mercoledì 30 gennaio 2013
Specchio dei miei desideri...
B: “Ciao mamma,
volevo dirti che a Capodanno vado a Monaco di Baviera in macchina e passiamo la
notte di San Silvestro a una festa”
M: “Sei matta? Dove
hai messo la testa, non vorrai fare la fine di tuo Zio in Germania?!”
B: “Bhe, certo che
no, non ci avevo neppure pensato. Credo che le probabilità di fare un incidente
siano identiche in tutto il mondo. E poi, erano altri tempi, le strade meno
sicure, poco illuminate, la gente meno attenta. Stai tranquilla, andrà tutto
bene.”
M: bip
bip bip
B: “Pronto mamma?!
Ci sei?”
Alla
trentasettesima domanda, cedo alla consapevolezza che sto parlando al telefono
da sola e realizzo che se non mi decido a salire in macchina passerò la
mezzanotte dell’ultimo dell’anno all’autogrill di Lugano a imbottirmi di qualche
imitazione svizzera dei Camogli, dal momento che sono già le 3 del pomeriggio
del 31 dicembre.
Cedo subito la
guida alla mia compagnia di viaggio, instancabile pilota, promettendole che
avrei adempiuto al mio dovere non appena si sarebbe stancata di guidare.
E purtroppo,
nonostante i miei innumerevoli tentativi di rendermi utile al posto del
copilota, mixando per esempio CD come se fossi un deejay professionista e
sbucciando tutti i mandarini delle vettovaglie del viaggio, il momento del
passaggio della consegna arriva al confine con l’Austria.
V: “Ti spiace
guidare un po’? Sono un po’ stanca”
B: “Nessun
problema, volentieri”.
Prendo subito la
guida e passiamo un’ora in coda alla frontiera a motore spento.
B: “Bhe, vedi,
alternarsi alla guida è la cosa migliore in un viaggio come questo.”
Terminata la coda,
procedo nella corsia di destra a 60 km/h (con limite di velocità a 130) per
circa 4 chilometri alzando regolarmente il dito medio verso tutti quei
guidatori “nevrotici” che si permettono di avvicinarsi alla mia macchina
sfanalando gli abbaglianti come se fossero pronti al decollo. Aggiungo al tutto
qualche epiteto colorato nei confronti della popolazione indigena…
All’inizio del
quinto chilometro urlo alla mia Thelma, cercando di mascherare il terrore che
si dirama negli arti, la tensione dei muscoli della cervicale e della sciatica,
il tremore della voce: “Bhe, sappi che io sono serena, se vuoi guido io fino a
Monaco…”
Alla prima area di
sosta (circa all’inizio del sesto chilometro) cedo il volante. Da quel giorno
non ho più guidato.
Passano alcuni
giorni, riprendo fiducia e mi sento forte. Tra i propositi del nuovo anno ho
scritto sullo specchio del bagno: “Guardare
sempre il bello e il buono di ogni esperienza”.
Poi, però, al
rientro da una serata mondana avverto un lieve bruciore alla gola, il quale si
trasforma nel giro di qualche colpo di tosse in una bronchite acuta.
B: “Ciao mamma,
sono a casa con la bronchite, se vuoi passare a trovarmi nel pomeriggio beviamo
un tè caldo insieme”
M: “Lo sai che il
figlio della sorella dell’amica della nostra vicina, durante la notte, è stato ricoverato in
ospedale per una broncopolmonite. I genitori sono andati a
trovarlo la mattina seguente e l’ hanno trovato morto?”
B: bip bip bip
M: “Pronto, tesoro?
Devo chiamare il 118?!Stai male? Ti raggiungiamo subito al pronto soccorso più vicino.”
Riattacco il
telefono e, dal momento che non riesco a porre fine a una sequela infinita di
colpi di tosse, mi convinco (a) di avere un tumore ai polmoni; (b) che un
broncospasmo stia lacerando il mio torace; (c) che l’asma si stia cronicizzando
e abbia intenzione di risucchiare i miei alveoli polmonari; e (d) di dover
aumentare le dosi di antibiotici e cortisone.
Decido di
trascinarmi fino al bagno per cercare di riprendere le forze e mi specchio tra
le lettere.
Ritorno in cucina e
preparo una tazza di latte caldo con del miele e una fetta enorme di pane e
nutella, accendo il dvd del mio film preferito e penso, ignorando l’universo,
che questo sia il bello e il buono di essere malata…
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