martedì 10 novembre 2009

Il dolore è tutto uguale?

Io non so in chi o cosa credere. Non sono capace di spingermi troppo avanti. L'ignoto mi spaventa e non mi pongo alcune domande per timore delle risposte. L'idea che ci sia una fine mi paralizza. Ci sono dei giorni in cui però sono costretta ad abbandonare questa finta quiete spirituale per chiedermi cosa ci sia dietro la vita. Reduce da una giornata di lavoro lunga 12 ore che mi ha fatto sì star bene ma che ha aggiunto nuovi segni sulla mia pelle e nella mia anima, questa sera ero leggermente infervorata nel raccontare gli scontri di vedute, di strategie, di incomprensioni in cui ero incappata. Ma poi la mia mamma mi dice che i signori che abitano di fronte a casa loro hanno perso il figlio e io dimentico il resto. Quest'estate, non più tardi di quest'estate, gli avevano riscontrato un'insufficienza cardiaca, pochi giorni fa l'hanno ricoverato in attesa di un trapianto. Ieri è mancato. Mi scende una lacrima, da mamma, da spettatrice inerme ed impotente, da vicina di casa. Penso che debba essere terribile. Penso che debba essere un dolore sordo, lacerante, non rimarginabile. Penso anche che era il loro unico figlio e penso ancora che lo avevano adottato. Penso che non sia giusto ma non so con chi prendermela.

1 commento:

  1. E' davvero triste quando la parte più cruda della realtà piomba nella quotidianità delle nostre vite. Un Saluto Alex

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