma.
Giovannino esce allegramente e per il primo tratto di strada fa bene attenzione. Ogni tanto si ferma e si tocca.
- Ci sono tutto? Si, - e ride da solo.
E così' contento di stare attento che si mette a saltellare come un passero, ma poi s'incanta a guardaté le vetrine, le macchine, le nuvole, e per forza cominciano i guai.
Un signore, molto gentilmente, lo rimprovera:
- Ma che distratto, sei. Vedi? Hai già perso una mano.
- Uh, è proprio vero. Ma che distratto, sono.
Si mette a cercare la mano e invece trova un barattolo vuoto. Sarà proprio vuoto? Vediamo. E cosa c'era dentro prima che fosse vuoto? Non sarà mica stato sempre vuoto fin dal primo giorno..
Giovanni si dimentica di cercare la mano, poi si dimentica anche del barattolo, perché ha visto un cane zoppo, ed ecco per raggiungere il cane zoppo prima che volti l'angolo perde tutto un bràcao. Ma non se ne accorge nemmeno, e continua a correre.
Una buona donna lo chiama: - Giovanni, Giovanni, il tuo braccio!
Macché, non sente.
Pazienza, - dice la buona donna. - Glielo porterò alla sua mamma.
E va a casa della mamma di Giovanni.
- Signora, ho qui il braccio del suo figliolo.
- Oh, quel distratto. Io non so piu' cosa fare e cosa dire.
- Eh, si sa, i bambini sono tutti cosi.
Dopo un po' arriva un'altra brava donna.
- Signora, ho trovato un piede. Non sarà mica del Giovanni?
- Ma si che è suo, lo riconosco dalla scarpa col buco. Oh, che figlio distratto mi è toccato. Non so piu' cosa fare e cosa dire.
- Eh, Si sa, i bambini sono tutti così.
Dopo un altro po' arriva una vecchietta, poi il garzone del fornaio, Poi un tranviere, e perfino una maestra in pensione, e tutti portano qualche pezzetto di Giovanni: una gamba, un orecchio, il naso.
Ma ci può essere un ragazzo piu' distratto del mio?
- Eh, signora, i bambini sono tutti Così
Finalmente arriva Giovanni, saltellando su una gamba Sola, senza piu' orecchie nè braccia, ma allegro come sempre, allegro come un passero, e la sua mamma scuote la testa, lo rimette a posto e gli dà un bacio.
- Manca niente, mamma? Sono stato bravo, mamma?
- Sì Giovanni, sei stato proprio bravo.
La passeggiata di un distratto. (Gianni Rodari, Favole al telefono)
martedì 27 ottobre 2009
un bellissimo regalo
Hulko: cos'è?
LaZia: il mio album da colorare.
Hulko: posso solo guardarlo?
LaZia: certo.
Hulko: ma sei troppo brava a colorare.
LaZia: grazie.
Hulko: ma quanto ci hai messo a colorare tutto così? è bellissimo zia. anche il cielo. e qui... e qui...
LaZia: effettivamente un po'. e verso la fine mi faceva male la mano come quando andavo a scuola e dovevo scrivere tanto.
si è avvicinato :-) mi ha dato un bacio ♥ e rubato l'album :-|
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lunedì 26 ottobre 2009
La stagione dei calzettoni di spugna.
Ieri ho accompagnato Hulko alla manifestazione di apertura della stagione sportiva del minibasket. Per inciso anche io e LaZia abbiamo un trascorso di mini-cestiste, lei di 'sfondamento', io di 'riserva' ma questa è un'altra storia.
Erano presenti vecchi e nuovi iscritti alla federazione, atleti di ogni razza, età e fede sportiva, pallavolo, basket, arti marziali e atletica. Veniva letto il nome di ciascuno e consegnata la maglietta personalizzata, quella ricevuta da Hulko recita un '1o-11 anni', abbondante e generosa. Ero lì ad assistere all'evento quando un sorriso caldo e coinvolgente ha attirato il mio sguardo. Seduta sul pavimento della palestra, fra timidi dodicenni aggraziate c'era una ragazza più grande, più femminile, più sicura di sé ma altrettanto fresca ed eccitata dalle operazioni in corso. Ho cercato di indovinarne l'età e forse non superava i 25-26 anni, mi è piaciuta senza che facesse nulla più di questo.
Dopo qualche applauso, una lunga sfilata di bimbi distratti e strillanti, ragazzi informi e ciondolanti e ragazzine ad un passo dal mondo adulto, accaparratici un bicchiere di the freddo, qualche patatina e un pezzo di pane e nutella abbiamo lasciato la palestra alla volta del tiepido pomeriggio di sole autunnale. Il tempo di uscire dal passo carraio della scuola e mi sono ritrovata a seguire la macchina condotta dalla stressa ragazza sorridente vista in palestra che aveva accolto a bordo della sua utilitaria grigia, tre delle ragazzine che allenerà nei prossimi mesi. Mi ha fatto una tenerezza enorme vederle insieme, sorridenti e felici. Mi sono ritrovata a pensare che mi sarebbe piaciuto essere una di quelle ragazzine che trova nella propria istruttrice una compagna, una consigliera, un'amica insomma una fidata guida adulta. Subito dopo però ho pensato anche che mi sarebbe piaciuto essere la ragazza, già grande, già responsabile, già consapevole di poter segnare la via a quelle ragazzine accompagnandole attraverso le gioie di una partita vinta, le preoccupazioni di un allenamento saltato o di un amore finito, il gioco di squadra. La forza del gioco di squadra. Auguro anche a Hulko di incontrare un sorriso altrettanto ricco sul suo cammino.
Erano presenti vecchi e nuovi iscritti alla federazione, atleti di ogni razza, età e fede sportiva, pallavolo, basket, arti marziali e atletica. Veniva letto il nome di ciascuno e consegnata la maglietta personalizzata, quella ricevuta da Hulko recita un '1o-11 anni', abbondante e generosa. Ero lì ad assistere all'evento quando un sorriso caldo e coinvolgente ha attirato il mio sguardo. Seduta sul pavimento della palestra, fra timidi dodicenni aggraziate c'era una ragazza più grande, più femminile, più sicura di sé ma altrettanto fresca ed eccitata dalle operazioni in corso. Ho cercato di indovinarne l'età e forse non superava i 25-26 anni, mi è piaciuta senza che facesse nulla più di questo.
Dopo qualche applauso, una lunga sfilata di bimbi distratti e strillanti, ragazzi informi e ciondolanti e ragazzine ad un passo dal mondo adulto, accaparratici un bicchiere di the freddo, qualche patatina e un pezzo di pane e nutella abbiamo lasciato la palestra alla volta del tiepido pomeriggio di sole autunnale. Il tempo di uscire dal passo carraio della scuola e mi sono ritrovata a seguire la macchina condotta dalla stressa ragazza sorridente vista in palestra che aveva accolto a bordo della sua utilitaria grigia, tre delle ragazzine che allenerà nei prossimi mesi. Mi ha fatto una tenerezza enorme vederle insieme, sorridenti e felici. Mi sono ritrovata a pensare che mi sarebbe piaciuto essere una di quelle ragazzine che trova nella propria istruttrice una compagna, una consigliera, un'amica insomma una fidata guida adulta. Subito dopo però ho pensato anche che mi sarebbe piaciuto essere la ragazza, già grande, già responsabile, già consapevole di poter segnare la via a quelle ragazzine accompagnandole attraverso le gioie di una partita vinta, le preoccupazioni di un allenamento saltato o di un amore finito, il gioco di squadra. La forza del gioco di squadra. Auguro anche a Hulko di incontrare un sorriso altrettanto ricco sul suo cammino.
sabato 24 ottobre 2009
Quarant'anni dopo... Il diario di Adamo ed Eva.
E' mia preghiera e desiderio che le nostre vite finiscano insieme - desiderio che non sparirà mai dalla faccia della terra e che fino alla fine dei tempi vivrà nel cuore di ogni sposa innamorata; quel desiderio avrà il mio nome.
Ma se la vita di uno di noi dovrà per prima arrivare alla sua fine, è mia preghiera che quella vita sia la mia; perché lui è forte, mentre io sono debole, perché io non gli sono indispensabile tanto quanto lui lo è a me - la vita senza di lui non sarebbe vita; come farei a sopportarla? Anche questa mia preghiera è immortale e fino a quando che la mia razza si perpetuerà non smetterà di essere pronunciata. Io sono la prima sposa che sia mai esistita e mi reincarnerò in tutte le spose che verranno, fino all'ultima.
Alla tomba di Eva
ADAMO: "Ovunque lei sia stata QUELLO era l'Eden."
Tratto da Il diario di Adamo ed Eva di Mark Twain
Newton Compton, Grandi Tascabili Economici
Ma se la vita di uno di noi dovrà per prima arrivare alla sua fine, è mia preghiera che quella vita sia la mia; perché lui è forte, mentre io sono debole, perché io non gli sono indispensabile tanto quanto lui lo è a me - la vita senza di lui non sarebbe vita; come farei a sopportarla? Anche questa mia preghiera è immortale e fino a quando che la mia razza si perpetuerà non smetterà di essere pronunciata. Io sono la prima sposa che sia mai esistita e mi reincarnerò in tutte le spose che verranno, fino all'ultima.
Alla tomba di Eva
ADAMO: "Ovunque lei sia stata QUELLO era l'Eden."
Tratto da Il diario di Adamo ed Eva di Mark Twain
Newton Compton, Grandi Tascabili Economici
venerdì 23 ottobre 2009
Matrioske
Passiamo in macchina sotto un enorme cartellone pubblicitario e...
Pansottina, esclama: "Zia guarda, le bambole".
Zia Byc: "Che belle! Si chiamano matrioske".
Pansottina: "Noo, sono bambole!".
Zia Byc: "Sì, sono bambole, ma bambole russe".
Pansottina: "Noo, non sono russe, sono bianche".
Zia Byc: "OK. Mi arrendo".
giovedì 22 ottobre 2009
auguri eccentrica sorellina
eccèntrica: eccèntrica
(pl. f. -ci) agg. fig. fuori norma, stravagante, bizzarro
avv. eccentricamente, fig. in modo stravagante
s. f. (anche f.-a), fig. chi si comporta o agisce in maniera strana, bizzarra, singolare.
vedi che sei tu? :-D
si, lo so. sono morta.
un tuo sguardo vale più di mille parole.
da sempre.
GULP!
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sorella
mercoledì 21 ottobre 2009
Dopo la caduta... Il diario di Adamo ed Eva.
Se ci ripenso, il Paradiso Terrestre mi sembra un sogno. Era bello, più che bello, era un incanto; e ora l'ho perso, e non lo rivedrò più.
Ho perso il Paradiso Terrestre, ma ho trovato LUI e ne sono felice. Mi ama con tutte le sue forze; io lo amo con tutta l'intensità della mia natura appassionata, e questa, credo, è una caratteristica della mia giovane età e del mio sesso. Se mi domando perché lo amo, scopro di non saperlo e non mi importa un gran che; per questo credo che il mio genere di amore non sia il prodotto di ragionamenti e statistiche, come l'amore che uno prova per i rettili e gli animali.
Penso che sia proprio così. Certi uccelli li amo per il loro canto; ma Adamo non lo amo per come canta - no, proprio no; anzi, più canta e meno riesco ad accettare che lo faccia. E tuttavia gli chiedo di farlo, perché vorrei imparare ad amare tutto quello che lo interessa. Sono sicura che ce la farò perché all'inizio non potevo sopportarlo, ma adesso sì.
Fa venire la pelle d'oca, ma non importa; posso benissimo abituarmici.
Non è per la sua intelligenza che lo amo - no, proprio no. Non è colpa sua se ha l'intelligenza che si ritrova, è stato Dio a fargliela, non lui; Adamo è come Dio l'ha fatto, e questo è quanto basta. Aveva i suoi buoni motivi; di QUESTO sono sicura. Con il passare del tempo la sua intelligenza si svilupperà, anche se non tutta d'un botto, credo; e d'altronde non c'è fretta; - va bene così com'è.
Non è per le sue maniere gentili e attente o per la sua delicatezza che lo amo. No, sotto questo punto di vista, ha grandi carenze, ma va bene così, e poi sta facendo dei miglioramenti.
Non è per la sua applicazione costante al lavoro che lo amo - no, proprio no. Credo che lui sia fatto così e non capisco perché me lo voglia nascondere. E' questo il mio unico rammarico. Per il resto ora è schietto e aperto. Sono sicura che, oltre a quello, non mi tiene nessun altro segreto. Mi fa male che abbia un segreto tutto suo, a volte per questo non riesco a dormire, solo a pensarci, ma riuscirò a non pensarci più; quel segreto non riuscirà a sciupare la mia felicità che d'altronde è così grande che quasi trabocca.
Non è per la cultura che ha che lo amo - no, proprio no. E' un autodidatta e, a essere sinceri, sa un'infinità di cose, che però non sono vere.
Non è per la sua galanteria che lo amo - no, proprio no. Mi ha fatto la spia, ma io non gliene voglio; penso che sia una caratteristica del suo sesso, credo, e non è stato lui a creare il suo sesso. Naturalmente io non l'avrei mai fatto, piuttosto sarei morta; ma anche questa è una caratteristica del sesso, e non posso vantarmene, visto che non sono stata io a creare il mio sesso.
E allora quale è mai il motivo per cui lo amo? SEMPLICEMENTE PERCHE' E' MASCHIO, credo.
Sotto sotto è un essere buono e per questo lo amo, ma lo amerei anche se non lo fosse. Se mi picchiasse, se mi maltrattasse, io continuerei ad amarlo. Lo so. E' questione di sesso, credo.
E' forte, è bello e per questo lo amo, e lo ammiro, e ne sono fiera, ma riuscirei ad amarlo anche se queste qualità gli mancassero. Se fosse un uomo senza qualità lo amerei lo stesso; se fosse a pezzi, lo amerei lo stesso; mi ammazzerei di lavoro per lui, mi farei in quattro per aiutarlo e pregherei e starei al suo capezzale, a vegliarlo, fino alla morte.
Sì, penso di amarlo per la semplice ragione che mi appartiene e che è maschio. Non ne esiste altra, mi sembra. Per questo quindi penso che sia vero quello che ho detto fin dall'inizio: che non sono stati né i ragionamenti, né le statistiche a dare vita a questa forma di amore. Semplicemente SUCCEDE - nessuno è in grado di sapere come - e non lo si riesce a spiegare. E non ce n'è bisogno.
E' così che la penso. Ma non sono altro che una giovane donna e sono stata la prima a occuparmi del problema ed è possibile che, dato che non ne so molto e non ne ho una grande esperienza, non abbia capito come stanno le cose per davvero.
Ho perso il Paradiso Terrestre, ma ho trovato LUI e ne sono felice. Mi ama con tutte le sue forze; io lo amo con tutta l'intensità della mia natura appassionata, e questa, credo, è una caratteristica della mia giovane età e del mio sesso. Se mi domando perché lo amo, scopro di non saperlo e non mi importa un gran che; per questo credo che il mio genere di amore non sia il prodotto di ragionamenti e statistiche, come l'amore che uno prova per i rettili e gli animali.
Penso che sia proprio così. Certi uccelli li amo per il loro canto; ma Adamo non lo amo per come canta - no, proprio no; anzi, più canta e meno riesco ad accettare che lo faccia. E tuttavia gli chiedo di farlo, perché vorrei imparare ad amare tutto quello che lo interessa. Sono sicura che ce la farò perché all'inizio non potevo sopportarlo, ma adesso sì.
Fa venire la pelle d'oca, ma non importa; posso benissimo abituarmici.
Non è per la sua intelligenza che lo amo - no, proprio no. Non è colpa sua se ha l'intelligenza che si ritrova, è stato Dio a fargliela, non lui; Adamo è come Dio l'ha fatto, e questo è quanto basta. Aveva i suoi buoni motivi; di QUESTO sono sicura. Con il passare del tempo la sua intelligenza si svilupperà, anche se non tutta d'un botto, credo; e d'altronde non c'è fretta; - va bene così com'è.
Non è per le sue maniere gentili e attente o per la sua delicatezza che lo amo. No, sotto questo punto di vista, ha grandi carenze, ma va bene così, e poi sta facendo dei miglioramenti.
Non è per la sua applicazione costante al lavoro che lo amo - no, proprio no. Credo che lui sia fatto così e non capisco perché me lo voglia nascondere. E' questo il mio unico rammarico. Per il resto ora è schietto e aperto. Sono sicura che, oltre a quello, non mi tiene nessun altro segreto. Mi fa male che abbia un segreto tutto suo, a volte per questo non riesco a dormire, solo a pensarci, ma riuscirò a non pensarci più; quel segreto non riuscirà a sciupare la mia felicità che d'altronde è così grande che quasi trabocca.
Non è per la cultura che ha che lo amo - no, proprio no. E' un autodidatta e, a essere sinceri, sa un'infinità di cose, che però non sono vere.
Non è per la sua galanteria che lo amo - no, proprio no. Mi ha fatto la spia, ma io non gliene voglio; penso che sia una caratteristica del suo sesso, credo, e non è stato lui a creare il suo sesso. Naturalmente io non l'avrei mai fatto, piuttosto sarei morta; ma anche questa è una caratteristica del sesso, e non posso vantarmene, visto che non sono stata io a creare il mio sesso.
E allora quale è mai il motivo per cui lo amo? SEMPLICEMENTE PERCHE' E' MASCHIO, credo.
Sotto sotto è un essere buono e per questo lo amo, ma lo amerei anche se non lo fosse. Se mi picchiasse, se mi maltrattasse, io continuerei ad amarlo. Lo so. E' questione di sesso, credo.
E' forte, è bello e per questo lo amo, e lo ammiro, e ne sono fiera, ma riuscirei ad amarlo anche se queste qualità gli mancassero. Se fosse un uomo senza qualità lo amerei lo stesso; se fosse a pezzi, lo amerei lo stesso; mi ammazzerei di lavoro per lui, mi farei in quattro per aiutarlo e pregherei e starei al suo capezzale, a vegliarlo, fino alla morte.
Sì, penso di amarlo per la semplice ragione che mi appartiene e che è maschio. Non ne esiste altra, mi sembra. Per questo quindi penso che sia vero quello che ho detto fin dall'inizio: che non sono stati né i ragionamenti, né le statistiche a dare vita a questa forma di amore. Semplicemente SUCCEDE - nessuno è in grado di sapere come - e non lo si riesce a spiegare. E non ce n'è bisogno.
E' così che la penso. Ma non sono altro che una giovane donna e sono stata la prima a occuparmi del problema ed è possibile che, dato che non ne so molto e non ne ho una grande esperienza, non abbia capito come stanno le cose per davvero.
martedì 20 ottobre 2009
pum. ode al musetto della yaris.
sempre in corsa, zia riccetta
guida e appunta su tastiera
mille idee. ahilei, distratta!
grazie al cielo è tutta intera :)
ps anche la yaris.
guida e appunta su tastiera
mille idee. ahilei, distratta!
grazie al cielo è tutta intera :)
ps anche la yaris.
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lunedì 19 ottobre 2009
Classici.
Da tempo io e Hulko dopo cena guardiamo insieme una trasmissione televisiva su K2 che ricorda vagamente i nostri amatissimi 'giochi senza frontiere' ma, almeno fino a questa sera, erano disputati solo da giapponesi. Omini e donnine, intesi come 'minuti', che si sfidano in ogni sorta di strampalata competizione all'ultima costola o all'ultimo dente. Le gare sono anche molto impegnative se affrontate senza preparazione fisica e l'unica protezione pare essere un caschetto leggero. Questa volta si sono affrontati giocatori di più nazionalità. Ogni volta che se ne presentava uno nuovo sullo schermo in basso a sinistra appariva in sovraimpressione la bandiera nazionale, inglese, francese, canadese, statunitense...poi ad un certo punto una che non abbiamo riconosciuto subito, e quando l'ho individuata, fra le risate per le immagini che stavamo osservando ho detto, - No, Hulko ho sbagliato è della Turchia. E lui di rimando, - Ah sì mamma, lui è turchese.
venerdì 16 ottobre 2009
il cecio è patti smith.
lo sai che a teatro è rosso, il sipario?
e quando si apre si batton le mani?
racconta, e si illumina il suo desiderio
da sopra il divano moltiplica i piani
il suo palco: chitarra, armonica e flauto
ci soffia e la pizzica con il ditino
le ridono gli occhi, spettacolo lauto
lo chiude con grazia. uno sputo - e un inchino.
e quando si apre si batton le mani?
racconta, e si illumina il suo desiderio
da sopra il divano moltiplica i piani
il suo palco: chitarra, armonica e flauto
ci soffia e la pizzica con il ditino
le ridono gli occhi, spettacolo lauto
lo chiude con grazia. uno sputo - e un inchino.
giovedì 15 ottobre 2009
Once upon a time, not so long ago...
Ci sono delle mattine in cui non so cosa mettermi. Meglio, ci sono delle mattine in cui non ho voglia di vestirmi. Meglio ancora ci sono delle mattine in cui non uscirei di casa. Ecco quelli sono giorni difficili, magari è già tardi, magari sono anche un po' addormentata e il più delle volte le 'combinazioni pluri-sperimentate' non sono disponibili perché da ritirare in tintoria, o ancora da lavare, o ancora da stirare, o semplicemente perché i capi non si sono presentati spontaneamente e allora è inutile ostinarsi, se non riaffiorano nei primi 30-40 secondi, 50 al massimo non li troverai se non la sera al rientro dalle 11 ore di 'vita spremuta' quando non occorreranno più. Una volta questo non poteva accadere perché la sera, serenamente e noiosamente, sceglievo e riponevo accanto al letto gli indumenti per il giorno dopo. E' passato del tempo e ora la sera sono più inconcludente e meno scontata nelle mie azioni e così la mattina pago lo scotto. Qualche settimana fa ho vissuto una di queste 'giornate pregiudicate'. Non dimentichiamoci che dopo la doccia ad occhi chiusi e braccia conserte per il recente trauma dell'abbandono del giaciglio riscaldato devo anche affrontare il phon con l'incognita del risultato. Orbene passate le fasi trucco e parrucco mancava solo quella del costume di scena e non potendomi permettere di sostare oltre con lo sguardo vacuo davanti alle ante aperte del guardaroba mi sono infilata un paio di pantaloni grigio perla a sigaretta, una camicia senza maniche bianca, dei sandali beige tacco 7 alla loro terza apparizione stagionale (però acquistati in Carnaby Street) e borsa nera. D'accordo ho trascurato gli accessori ma devo aver pensato 'Non è il massimo ma sanno che ho buon gusto e che quando mi sistemo sono carina'. Uno di quei giorni in cui cerchi di defilarti il più possibile, in cui non invadi lo spazio vitale degli altri e fai di tutto perché loro non invadano il tuo. Insomma il tuo unico desiderio è di arrivare a sera anche se sai che non si dovrebbe fare, che ogni giorno va vissuto come fosse l'ultimo ma non ci puoi fare nulla e metti già in conto che mal che vada il tuo ultimo non sarà stato un granchè.
Procedeva tutto nella normalità quando in pochi minuti l'aria dell'ufficio è diventata quasi irrespirabile perché mescolata a forte odore di gas (quale gas non saprei ma facciamo di sicuro un gas cattivo). Io mi facevo piccola sulla sedia girevole tentando di ignorare gli sguardi interrogativi di buona parte degli altri abitanti dell'open space che tanto si sono agitati e tanto hanno starnazzato che ci è toccato 'lasciare gli uffici uscendo ordinatamente lungo le vie principali di fuga messe in sicurezza dalla squadra di soccorso anti-incendio e all'occorrenza anche solo anti-aria insalubre' (che in realtà già sostavano bellamente davanti all'ingresso del palazzo, quattro piani sotto di noi). Una manciata di minuti più tardi, la fiumana di gente vociante e stordita dall'evento non calcolato si è riversata nel piazzale antistante il palazzo, 200 persone circa in una piazzola da 2 camper per intenderci. Una mezz'ora di socialità inattesa e inespressa. Stanati, a spalle scoperte, alla luce del sole e sotto gli occhi di tutti. Tutti ma proprio tutti, anche quelli che non sai chi siano e soprattutto che si stanno chiedendo chi diavolo tu sia e da quanto tempo sia stata assunta. Tenti di stare vicino a qualche figura familiare per sentirne il calore ma senza che altri se ne accorgano, fingi l'assoluta padronanza della situazione, sorridi all'impazzata, stringi mani, offri battute di spirito, valuti fra te e te se non sia ancora un po' presto per gli stivali, se le pailettes prima della mezzanotte non siano premature, perché a te il tailleur non stia altrettanto bene e cosa tu abbia fatto di male per meritare tutto questo. Poi finalmente è rientrato quello che si è rivelato essere solo un allarme-smog e fra una serie interminabile di respiri di sollievo e sorrisi di circostanza abbiamo potuto occupare gli uffici più in fretta di quando li abbiamo evacuati, ritornando ai nostri più confortevoli anonimati.
Procedeva tutto nella normalità quando in pochi minuti l'aria dell'ufficio è diventata quasi irrespirabile perché mescolata a forte odore di gas (quale gas non saprei ma facciamo di sicuro un gas cattivo). Io mi facevo piccola sulla sedia girevole tentando di ignorare gli sguardi interrogativi di buona parte degli altri abitanti dell'open space che tanto si sono agitati e tanto hanno starnazzato che ci è toccato 'lasciare gli uffici uscendo ordinatamente lungo le vie principali di fuga messe in sicurezza dalla squadra di soccorso anti-incendio e all'occorrenza anche solo anti-aria insalubre' (che in realtà già sostavano bellamente davanti all'ingresso del palazzo, quattro piani sotto di noi). Una manciata di minuti più tardi, la fiumana di gente vociante e stordita dall'evento non calcolato si è riversata nel piazzale antistante il palazzo, 200 persone circa in una piazzola da 2 camper per intenderci. Una mezz'ora di socialità inattesa e inespressa. Stanati, a spalle scoperte, alla luce del sole e sotto gli occhi di tutti. Tutti ma proprio tutti, anche quelli che non sai chi siano e soprattutto che si stanno chiedendo chi diavolo tu sia e da quanto tempo sia stata assunta. Tenti di stare vicino a qualche figura familiare per sentirne il calore ma senza che altri se ne accorgano, fingi l'assoluta padronanza della situazione, sorridi all'impazzata, stringi mani, offri battute di spirito, valuti fra te e te se non sia ancora un po' presto per gli stivali, se le pailettes prima della mezzanotte non siano premature, perché a te il tailleur non stia altrettanto bene e cosa tu abbia fatto di male per meritare tutto questo. Poi finalmente è rientrato quello che si è rivelato essere solo un allarme-smog e fra una serie interminabile di respiri di sollievo e sorrisi di circostanza abbiamo potuto occupare gli uffici più in fretta di quando li abbiamo evacuati, ritornando ai nostri più confortevoli anonimati.
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Benevento: dalle streghe allo “Strega”. Tremila anni tra leggenda e storia, in due pagine.
Gli antichi Romani, da grandi conquistatori quali erano, l’avevano capito con notevole anticipo: Benevento è un luogo infido, malfamato e pericoloso, dove i malefici crescono con le erbe nei campi. Infatti la chiamavano Maleventum (cattivo evento –in verità, non conoscendo il greco, ne storpiavano il vero nome, che era Maloenton, fondata, nientepopodimeno che… da Diomede, mitico eroe greco della guerra di Troia, nel 1200 a.c., alla confluenza dei due fiumi Calore e Sabato-).
Che fosse un luogo sfortunato per loro, i romani ne ebbero una prima prova con le guerre sannitiche, durante le quali ebbero un bel filo da torcere. A Caudium (l’odierna Montesarchio), accerchiati in una gola, nel 304 a.c. (seconda guerra sannitica), le buscarono di santa ragione e furono tutti fatti prigionieri. I Sanniti, però, pastori e montanari, erano anche guerrieri impavidi ma forse non assetati di sangue: infatti, piuttosto che uccidere i prigionieri, preferirono sbeffeggiarli (in quella occasione inventarono la pernacchia) e oltraggiarli (anche fisicamente) alle Forche Caudine e mandarli tutti a casa, vivi. I Romani, poco dopo (terza guerra sannitica), tornarono e non furono altrettanto generosi con i Sanniti. Maleventum fu asservita.
Quando i Romani, a Maleventum, vinsero contro Pirro, ne cambiarono il nome in Beneventum (buon evento) nella speranza (poi risultata vana) di esorcizzare i malefici che ivi prolificavano.
Benevento, in epoca romana, ebbe una vita florida e opulenta, fiorente per le attività produttive (lana, argilla) ed i commerci, essendo strada obbligata tra Roma e l’Oriente, come mostrano grandiose costruzioni (il teatro romano, l’arco di Traiano).
Ma non durò a lungo. Durante l’impero romano (dall’88 d.c. in poi) i beneventani, nel tempio a lei dedicato, adoravano Iside (Signora di Beneventum), dea della magia, degli inferi e dell’occulto, dea della fertilità, Grande Madre affettuosa ma anche capostipite di tante generazioni di spiriti malefici. Adoravano tanti spiriti che si manifestavano sotto la forma di animali come il serpente, la civetta, il bue apis.
Solo nel tardo impero romano i beneventani si convertirono al cristianesimo, ma nel loro intimo sapevano che con i santi della Chiesa tutti gli altri spiriti continuavano a vivere, pronti a manifestarsi all’occorrenza.
Caduto l’impero romano, quando i Longobardi invasero l’Italia e crearono, nel 576 d.c., il Ducato di Benevento (che dominava su quasi tutta l’Italia Meridionale), Benevento fu invasa anche dalle streghe; gli spiriti locali, pronipoti di Iside (che prima se ne stavano buoni buoni, forse per paura della Chiesa imperante), e le streghe tedesche, venute al seguito dei Longobardi, si allearono.
Le streghe proliferarono ed infestarono per secoli le campagne attorno alla città, seminando il terrore; esse, dopo aver succhiato il sangue ai bambini, li uccidevano e ne estraevano il grasso necessario per un unguento magico di cui si ricoprivano e che consentiva loro di volare sopra scope di saggina o rivoltate in groppa a cavalli rubati dalle stalle.
Le streghe tedesche portarono l’usanza di riunirsi tutte sotto un noce, carico di serpenti, cui appendevano una pelle di caprone da addentare a morsi; al noce di Benevento le streghe arrivavano in volo da tutto il mondo all’epoca conosciuto (avevano creato una sorta di Unione Europea delle Streghe), recitando questa filastrocca:
unguiento unguiento
mandame alla noce de Beneviento
supra acqua et supra viento
et supra omne maletiempo.
Arrivavano le notti tempestose tra il venerdì e il sabato e tenevano il loro Sabba lungo il fiume Sabato (ripa delle janare) al chiarore della luna; lì arrivavano anche i diavoli, capitanati da Lucifero, con i quali danzavano nude e copulavano in riti orgiastici ai quali non erano estranee nemmeno le magiche scope di saggina (chiaro simbolo fallico, secondo gli studiosi).
Erano veramente terrificanti, quasi tutte vecchie, brutte, pelle e ossa, con nasi adunchi e ridevano come ridono le civette (hi… hi… hi…).
Per debellare le streghe, a nulla valse l’atto di San Barbato vescovo che, nel 663 d.c., abbatté il noce.
A nulla valse nemmeno la costruzione, nel 760 d.c., ad opera del duca Arechi II, della splendida chiesa di Santa Sofia; anzi, secondo me, qualche strega ci mise lo zampino nella progettazione, tanto che ne è sorta una chiesa unica, con uno spazio centrale a pianta esagonale, circondato da un altro spazio dodecagonale e le mura perimetrali a tratti circolari e a tratti a forma stellare.
Caduti i longobardi, Benevento si affidò al papato per essere autonoma dal Regno di Napoli. Federico II di Svevia arrivò da Napoli e la assediò (“ ... possano essi perire per fame e crepare in quella libertà pestifera da loro stessi scelta ...”) e, nel 1241, la rase al suolo e abbatté i bastioni della maestose mura longobarde e parte delle mura stesse.
Come sappiamo, spesso gli opposti si reggono a vicenda: le streghe sicuramente aiutarono il papato e gli angioini (Carlo d’Angiò) a sconfiggere Manfredi di Svevia “in cò del ponte, presso Benevento” (Dante, Purgatorio, canto III) nel 1266; moriva così, con Manfredi di Svevia, il sogno ghibellino di un’Italia laica.
Benevento, nel tentativo di essere libera e autonoma da Napoli, cadde dalla padella nella brace. Il Papato la tenne sotto il suo potere fino a Garibaldi, per ben sette secoli. Il Papa, visto che gl’ingrati beneventani avevano provveduto a defenestrare (letteralmente) alcuni Rettori pontifici, fece costruire la Rocca dei Rettori (XIV secolo), per meglio dominare la città; il controllo religioso promanava, invece, dal magnifico Duomo di stile romanico con campanile gotico (sec. XII-XIII). Forse il papato volle tenere la città sotto controllo anche per combattere le streghe.
Niente da fare; le streghe imperversarono ancor di più sotto il dominio pontificio, tanto che la soluzione della questione fu affidata ai Tribunali e alla benemerita Santa Inquisizione.
I Tribunali scoprirono che molte streghe si erano formate nella scuola delle streghe di Baselice (un paesino tra le montagne dell’appennino sannita), ove imparavano a far abortire le giovani donne, a far nascere bambini deformi, a provocare le tempeste, a distruggere i raccolti, a trasformare sé stesse e le persone in animali; imparavano anche o procurare i malanni, ma anche a guarirli, cosa che facevano alle persone che stavano loro simpatiche.
Come le streghe erano le janare. Ti entravano in casa da sotto la porta (janua, da cui il termine janara), annunciate da un gelido soffio di vento che metteva i brividi, soprattutto ai bambini riuniti attorno al focolare o accovacciati sotto le lenzuola; si sedevano sul petto dei bambini e impedivano loro di respirare e di emettere un sia pur flebile grido di aiuto.
A differenza delle janare, le streghe bussavano violentemente prima di entrare.
I beneventani, terrorizzati ma furbi, impararono che per difendersi occorreva appendere fuori dalla porta di casa una scopa di saggina o un sacchetto contenente del sale, in modo che la strega, per poter accedere nella casa, avrebbe prima dovuto contare tutti i fili della scopa o i granelli di sale; e, mentre contava, si faceva giorno e la luce le faceva perdere i poteri, fino alla notte successiva.
A Benevento si tennero 200 processi contro le streghe ma, poiché già allora la Giustizia italiana faceva acqua, si ha notizia di poche condanne a morte di streghe. La strega Teresa da Pesco Sannita fu bruciata nel 1430: opportunamente torturata, spontaneamente confessò di essersi più volte unta di grasso di avvoltoio e sangue di bambini lattanti al fine di invocare il diavolo Lucibello, che le appariva in forma di caprone e, trasformatosi in mosca, la conduceva al noce di Benevento. Stessa fine fece un’altra strega, di nome Faustina Orsi che, aiutata nel ricordo da utile tortura, confessò di aver ucciso dei bambini e fu bruciata nel 1552.
La regina delle streghe fu Bellezza Orsini; giovanissima, bellissima di nome e di fatto, imparò la stregoneria a Fiano Romano dalla strega Lucia, detenuta in carcere e che Bellezza accudiva. Anch’ella opportunamente torturata, confessò tutti i suoi crimini (Andamo alla noce de Benevento e illi [lì] facemo tucto quello che volemo col peccato renuntiamo al baptismo e alla fede e pigliamo per signore e patrone el diavolo e facemo quel che vole luj e non altro). Per non finire bruciata dal boia, si ficcò più volte un chiodo in gola (1528).
Nel resto d’Europa, dove la Giustizia funzionava meglio, migliaia ne furono processate e condannate a morte dopo “spontanee” confessioni (si usava la tortura della corda, la garrotta, la ruota, la frusta, la lapidazione, la forca dell’eretico, gli stivali, l’impalazione). Naturalmente le confessioni erano confermate da molti testimoni oculari che avevano assistito alle malefatte di quelle Maledette da Dio.
Degni compari delle streghe, a Benevento, erano le manolonghe (vivevano in fondo ai pozzi e vi trascinavano dentro i malcapitati che vi si sporgevano) e i munacielli (piccoli monaci, spiritelli dispettosi che vivevano nelle vecchie case del centro storico, ma non erano particolarmente malvagi, tanto da lasciare in dono dei denari ai bambini, dopo averli impauriti con rumori di vario genere). L’ùrie d’a casa (gli auguri della casa) invece, erano spiriti benefici, protettori della casa e della famiglia e non si facevano mai vedere.
Una delle streghe più famose era la Zucculara, vecchietta zoppa che imperversava nel quartiere storico del Triggio (trivium). Si chiamava così perché correva per le stradine di pietra con dei grossi zoccoli, che facevano un gran baccano, bussava alle porte delle vecchie case, ma se andavi ad aprire la porta, fuori non vedevi nessuno, sentivi solo il rumore dei suoi zoccoli e la sua risatina agghiacciante (hi… hi … hi …) che si allontanava.
Da qualche tempo, ormai, si hanno pochissime apparizioni di streghe e janare, neanche i munacielli si vedono. Forse perché le scope di saggina non si fabbricano più, sostituite da quelle di plastica (e tutti sanno che le scope di plastica non possono volare); i munacielli e l’ùrie, poi, sono forse tutti morti, insieme con oltre 2000 beneventani, nei bombardamenti degli americani che, nel 1943, rasero al suolo il centro storico (miracolosamente si salvò la facciata del Duomo con il campanile). Tutti vittime della modernità (della tecnologia moderna o della guerra moderna, più terrificante delle streghe).
Ormai sono pochi i beneventani che si lasciano trasportare sulle ali della fantasia, tra diavoli e streghe. Per fortuna, da un pò di tempo, un pronipote di Bellezza Orsini, Luca Aquino, con la sua tromba stregata, ci guida “Sopra le nuvole”, per respirare aria di luna (“Lunaria”).
Una strega sicuramente sopravvive nascosta nei sotterranei della ditta Alberti, dove prepara intrugli di erbe magiche, in base ad una ricetta segreta, per fabbricare il delizioso liquore Strega, con il quale, dai tempi di Garibaldi, induce in tentazione di gola (la gola è uno dei sette peccati capitali) milioni di persone in tutto il mondo, al fine di mandarle tutte tra i suoi amici diavoli dell’Inferno. Ne sono certo, l’ho vista, sono pronto a giurarlo davanti alla Santa Inquisizione.
(Nunzio Aquino)
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