mercoledì 29 maggio 2013

la carta degli imprevisti.

- Mi avevi promesso che saresti venuto.
- Lo so, credimi ho fatto di tutto ma la riunione ieri sera è andata per le lunghe.
- Ci saranno tutti gli altri.
- Tutti, tutti?!
- Beh magari non tutti però avevo detto ai miei amici che ci saresti stato questa volta.
- Mi dispiace davvero, sto cercando di anticipare il volo ma è pieno, dovrò aspettare quello delle 11.
- Ma quando arriverai sarà tutto finito!
- Su no fare così, mi farò perdonare, stasera sarò 'tutto per te'.
- Va bene, ciao pa'
- Ciao.

Chiude la comunicazione su una linea già libera. Suo figlio ha già interrotta, deluso.
Cammina verso il banco della compagnia, in realtà è ancora presto ma sente il bisogno di muoversi.
-  Signor Janssen, venga che le consegniamo la carta d'imbarco. Ha visto? E' il suo giorno fortunato due passeggeri non si sono presentati, le assegniamo il posto.



(Dedicato ad un'amica che recentemente stordita dalle cure di Morfeo ha finito col fare tardi e perdere il volo. Fossi in lei vorrei immaginarmi di aver permesso a qualcun altro di essere un po' più felice.)

mercoledì 22 maggio 2013

Ventisette a zero.


- Non abbiamo mai fatto gol ma ci siamo andati vicini
- Uno di noi ha quasi segnato, una volta, ma io non l’ho visto
- Zero. Noi finiamo tutte le partite con zero gol.
- Non ci importa di non segnare, ci divertiamo lo stesso.
- Faremo gol quando saremo grandi.
La squadra ha segnato un gol nell’ultima partita della stagione, finendo il campionato con 271 reti subite e una realizzata.

lunedì 20 maggio 2013

Una pioniera del piacere in un paese puritano. Julia Child.




« The only time to eat diet food is while you're waiting for the steak to cook »
« Il solo momento buono per mangiare cibi dietetici è mentre si aspetta che la bistecca sia cotta. »
(citato in The National - CBC TV)

Julia Child, Copywriter. Spia. Cuoca. Famoso personaggio televisivo americano. [n.d.a. "E donna saggia aggiungerei!"]

Julia Child inizia a lavorare per l'Office of Strategic Services (OSS) dove trascrive più di 10.000 nominativi su cartoncini bianchi che servono da schedario ufficiale con il ruolo di Assistente al settore ricerche della Secret Intelligence Division direttamente sotto il generale William J. Donovan conosciuto come "Padre della Central Intelligence americana" (l'unico al mondo ad aver ricevuto i quattro più alti riconoscimenti negli Stati Uniti: Medal of Honor, Distinguished Service Cross, Distinguished Service Medal, e National Security Medal) 
Lavora poi per un anno all'OSS Emergency Rescue Equipment Section (ERES), e nel 1944, in piena seconda guerra mondiale, viene inviata alle Kandy, Ceylon (n.d.a. "Oggi Sri Lanka"), dove le sue responsabilità comprendono "la registrazione, la catalogazione e la canalizzazione di un grande volume di comunicazioni altamente classificati" per le stazioni clandestine della OSS in Asia. In seguito viene inviata in Cina, dove ha ricevuto l'emblema di Benemerito Servizio Civile in qualità di Capo della Cancelleria del Segretariato OSS. Per il suo servizio, la Child ha ricevuto un premio che citava le molte virtù, tra cui la sua "unità e allegria intrinseca". (Con altri documenti OSS il file completo della Child al seguito di un declassamento formale è oggi disponibile on-line).

E' il marito, anche lui dipendente di OSS, conosciuto durante la sua permanenza a Ceylon con cui convola a nozze il 1 settembre 1946 ad avvicinarla alla tavola e 'ai segreti della cucina'. [n.d.a. "Ok lo ammetto, è pessima."] Nel 1948 i due coniugi si trasferirono a Parigi dopo che l'US State Department assegna a  Paul la carica di funzionario dell'United States Information Agency. 
E qui inizia una nuova fase della sua vita.
Julia Child ha più volte ricordato il suo primo pasto a Rouen come una rivelazione culinaria, una volta,  ha descritto il pasto di ostriche, sogliola alla mugnaia, e vini di pregio, per il New York Times, come "un'apertura dell'anima e dello spirito per me." 
A Parigi frequenta la famosa Le Cordon Bleu scuola di cucina  e successivamente studia privatamente con Max Bugnard e altri chef. Entra a far parte delle donne del club Cercle des Gourmettes, attraverso il quale incontra Simone Beck, che stava scrivendo un libro di cucina francese per gli americani con il suo amico Louisette Bertholle. Beck propone a Julia Child di lavorare con loro e avvicinare così gli americani al libro e alla cucina francese

Da quel momento è un susseguirsi di successi!
Ho accennato alla sua attività di copywriter senza poi scriver nulla in proposito. Ma in mezzo a tutto quello che ha fatto, il suo lavoro svolto per l'ufficio pubblicità della W. & J.Sloane (società di arredamento di lusso) e i testi scritti per giornali locali prima di diventare una spia e una star della televisione mi sono sembrati meno meritevoli.

Alla vita di Julia Child è dedicato anche un film del 2009 di Nora Ephron, Julia&Julia, con due interpreti d’eccezione, Meryl Streep e Amy Adams, chiamate ad interpretare rispettivamente i ruoli della Child studentessa al Cordon Blue e di Julia Powell, autrice statunitense del libro “Julie & Julia: 365 Days, 524 Recipes, 1 Tiny Apartment Kitchen”, basato proprio sull'opera della cuoca americana.

Julia Carolyn Child, McWilliams 
Pasadena, 15 agosto 1912 – Santa Barbara, 13 agosto 2004
Il suo biografo, Noël Riley Fitch, l'ha definita «Una pioniera del piacere in un paese puritano».
15 agosto 2012 doodle



sabato 18 maggio 2013

Segni.

Ero dal parrucchiere. Di nuovo. Sono figlia di nonnaragno, il parrucchiere ci intralcia, abbiamo 'troppo da fare' non abbiamo tempo. Ad ogni modo d-o-v-e-v-o insabbiare i segni del tempo, almeno quelli a vista, così mesta mi sono consegnata al salone. Sostavo semi-abbandonata e tinteggiata sulla poltroncina quando sono entrate due signore. Due signore più 'signore' di me, insomma avranno avuto una quindicina di anni in più all'incirca. Entrambe biondicce, il colore delle donne mature, di quelle che stufe di fare ritocchini alla crescita dei capelli si fanno una colata di acqua ossigenata e via di giallo paglierino fino alla pensione dell'anima. Alte più o meno uguali, una grinzosa con gli occhiali montatura scura e i capelli pettinati lunghi fino alle spalle. L'altra capelli indomiti, più morbida nelle curve e sorridente. All'inizio vengono separate, poi finalmente si libera una poltroncina e sono di nuovo vicine. Ed io a loro.
- Visto? piove. io non faccio nulla.
- Dai ormai siamo qui.
- Te l'avevo detto che avremmo dovuto venire questa mattina.
- Ma le previsioni davano pioggia dalle dieci.
- Invece non ha piovuto per nulla.
La parrucchiera si avvicina e le saluta,
- Allora, state discutendo di nuovo? chi è la maggiore fra le due, non lo ricordo mai?
- Lei. Comunque io non ho voglia di far nulla, quando piove mi passa la voglia di fare qualunque cosa, avremmo dovuto venire questa mattina, io glielo avevo detto che avremmo fatto bene a venire questa mattina.

Nel frattempo le stanno applicando le cartine in testa per rinnovare l'oro e quindi la schiavitù e le hanno spennellato anche le sopracciglia, l'altra attende il suo turno ascoltando la sorella lamentarsi, buttando un occhio ai vetri per controllare la pioggia e scrutando il display del cellulare.

Quante similitudini, mi spunta un sorriso solo mio, unico particolare, entrambe vestivano in blu, noi non siamo ancora pronte per il blu, vero sis'?!!

martedì 14 maggio 2013

né vinti, né vincitori


Non resisto alla tentazione di confrontare la mia pagellina con quella del papà, che ancora giace non consegnata sul tavolo in cucina in attesa di essere imbustata ed affrancata, e una cosa mi è evidente: Hulko capziosamente fa considerazioni genetiche sui suoi risultati personali nello sport.

Al cambio stagione...


c’è quel vestito che era di tua mamma, quando eri adolescente, che lei scartò e fece sistemare dalla sarta per te, per accorciarlo e renderlo più giovane. E tu invece non l’hai mai messo perchè ogni volta che lo indossavi ti vedevi vecchia. Ma l’hai conservato perchè non ti sei mai sentita di dar via un abito che fosse stato di tua mamma.
Poi fai il cambio stagione SS 2013, capita che lo riprovi, ci metti una cinturina semplicissima a vita alta e dici: “Massì, ma sai che non mi sta poi così male?!?”
Sono diventata vecchia!

domenica 12 maggio 2013

Alice nel paese delle meraviglie


 Alice e il Paese delle Meraviglie


Alice, dopo una paseggiata si addormenta ai piedi di un albero. Mentre dorme, lì vicino passa un coniglio parlante.

 Alice si sveglia vede il coniglio che si infila in un buco del terreno e decide di inseguirlo.

 Alice si trova in una sala dove ci sono molte porte e assagiando un liqui e dei biscotti incomincia a crescere e a ripicolire.

 Entrata nel giardino Alice vede la casetta di Bianconigio, ma ci rimane incartrata dentro perché comincia a cresere

 Poi, seguendo Coniglio, incontra uno strano esere: il Brucaliffo. Lui le dà un fungo che la fa tornare normale

 Sopra un alberto un gatto (Stregatto) che le dice che in quel mondo sono tutti pazzi e scompare

 Sucesivamente entra nella casa della Lepre marzolina e vede questa, il Cappellaio matto e il Ghiro che festeggiano un "buon non compleanno" Ad un certo punto pensa che siano tutti pazzi e se ne va

 Alla fine alice incontra là Regina cuori con i suoi valetti (carte) che ordina di tagliare la testa

Si tiene un processo e proprio quando le guardie stanno per afferlarla, Alice si sveglia e capisce che ha solo sognato il "Paese delle meraviglie"

martedì 7 maggio 2013

Liberatemi.

Trova un ragazzo che ti chiami bella e non figa,che ti richiami quando gli sbatti il telefono in faccia,che rimane sveglio per guardarti anche mentre dormi,che ti tiene per mano anche difronte agli amici,manda questa catena a tante persone quanti sono i tuoi anni! Se lo fai, alle 24 il tuo vero amore si accorgerà che gli piaci,ti capiterà qualcosa di bello domani...Se rompi la catena sarai maledetta nei problemi di coppia per sempre... 
Meglio tentare❤

Ieri mattina alle 7 mentre mi asciugavo i capelli una compagna di classe di Hulko mi ha whatsapp-ato l'anatema che ho ovviamente scordato fino a questo momento.
Le avevo risposto che ci avrei provato ma che lei in cambio dovesse andare a far colazione e prepararsi per la scuola. 
Diciamocelo non era fattibile, 11 amici li trovi da 'incatenare' ma a me non sarebbero bastati tutti i contatti in rubrica per colmare il gap.
Ad ogni modo la mezzanotte è passata ed è anzi alle porte la mezzanotte successiva, sono ancora single e   fatico oltretutto a comprendere la portata del dramma "sarai maledetta nei problemi di coppia". Sarò maledetta sempre e comunque? Sarò maledetta e piena di problemi? Mi maledirò per essere entrata a far parte di una coppia? Di qualunque cosa si tratti mi servono 41 volontari per non dovermi consumare maledetta nei problemi di coppia fino alla fine dei miei giorni.

venerdì 26 aprile 2013

Pensieri fermi.

Ci sono giorni che nascono e si spengono nel segno della malinconia.

sabato 20 aprile 2013

Buon Anniversario NHV!

Quattro anni dal primo post. Qualcosa di più da quando prendeva forma l'idea. In mezzo fiumi di parole, immagini, pensieri, lacrime e sorrisi. Ci sono post che ho scritto piangendo. Molti altri invece mi hanno divertita. Un blog è quanto di più vicino ci sia ad un diario ma ancor più somiglia ad una telefonata con l'amica del cuore. Quanto tempo passato a picchiettare sui tasti, gli occhi strizzati e il formicolio alle natiche. Quante soddisfazioni. Quante nuove amicizie. Virtuali per lo più ma per l'intensità dei commenti ricevuti ho finito con il figurarne i volti. Ci ha raccolti intorno al tavolo, pardon allo schermo. Colorati, improvvisati e tenaci blogger. Ma si sa  è necessario essere anche un buon lettore per essere una buona penna e leggere richiede pari dedizione dello scrivere, disegnare, colorare e fotografare. Così per ogni buco nel nostro blog c'è una pagina letta in più nel blog di qualcun altro.
La stessa goliardia di una serata fra amici. Resterà il nostro blog e continuerà a vivere fintanto che ci permetterà di evadere. Insieme o in solitaria. 

mercoledì 17 aprile 2013

"E' tempo di azzurro."

Io non ce l'ho. La dote. Non quella anacronistica che si metteva 'in palio' insieme alle figlie da dare in spose quasi si dovesse colmare un'insufficienza. Intendo il dono di scoprire una persona alla prima impressione. Io non capisco mai chi ho di fronte. Non ci vado nemmeno vicina. E aver già vissuto 40 anni non mi aiuta, continuo a vivere nel buio. Prendo delle cantonate pazzesche. Al contrario invece appaio nitida agli altri. Ritrovarmi nelle parole di chi mi descrive spesso mi illumina. Mi sento dipanata. Come madre. Come professionista. Come donna. Oltre quindici anni fa, la responsabile di divisione mi giudicò leale. Immagino facesse parte della mia natura ma sentirmelo riconoscere fece sì che ne prendessi consapevolezza. Sono una persona leale. Ero già tante cose ma non mi preoccupavo di capirle. Adesso ascolto sorpresa e anche divertita. Mi arricchisco. Fosse anche solo di un sorriso.
"Riconosco il tuo stile di scrittura, sei molto descrittiva. Non dei paesaggi, degli scenari ma delle emozioni."
"Tuo figlio è ansioso perché vede che tu sei in ansia per lui."


domenica 14 aprile 2013

Succede.


Gli occhi bevono.
Le mani si tendono
  senza raggiungere. 
Il resto in attesa.
La bocca si apre
  le parole catturano il gusto di te.
Il suono mendace della promessa.
Più forte il profumo della vita.

domenica 7 aprile 2013

Perché sei l'amore mio.




Non vi e' dubbio che mi manchi tu 
e noi 
e il leccar le tue spalle nude 
e il tenerti sulle mie ginocchia 
e sentir l'odore della vita sul tocco delle nostre labbra
 e provare la nebbia negli occhi in un giorno di sole scintillante quando tu sei l'unico mondo nella mia anima.


Poesia, anonimo (innamorato pazzo della vita)

venerdì 5 aprile 2013

Ballerine.

E' approdata in un batter d'ali al tavolino di fianco al nostro. Un caschetto rosso ramato come solo la bambola di mia sorella prima, frangetta sfrontata, sorriso da latte, gonna corta in tulle e ballerine rosa shocking con i brillantini. Non sono più riuscita a toglierle gli occhi di dosso. Un metro di quattrenne. Non è stata ferma né tanto meno zitta un attimo.
Ad un certo punto si è incantato il disco perchè nessuno le prestava attenzione,
- "Ooooggi ho mangiato..."
- "Ooooggi ho mangiatooo..."
e finalmente al terzo tentativo urlato e trascinato,
- "All'aaasilo oggi ho mangiatooo  la cotoleeetta e la paaasta bollente."
Un altro battito d'ali e si era già allontanata.

Stavo ancora sorridendo andando verso la macchina, mentre trovavo nel brodo la soluzione all'enigma della pasta bollente, quando mi sono chiesta - "Avessi avuto una bambina sarei stata capace di lasciarle interpretare in tutta libertà  la sua danza della vita?"
Sì, ne sarei stata capace, cosa sono in fondo tulle e ballerine in un venerdì sera qualunque per una che non disdegna un velo di ombretto glitterato fin dal mattino!?

lunedì 1 aprile 2013

Eli, il primo ragazzo down a scalare l'Everest.




Eli Reimer è un ragazzo di 15 anni con un sogno: scalare l'Everest. E lo ha realizzato. Da qualche giorno è il primo ragazzo down al mondo ad aver raggiunto il campo base della leggendaria montagna. Ce l'ha fatta insieme al padre e a un gruppo di amici. L'obiettivo non era solo personale. L'impresa ha voluto sensibilizzare l'opinione pubblica sui ragazzi disabili e raccogliere  fondi a favore della Fondazione Elisha, organizzazione non-profit fondata dai genitori di Eli nel 2005. Ci sono voluti 19 giorni e 113 km di scalata per raggiungere l'altezza di 5.370 metri. "E' stata un'esperienza straordinaria" racconta il padre "lui ha guidato il gruppo e ognuno di noi in questa impresa ha sperimentato una certa forma di disabilità"

Fonte
La Repubblica

martedì 26 marzo 2013

Da uomo a uomo.

“Da presidente della Camera dei Deputati e da donna respingo nel modo più fermo l’insulto che da lui arriva alla dignità del Parlamento. Neanche il suo prestigio lo autorizza ad usare espressioni così indiscriminatamente offensiva”, e ha concluso: “La critica alle manchevolezze della politica e delle istituzioni può essere anche durissima, ma non deve mai superare il confine che la separa dall’oltraggio”.

Da uomo a uomo: "Laura temo ti aspetti un lungo lavoro..."

E così anche Franco Battiato è caduto/scaduto, in frasi sessiste. Eppure una padronanza di linguaggio che gli permetta qualcosa di più credo ce l'abbia...
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/26/battiato-in-parlamento-troie-disposte-a-tutto-boldrini-parole-inaccettabili/542778/

domenica 24 marzo 2013

Crescere insieme.

Percorrevo il corridoio che porta alla zona notte, nelle case che hanno visto lustri e lustri di tramonti esistono ancora, rischiando di calpestare un esserino bianco che si dimenava sul parquet. Munitami di scopa e paletta l'ho raccolto e portato a conoscere Hulko in cucina.
Mammyx: Guarda cos'ho trovato, secondo te cos'è?
Lui, serafico: Una larva.
Mammyx: Una laaaaarvaaaa ma da dove è arrivata? Di cosa? Esistono le larve di topo??!
Hulko: Dai, mamma!
Sorride compiaciuto e continua,
Hulko: Sembrerebbe una larva termite o quella della formica leone ma qui non siamo nel deserto.
Si stava meglio quando si stava peggio, fossi stata sola lo avrei semplicemente restituito alla natura invece ora avrò gli incubi sognando l'attacco di orde di formiche leone. Altro che cavallette.


giovedì 21 marzo 2013

Davanti allo specchio...



Mammotta, la mattina mentre spazzola i capelli alle sue due bimbe...
Smarties: "Uffa mamma, anch'io voglio i capelli liscioli come Pansottina!"
Pansottina: "Smarties, si dice lisci! E poi solo le principesse hanno i capelli lisci."

mercoledì 20 marzo 2013

lunedì 18 marzo 2013

Festa del papà!


Sono stato promosso!

Donne. Mamme.


  • Dieci anni fa, esattamente a quest'ora, nasceva il mio piccolo immenso amore...mi piace pensare che abbia ascoltato la voce della sua mamma che, guardando la luna piena in una serata bellissima e calda, le aveva chiesto di non farsi attendere troppo, anche se non era ancora arrivato il momento....Bianca e' arrivata cosi' ed e' stata da subito un'altra vita...la mia terza, quarta, non le conto..certamente la piu' difficile e la piu' intensa..quella in cui se faccio un errore non e' piu' soltanto mio, se sono felice di riflesso lo e' anche lei..e non conto nemmeno le ansie, le preoccupazioni, gli imprevisti e l'imprevedibile, conta quello che siamo..io per lei la mamma piu' bella del mondo, quella che le parla tanto, non la sgrida quasi mai, ma che se alza la voce significa che basta, oltre non si va, quella che a volte si perde nei suoi pensieri, ma se arriva una vocina a chiedere cosa c'e' che non va, e' gia' passato tutto..lei per me la mia sintesi, la mia anima intrecciata alla sua...le parole non mi aiutano perche' lei e' tutto....non voglio immaginare oggi cosa sara' di noi nei prossimi anni.. mi bastera' averle insegnato ad essere felice per se stessa e per chi le stara' vicino, ma che la felicita' non e' mai scontata e costa fatica perche' va costruita, ogni giorno un po' di più, a dispetto di chi ti impone i compromessi o pensa che non la meriti..cosi mi aspetto di ritrovare mia figlia tra dieci anni, una piccola grande donna orgogliosa di se stessa e magari anche della sua mamma se sara' ancora, chissa'. la piu' bella del mondo...

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    L'ho letto questa mattina, sveglia da poco la neve fuori a dispetto della primavera alle porte, quasi una metafora della vita, ed emozionata ho pensato di volerlo condividere. Con il permesso di Elvira.


    sabato 9 marzo 2013

    Ho pianto.




    Negli anni '70, l'artista serba Marina Abramovic ha vissuto un'intensa storia d'amore con l'artista tedesco Ulay. Per 5 anni hanno vissuto insieme in un furgone realizzando moltissime performance. 

    Quando hanno sentito che il loro rapporto non valeva più la pena, hanno deciso di percorrere la Grande Muraglia Cinese. Ognuno ha cominciato a camminare da un lato e dopo un lungo camminare, si incontrarono nel mezzo, si diedero un ultimo grande abbraccio, per non vedersi mai più.

    23 anni più tardi, nel 2010, quando Marina era già un artista consacrata, il MoMa di New York dedicò una retrospettiva al suo lavoro. In questa retrospettiva, Marina condivideva un minuto di silenzio con ogni sconosciuto che si sedeva di fronte a lei. Ulay arrivò senza che lei ne fosse a conoscenza..

    scoperto grazie a http://friendfeed.com/nastja


    "Nel 1976 Abramović lascia la Jugoslavia per trasferirsi ad Amsterdam. Nello stesso anno inizia la collaborazione e la relazione con Ulay, artista tedesco, nato tra l'altro nel suo stesso giorno. I due termineranno il loro rapporto dodici anni dopo, nel 1989, con una camminata lungo la Grande Muraglia Cinese: Marina decide di partire dal lato orientale della muraglia sulle sponde del Mar Giallo, mentre Ulay dalla periferia sud occidentale del deserto del Gobi. I due cammineranno novanta giorni per poi incontrarsi a metà strada dopo aver percorso entrambi duemila e cinquecento chilometri e dirsi addio."  (fonte Wikipedia)

    domenica 3 marzo 2013

    E' stata dura.

    Ieri ho dato adesione per conto suo ad una lezione di ginnastica artistica con l'amico fidato del basket. Un punto di riferimento ma anche una fonte aggiuntiva di stress perché a quel punto avrebbe dovuto confrontarsi.
    Da quando l'ho messo a parte del progetto infatti a più riprese mi ha chiesto di cosa si trattasse. L'ho tranquillizzato spiegandogli che la lezione sarebbe stata a misura di bambino.
    Questo pomeriggio siamo stati in palestra insieme. I ragazzi impegnati a misurarsi con pertiche, corde, tappeti, travi e parallele e noi genitori impegnati ad affiancarli. A condurli il papà del fidato amico, già istruttore qualificato. Un altro volto familiare.
    Ogni esercizio è stata una prova. Tutto nuovo. Tutto faticoso. Sfidante e per questo minaccioso. Se nasci tondo non puoi morire quadrato. Sono rimasta nelle retrovie, presente, vigile ma ho lasciato che qualcun altro  colmasse il mio gap. Non sono una particolarmente temeraria né trascinatrice so quindi che la scarsa confidenza di Hulko nelle proprie capacità è più una risultante.
    In un paio di occasioni con un filo di voce mi ha detto, coperto dai gridolini eccitati degli altri, "Non so mamma se ci riesco." Uno in particolare lo ha abbattuto. Forse già provato dalla fatica dei precedenti, alle parallele ha preso qualche botta di troppo. Al morale.
    Eravamo soli nello spogliatoio e ha lasciato che le lacrime scendessero. "Non sono stato capace."
    "Invece sei stato molto bravo, erano tutti esercizi nuovi per te.
    "Lo so ma gli altri sono riusciti a farli."
    "Beh ognuno di loro ha sbagliato qualcosa e ha fatto meglio altro. Eravate qui per questo ma è stato divertente. Ti è piaciuto?"
    Non mi risponde, mi guarda solo con gli occhi pieni.
    Riprendo ricordando gli errori, gli episodi più buffi e raccontandogli che anche l'istruttore ha ammesso con il sorriso di non essere stato sempre perfetto nelle sue prove in passato, nonostante la passione.
    Per ristabilire gli equilibri gli ho mostrato il livido procuratomi alle stesse parallele dove lui prima di me aveva fallito che, forse cercando di superare i suoi stessi timori, mi ero imposta di provare.
    Abbiamo passato tutto il tempo, camminando verso il parcheggio e durante il ritorno in auto, a parlare di come servano le sfide per misurarsi con noi stessi. Con il corpo ma ancor prima con la mente.
    Siamo rimasti in piedi. Con orgoglio di entrambi.

    sabato 2 marzo 2013

    The question is: who cares!




    Io e Hulko non riusciamo più a smettere... :-D

    venerdì 22 febbraio 2013

    C'è una cosa che secondo me fa di un genitore un buon genitore



    Selvaggia Lucarelli
    Ieri nei pressi di Milano
    C'è una cosa che secondo me fa di un genitore un buon genitore, più di altri gesti e parole magari più ridondanti. Succede quando scopri che tuo figlio è negato, ma proprio innegabilmente negato, facciamo proprio una capra, a fare qualcosa che ti piacerebbe facesse benissimo e che lui è convinto di fare benissimo. Che so, è convinto di essere Michael Jordan, tu sogneresti di applaudirlo alla finale dell'nba, ma la cruda verità è che non riuscirebbe a centrare neanche una piscina con un'arachide. O magari crede di essere l'erede di Mirò, tu lo incoraggi, ma la cruda verità è che disegna da schifo. Ecco. Se in quel momento non provi nessuna smania di farlo smettere, nessuna ansia di cercare il suo certo talento nascosto, se non te ne frega nulla di saperlo primo in qualcosa e di fronte alla sua goffaggine sul campo o al Teomondo Scrofalo nell'album Fabriano, provi solo una grande tenerezza e pensi che gli faccia bene essere ultimo in qualcosa, ecco, secondo me sei un buon genitore. 

    http://www.facebook.com/selvaggia.lucarelli

    lunedì 18 febbraio 2013

    esercitandosi.


    se solo tu mi conoscessi sapresti che temo le grandi emozioni. tutte.

    se solo tu mi conoscessi sapresti che diffido dal lieto fine pur bramandolo.
    se solo tu mi conoscessi sapresti che non sono mai certa di nulla.
    se solo tu mi conoscessi sapresti che il tempo non è mai abbastanza. né quello trascorso, né quello a venire.
    se solo tu mi conoscessi sapresti che mi occupo degli altri prima ancora che di me stessa.
    se solo tu mi conoscessi sapresti che ciò che all'inizio mi entusiasma è anche ciò che più tardi mi spaventa.
    se solo tu mi conoscessi sapresti che la mia agenda resta intonsa ma ogni anno la rinnovo.
    se solo tu mi conoscessi sapresti che per ogni domanda ho un'infinità di risposte.
    se solo tu mi conoscessi sapresti che non amo le sorprese.
    se solo tu mi conoscessi sapresti che non sono capace di prendere senza dare.
    se solo tu mi conoscessi sapresti che non amo la mia mediocrità.
    se solo tu mi conoscessi sapresti che mi sento debole nella mia forza e forte nella mia debolezza.
    se solo tu mi conoscessi sapresti che non mi abbandono mai ad un abbraccio.
    se solo tu mi conoscessi sapresti che spesso appaio più nitida vista da fuori.
    se solo tu mi conoscessi sapresti.
    se solo tu mi conoscessi.
    se solo tu.
    se solo.
    se.

    domenica 17 febbraio 2013

    E visse. Fiaba senza lieto fine. (Temo)

    Ci sono storie che ti colpiscono.
    Ci sono realtà che ti sorprendono.
    Ci sono uomini grandi e anche un po' piccoli.
    Ci sono vite segnate dal dolore.


    La prima volta che chiacchierai con Oscar Pistorius – il Tg1 l’aveva sostenuto nella sua battaglia per partecipare alle Olimpiadi malgrado l’handicap fisico – mi ringraziò come uno studente beneducato e volle dire «I miei eroi sono Gandhi, Mandela, il mio presidente sudafricano, e James Dean.

    Gandhi e Mandela insegnano forza, tenacia e saggezza. Dean lo ammiro perché è “cool”, affascinante». L’ho rivisto l’estate scorsa, alle Olimpiadi di Londra, sogno finalmente realizzato. Per evitare i paparazzi si allenava in periferia, a Twickenham, alberi ombrosi, silenzio, scuole. Sulle protesi al carbonio, marca Flex Foot Cheetahs, Pistorius scattava sudato con il compagno di squadra Ofentse Mogawane. Sulle orecchie, a tappare il mondo, la cuffia del rapper Dr Dre.

    Durante una sosta, mentre qualche scolaro gli chiedeva timido l’autografo, lo vidi intento a scrivere sul taccuino, aveva la mania di appuntare ogni dettaglio del giorno, dieta, allenamenti, condizioni meteo, stato di forma. Lo salutai da lontano, si alzò subito cortese, abbracciandomi madido di sudore. Volle mostrarmi il tatuaggio «I do not run like a man running aimlessy», io corro ma non come chi è senza meta, tratto dalla Prima lettera di San Paolo ai Corinzi, 9,26 «Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza meta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria, anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato».

    Ora Oscar Pistorius è stato squalificato. La sparatoria che ha ucciso la sua bellissima ragazza, Reeva Steenkamp, cancella nel sangue della quotidiana violenza del Sud Africa la sua immagine di atleta, promotore dei diritti umani, manager felice del proprio business, modello per tanti sofferenti. «Dopo aver predicato agli altri» attende il processo in galera, la polizia non crede alla sua versione: «Ho scambiato Reeva per un ladro». Troppe pallottole, voci di litigi in casa e quel tweet dolce e tragico della giovane massacrata: «Che asso nella manica avete per il vostro ragazzo a San Valentino?».

    Mettiamo sulle spalle dei campioni le nostre ambizioni, frustrazioni, speranze, delusioni. Poi li vediamo saltare sotto l’usura della vita, Maradona con la cocaina e i guai familiari e fiscali, l’asso del ciclismo Armstrong – anche lui a lungo idolatrato per la battaglia contro il cancro - spogliato della gloria dei Tour per la pervicace e arrogante tossicodipendenza al doping, il campione del football americano O.J. Simpson accusato di avere ucciso la moglie e assolto dopo un controverso processo. I calciatori delle scommesse, Marco Pantani morto disperato. La depressione dopo il boato della folla, il libero della Roma e del Milan Agostino Di Bartolomei che si spara con la Smith&Wesson lasciando un messaggio che nessuno ascolterà: «Mi sento chiuso in un buco».
    Eleviamo gli sportivi ad eroi del nostro tempo, e se devono superare, come Pistorius, un limite che li fa apparire più deboli di noi, ancor più concediamo ammirazione. Ci vendicano dalla normalità, se ce l’hanno fatta loro, anche noi oltrepasseremo le difficoltà, saremo primi al traguardo sognato.

    Dimentichiamo, in questa delega frettolosa, l’angoscia, la pena, la fatica, fisica e morale, che logora uomini e donne dell’Olimpo. Pistorius mormorava: «Leggo le critiche sui vantaggi che mi darebbero le protesi in gara, e mi chiedo: come mai allora, visto che adesso le mie “scarpe” sono legali, non le usano anche gli altri atleti? Sanno i critici cosa voglia dire il bruciore terribile nei moncherini dopo un allungo? M’è capitato di immergerli nel ghiaccio per il dolore», ma al Villaggio Olimpico si parlava del contratto con la Ferrari, del motoscafo, delle moto da cross con cui s’era rotto le costole, delle tigri bianche che aveva comprato, dei soldi degli sponsor.

    Ora la corsa che sperava avesse una meta oltre il disordine l’ha portato alla sparatoria nel residence di lusso, al cadavere massacrato di Reeva, nelle foto sulle riviste patinate perfetta compagna di un uomo perfetto. Ma la perfezione che imponiamo ai nostri idoli maschera la nostra imperfezione. In un momento che ora il tribunale del Sud Africa dovrà accertare, e che forse resterà per sempre oscuro, l’atleta olimpico Oscar Pistorius, campione medagliato delle Paralimpiadi che aveva sfidato i «normali» sulle piste di atletica, ha perduto la meta, ha corso come i dissennati da cui San Paolo ci mette in guardia. Il monito era tatuato sulla pelle, non nell’anima. Reeva paga il prezzo della ferocia, donna tenera che nel profilo twitter si definiva «Bambina di Dio». Noi sugli spalti, pronti ad applaudire i gladiatori, ad alzare il pollice felice alle loro imprese, meditiamo oggi prima di calarlo come giudici spietati: non è forse il pollice in su e in giù marchio di elogio e bocciatura su Facebook, la nostra piazza mondiale? Come siamo disumani nel chiedere imprese ad eroi che sono solo umani, non ghigniamo alla loro caduta. Piangiamo Reeva e chiediamo per lei giustizia, aspettando la verità su Pistorius, caduto da stella del firmamento a imputato di omicidio. Meditiamo perché, a San Valentino, la violenza del mito di James Dean ha sopraffatto la saggezza di Nelson Mandela.

    Pistorius, il traguardo perduto di un eroe fragile.
    Gianni Riotta, La Stampa 15/02/2013

    February 14, un-conventional.

    pullman di giapponesi
    pane alle olive
    rosa verde acido a stelo lungo
    decimo piano
    domande
    pic-nic al chiuso
    millerighe


    candele
    riflessi
    rosa rossa a stelo lungo
    Valentine's card
    cioccolatini nascosti
    frutti rossi
    champagne


    arrivo e partenza.

    sabato 9 febbraio 2013

    Urto.



    Come un'onda. Mi ha investita, travolta e abbandonata, lì dove mi ha colto. Lasciandomi con gli occhi bagnati di lacrime a ricordare. Da settembre, da quando un infarto gli ha troncato la vita, passo 9/10 ore tutti i giorni seduta alla mia scrivania a pochi passi da quello che è stato il suo ufficio. Ma quello non mi annienta, mi sono quasi abituata a non sentirne più la voce o a non sentirne più il passo arrivare alle spalle. Purtroppo.

    Questa sera però un'occasione totalmente diversa mi ha condotta poco distante da lì e percorrendo lo stesso piazzale dove un paio di anni fa ci eravamo dati appuntamento con un gruppo ristretto e selezionato di colleghi per andare a cena, mi è tornata la sua voce, con quel suo fare distinto, che diceva, "Ci sei anche tu? Bene, che piacere."

    Stavo rientrando da una giornata molto intensa ero serena, lontano con la mente, con il cuore, eppure qualcosa mi ha riportata là a quella sera, forse il pullman parcheggiato nello stesso punto. Forse una luce. Forse un'ombra. Forse un'emozione.

    martedì 5 febbraio 2013

    Quella strana cosa chiamata AMORE


    Già è proprio una strana cosa...che ti fa sognare, fare progetti, carica, dà entusiasmo nella vita, poi, a volte svanisce...come fosse la polverina magica di Trilli.

    Ieri mio fratello è stato lasciato dalla sua fidanzata, dopo 8 anni di fidanzamento...e no, lei non è "la stronza puttana che, come si permette, fa soffrire mio fratello!"...io con lei mi sono messa a piangere via chat perché io so e tutti quelli che li conoscono sanno, quanto lei lo amasse, forse "pure troppo" a volte ho pensato.

    All'inizio, erano piccoli, 19 anni lei e 20 anni lui, lei era succube, pendeva letteralmente dalle labbra di lui, il suo dio...e io non condividevo...poi ho imparato a conoscere il loro modo di amarsi. E chi ero io per giudicarlo? L'amore è così è una cosa unica tra due persone, è personalissima, quel che conta è che entrambi siano felici...e loro lo erano, tanto.

    Il loro modo di amarsi era che lei seguiva quel che lui le diceva e lui pensava ad entrambi, al bene di entrambi. Certo, erano giovani, poi, come ogni rapporto sarebbero cresciuti nel loro rapporto riuscendo ad essere ognuno autosufficiente ma indispensabile all'altro, pensavo.

    Poco prima di capodanno abbiamo pranzato insieme, lei gli rispondeva, diceva la sua e io ho pensato: "oh, ecco, sono maturati, finalmente sono pronti per quello che vogliono andare a fare, vivere insieme"...invece ieri sera ho capito che probabilmente lì lei già non lo amava più e credo che neppure lei se ne rendesse bene conto ancora.

    Perché quella strana cosa chiamata AMORE non è vero che non può nascere in giovane età e seguirti per tutta la vita. E' così, l'amore è quella strana cosa che cresce e matura nel rapporto a due in cui i progetti sono condivisi, le aspettative di vita, lo sguardo verso le cose è volto nella stessa direzione.

    A volte non è così e due cuori crescono in modo discorde e su questo la ragione non può nulla perché non ci si può costringere ad amare chi il nostro cuore ad un certo punto non è più disposto ad accettare e sente lontano dalle sue aspettative.

    Allora io mi sento ti ammirare la maturità di mio fratello e della sua ex-fidanzata, perché hanno rispettato il loro amore fino alla fine e nel rispetto reciproco hanno deciso di conservare quello che di meraviglioso è stato nella loro vita.

    domenica 3 febbraio 2013

    ApparenteMente. Sono forte di stomaco.

    Ti arriva così, mentre fai altro.
    Mentre il corpo si dedica ad altro la mente per conto suo, dissociata, ricorda e rielabora. Forse confronta. Forse affronta. Delibera. Mi piace questo verbo l'ho scelto apposta, per la promessa che contiene.
    Stavo stendendo il bucato e onestamente senza alcun preavviso né motivo evidente ho realizzato che quando le cose sono giuste fanno strada da sole. 
    Ho sempre sofferto il mal d'auto e di pullman per inciso eppure quando ho fatto spostamenti lunghissimi in macchina con l'uomo che è poi diventato il padre di mio figlio per lui, per il nostro viaggio, per il nostro stare insieme ho letto mappe e cartelli stradali ed è forse l'unico accanto al quale, mentre guidava, sono scivolata nel sonno. Allora mi fidavo di lui.
    Quando ho avuto bisogno di ritrovarmi, di sgomberare la mente, rigenerare le forze, sono salpata per mare senza soffrirne cullata dalle onde, lo sguardo perso all'orizzonte, per giorni interi di navigazione.
    Quando mi sono scoperta in lieta attesa, a dispetto del racconto e dell'esperienza di tantissime prima di me, non ho avuto nausee, né altri disturbi, nove mesi di quiete, certo il sovraccarico ormonale mi ha fatto piangere ogni lacrima ma la pelle disidratata non è stata fatale a nessuno.
    Non ho dovuto far nulla perché ciò accadesse eppure oggi mi accorgo che era proprio così che dovesse andare. Credo sia stata la mente nella sua complessità ad offrirmi solo la coda del pensiero, non credo siano stati il colore delle mollette o la fantasia dei calzini che stendevo ad aprire il ponte con il passato.
    Stavo assimilando qualcosa. Assaporavo.



    mercoledì 30 gennaio 2013

    Specchio dei miei desideri...


    B: “Ciao mamma, volevo dirti che a Capodanno vado a Monaco di Baviera in macchina e passiamo la notte di San Silvestro a una festa”

    M: “Sei matta? Dove hai messo la testa, non vorrai fare la fine di tuo Zio in Germania?!”

    B: “Bhe, certo che no, non ci avevo neppure pensato. Credo che le probabilità di fare un incidente siano identiche in tutto il mondo. E poi, erano altri tempi, le strade meno sicure, poco illuminate, la gente meno attenta. Stai tranquilla, andrà tutto bene.”

    M: bip bip bip

    B: “Pronto mamma?! Ci sei?”

    Alla trentasettesima domanda, cedo alla consapevolezza che sto parlando al telefono da sola e realizzo che se non mi decido a salire in macchina passerò la mezzanotte dell’ultimo dell’anno all’autogrill di Lugano a imbottirmi di qualche imitazione svizzera dei Camogli, dal momento che sono già le 3 del pomeriggio del 31 dicembre.

    Cedo subito la guida alla mia compagnia di viaggio, instancabile pilota, promettendole che avrei adempiuto al mio dovere non appena si sarebbe stancata di guidare.

    E purtroppo, nonostante i miei innumerevoli tentativi di rendermi utile al posto del copilota, mixando per esempio CD come se fossi un deejay professionista e sbucciando tutti i mandarini delle vettovaglie del viaggio, il momento del passaggio della consegna arriva al confine con l’Austria.

    V: “Ti spiace guidare un po’? Sono un po’ stanca”

    B: “Nessun problema, volentieri”.    

    Prendo subito la guida e passiamo un’ora in coda alla frontiera a motore spento.

    B: “Bhe, vedi, alternarsi alla guida è la cosa migliore in un viaggio come questo.”

    Terminata la coda, procedo nella corsia di destra a 60 km/h (con limite di velocità a 130) per circa 4 chilometri alzando regolarmente il dito medio verso tutti quei guidatori “nevrotici” che si permettono di avvicinarsi alla mia macchina sfanalando gli abbaglianti come se fossero pronti al decollo. Aggiungo al tutto qualche epiteto colorato nei confronti della popolazione indigena…

    All’inizio del quinto chilometro urlo alla mia Thelma, cercando di mascherare il terrore che si dirama negli arti, la tensione dei muscoli della cervicale e della sciatica, il tremore della voce: “Bhe, sappi che io sono serena, se vuoi guido io fino a Monaco…”

    Alla prima area di sosta (circa all’inizio del sesto chilometro) cedo il volante. Da quel giorno non ho più guidato.

    Passano alcuni giorni, riprendo fiducia e mi sento forte. Tra i propositi del nuovo anno ho scritto sullo specchio del bagno: “Guardare sempre il bello e il buono di ogni esperienza”.

    Poi, però, al rientro da una serata mondana avverto un lieve bruciore alla gola, il quale si trasforma nel giro di qualche colpo di tosse in una bronchite acuta.

    B: “Ciao mamma, sono a casa con la bronchite, se vuoi passare a trovarmi nel pomeriggio beviamo un tè caldo insieme”

    M: “Lo sai che il figlio della sorella dell’amica della nostra vicina, durante la notte, è stato ricoverato in ospedale per una broncopolmonite. I genitori sono andati a trovarlo la mattina seguente e l’ hanno trovato morto?”

    B:  bip bip bip

    M: “Pronto, tesoro? Devo chiamare il 118?!Stai male? Ti raggiungiamo subito al pronto soccorso più vicino.”

    Riattacco il telefono e, dal momento che non riesco a porre fine a una sequela infinita di colpi di tosse, mi convinco (a) di avere un tumore ai polmoni; (b) che un broncospasmo stia lacerando il mio torace; (c) che l’asma si stia cronicizzando e abbia intenzione di risucchiare i miei alveoli polmonari; e (d) di dover aumentare le dosi di antibiotici e cortisone.

    Decido di trascinarmi fino al bagno per cercare di riprendere le forze e mi specchio tra le lettere.

    Ritorno in cucina e preparo una tazza di latte caldo con del miele e una fetta enorme di pane e nutella, accendo il dvd del mio film preferito e penso, ignorando l’universo, che questo sia il bello e il buono di essere malata…

    mercoledì 23 gennaio 2013

    Waiting for Valentine's Day. Again.

    Voglio essere principessa anch'io. Non importa se per un attimo, un giorno o tutta una vita, io voglio credere nelle favole. Voglio tutto. Principe azzurro, rospo, strega cattiva, nanetti stacanovisti, posateria danzante, mele bacate, gobbi (anche bianconeri) e cacciatori buoni, quelli che sparano per salvare le vecchiette per intenderci. Voglio ballare con il mio principe. Voglio un vestito sfavillante. Voglio vedere le sorellastre rosicare. Voglio giocare con i sette nani. Voglio essere più strega della strega. Voglio piangere e ridere. Voglio scoprirmi forte dopo essere stata vulnerabile. Non voglio rinunciare alla magia delle favole perché forse il principe mi pesterà i piedi danzando o perché Anastasia è anche  più perfida di quanto potessi immaginare. Non serve essere intelligente, scaltra e determinata se non hai nulla con cui misurarti.
    Voglio vivere la poesia della vita.

    The happy ending.

    Foto di famiglia

    Best memes from the 2013 Obama inauguration. (Gerald Herbet/AP Photo)



    venerdì 18 gennaio 2013

    Fuori gioco.

    Vado a svegliarlo, meno di 2 ore e scenderà in campo.
    Io: Buongiorno.
    Hulko: Ciao mamma. A che ora sei tornata ieri sera?
    Io: Dai giù dal letto che devi giocare. Latte o té?
    Hulko: Latte.
    Lo lascio a fare i conti con il cambio dei vestiti, il sonno e la pigrizia. Dopo qualche minuto mi raggiunge in cucina.
    Hulko: Non mi hai risposto.
    Io: Alle 2.00
    Hulko: Alle 2.00??!
    Comincia il rito dei tuffo acrobatico dei biscotti nel latte, sembra distratto ma evidentemente non lo è.
    Hulko: Secondo te avrei dovuto vivere con il papà?
    Io: Tu avresti preferito vivere con il papà?
    Hulko: No.
    Io: Allora va bene così, ma in qualunque momento decidessi di volerlo fare sappi che sarei d'accordo. Sarebbe stato sicuramente diverso ma non so risponderti se in meglio o in peggio.
    Riprende la colazione. Esegue la terapia contro l'asma, prepara lo zaino e usciamo di casa.
    Saliamo in macchina
    Hulko: Ti sei divertita ieri sera?
    Io: Sì, certo.
    Hulko: Con chi eri?
    Io: Sono stata a cena con un amico.
    Si volta di scatto.
    Hulko: Mi devo preoccupare?
    Non è la prima volta che mi ritaglio uno spazio da cui per ovvi motivi resta escluso ma questa volta ho ammesso che fossi sola con un ragazzo e lui credo stesse cercando di interiorizzare. Oppure proprio come a Natale le lacrime che tanto mi avevano stretto il cuore, immaginandole legate all'assenza del padre, erano in realtà dovute solo al gas della Coca Cola che gli aveva fatto frizzare il naso.

    domenica 13 gennaio 2013

    Se fossi diversa sarei un'altra.

    "Mi piaci di più con i capelli lisci."
    "Non parlare mentre mi baci."
    "Dovresti essere più sicura."
    "Sei troppo razionale" o "...troppo seria", "...troppo introspettiva", insomma a rotazione troppo di qualcosa.

    Mi rendo conto adesso che il mio essere sensibile e generosa, mi ha sempre portata a dividere le colpe, magari prendendo anche un paio di punti percentuale in più della  metà secca che nel normale ordine delle cose mi sarebbe toccata. "Noi non funzioniamo." "Non c'è comunicazione." "Vogliamo delle cose diverse." Insomma era la somma di noi due a non funzionare.
    Mi guardo indietro, in uno dei miei momenti di riflessione, con i popcorn a sinistra del laptop e la fidata Coca light a destra, e realizzo che voi uomini invece tendete ad assolvervi per non aver commesso il fatto. Sarebbe utile talvolta sentirvi dire, "Scusami non sei tu, sono io che sono incapace, inadatto, incompleto, incompreso, inatteso, indeciso, inaffidabile, introvabile..." ad esclusione quindi solo di innamorato.

    Molto devo a colui che oltre vent'anni fa mi ha insegnato a capire che rientriamo a stento nella vostra Top 5, dicendomi qualcosa che somigliava molto ad un "Mi piaci, davvero, ma non sei la mia moto."

    martedì 1 gennaio 2013

    Stop Complaining...and happy new year!

    Neanche il titolo è mio. Mio forse solo il merito di trovargli spazio qui. Appassionante, ironico e sagace. Instilla il giusto atteggiamento mentale.

    Che sia un nuovo anno ma anche un anno nuovo. Per tutti.


    lunedì 31 dicembre 2012

    Auguri 2.

    Indovinami, indovino,
    tu che leggi nel destino:
    l’anno nuovo come sarà?
    Bello, brutto o metà e metà?
    Trovo stampato nei miei libroni
    che avrà di certo quattro stagioni,
    dodici mesi, ciascuno al suo posto,
    un carnevale e un ferragosto,
    e il giorno dopo il lunedì
    sarà sempre un martedì.
    Di più per ora scritto non trovo
    nel destino dell’anno nuovo:
    per il resto anche quest’anno
    sarà come gli uomini lo faranno.

    Poesia di Capodanno
    di Gianni Rodari
    L'anno nuovo

    La non-lista.

    La colpa è di quello passato. Se non fosse andato così male, se non ci avesse lasciati con l'amaro in bocca e pieni di rimpianti non brameremmo tanto il cambio. Il 2012 ci ha portati a ringraziare anche solo di essergli sopravvissuti. Che è molto, con il senno di poi.
    Mi appunto un paio di cose, nulla di impegnativo tanto ho visto che le liste restano intonse. Comprare due lampadari per la casa e uno specchio a figura intera, sono 4 anni che mi ipotizzo soltanto dalla cintola in giù. Riprendere a viaggiare. Ricordarmi di sognare. Spolverare le scarpe da corsa. Imbiancare gli interni. Colorare gli esterni. Accettare che un po' di autostima non può uccidere. Leggere quello che scrivono gli altri. Leggere quello che scrivo io. Preferire quello che scrivono gli altri. Aumentare il dosaggio di autostima nel sangue. Trovare nuove compagnie per una birra e quattro chiacchiere o per quattro birre in un ricco silenzio. Questo aprirebbe anche un altro capitolo ma andiamo per gradi, il 2013 sarà l'anno dello specchio e dei lampadari, venga messo agli atti.