sabato 9 maggio 2009

”Aiuto mamma, divento mamma, fai qualcosa”.

Era una notte né buia né tempestosa ma a tratti da urlo. Cominciavano, infatti, le doglie pre-parto. Ero una donna consapevole preparata all’evento. Tecniche di controllo del respiro, eseguite. Manuale del parto perfetto, acquistato. Colloquio con l’anestesista per consenso epidurale, fatto. Corso pre-parto, affrontato. Bagaglio per ricovero, pronto. Per la verità nell’attesa aveva avuto tutto il tempo di impolverarsi. Cd musicale con i pezzi preferiti, disponibile. Questo perché durante il corso preparatorio, oltre ad un’inutile visita guidata attraverso rilassanti sale parto a cui tu non accederai mai perché prima di te devono ultimare il travaglio altre otto donne, ti illudono anche sul fatto che potrai ascoltare la tua musica preferita, attendendo di raggiungere la dilatazione. Nella realtà ti ritrovi segregata sul lettino di uno studio lillipuziano, attaccata via cavo ad una macchina dal lieve ronzio, per il monitoraggio del battito. Coricata sul lato destro per alleggerire la pressione sull’aorta e non so cos’altro. Infine con la faccia rivolta al muro. Inanimato. Freddo. Malinconico. Ma non avrebbe dovuto essere la cosa più naturale, semplice e felice di questo mondo?

Torniamo ai preparativi. Parenti allertati. Termini gestazionali, rispettati. Ai mesi offerti da Madre Natura avevo già dato fondo, non è quindi che potessi tergiversare ancora a lungo. Svegliai così il futuro padre e ci avviammo trepidanti e allucinati verso l’ospedale. Strada facendo raccogliemmo mia madre infermiera da una vita che mi avrebbe assistito in sala parto, avete idea di cosa avesse già dovuto affrontare in più di 30 anni di ambulatori e sale operatorie?

Ingresso al pronto soccorso ore una del mattino. Avevo seguito i consigli dell’insostituibile manuale, tenendomi leggera ai pasti, così mi ritrovavo con una fame tremenda a cui però ben presto non pensai più. Avere un figlio infatti è una cosa tanto meravigliosa, bella e intensa che me ne fece dimenticare per le successive …vediamo un po’…17 ore di naturalissimo e gioioso parto.

Un caldo opprimente. Il sudore. La preoccupazione sul volto del mio compagno. Il pallore di mia madre spogliata completamente della forza della sua professionalità e mossa invece dal sentimento verso di me e verso il bambino, suo nipote. Un viavai di gente. Studenti. Infermieri. La voce serena del ginecologo che dava freschezza alle mie forze. Anestesisti in ritardo sui miei tempi che poterono praticare solo l’anestesia spinale piuttosto dell’epidurale. Odore di disinfettante. Il sole oltre i vetri. Riposai un paio d’ore. Al mio risveglio ricominciai ad avvertire le doglie. Mi praticarono ogni sorta di pressione, manipolazione, ‘mossa di pinco’ e ‘mossa di pallo’ ma il piccoletto non faceva capolino. In tutto questo tempo con gli occhi chiusi sentivo parlare mia madre o sentivo le sue mani che si prendevano cura di me, con gli occhi aperti la vedevo, sempre lì, vicino. Mi usciva qualche suono dalla gola. Strozzato. Rauco. Mi dicevano “signora urli pure”. Io non sentivo il bisogno di urlare. Il bambino andò in deficienza respiratoria. Tre volte. Mi si agitarono tutti attorno. Ad un certo punto, paradossalmente, mi venne da sorridere prendendo consapevolezza del fatto che di fronte a me, o meglio, di fronte alle mie ormai impudiche gambe aperte, avevo quattordici persone. C’erano delle complicazioni. Il cordone ombelicale attorno al collo e, forse perché stordito dall’anestesia, con una spalla non superava l’ultimo blocco. Tornò il mio ginecologo. Mi sorrise scaldandomi l’animo. Fece partire un giro di lancette e si armò di ventosa. Allo scadere dei sessanta secondi se non si fosse palesato saremmo corsi in sala operatoria.

Il piccolo dovette avvertire la minaccia di una venuta al mondo traumatica e si lasciò acciuffare per ritrovarsi fra le braccia del mio eroe personale. Piangente, un po’ bluastro e con un’espressione e un piglio già così marcati che ancora oggi a distanza di sette anni non si sono attenuati. Anche la mia ruga sulla fronte non si è più distesa. Allora per la tensione del diventare genitore, oggi per quella dell’essere un bravo genitore.

E’ un impegno molto grande e la mia mamma e il mio papà me lo hanno dimostrato in più occasioni della vita.

9 commenti:

  1. ...semplicemente emozionante...verissima la parte dell'illusione del travaglio felice!!:-))ho partorito un anno fa, il ricordo è ancora vivissimo, 20 ore di travaglio e poi... un cesareo!Gli anni non cancellano...
    un abbraccio

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  2. non sono mamma ma mi hai fatto emozionare! :)

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  3. di solito non parlo, ma disegno....
    però leggo tutto e nel leggere queste parole, ho le lacrime che scorrono sulle guance.
    un abbraccio, cara Mammyx..
    Lice

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  4. grazie.

    a te deliziosa Emma che hai con me rivissuto l'esperienza, senza confini spazio-temporali, del parto naturale. e che sarai quindi d'accordo nel dire alla fine che esiste una specie di bolla-di-sapone che protegge donna e bambino, altrimenti non partorirebbe più nessuna rinunciando ad uno dei momenti più intensi della vita.

    all'emozionata Eppifamili ma ti voglio anche giurare e spergiurare che è stato un caso (ok 2 con quello di Emma!) poco fortunato ma che di contro ne arrivano a compimento decine e decine in modo realmente naturale e gioioso. credimi :)

    a te Lice che stai arricchendo molti miei spazi con la tua sensibilità .

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  5. Intenso,emozionante,verace con un pizzico di ironia qua e la...uno dei post più intensi che abbia letto...ho la pelle d'oca!

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  6. grazie anche a te Giant, ci stai abituando a commenti sagaci che si confrontano piacevolmente con questo turbinio di voci al femminile.

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  7. Ma che bello....e ti dirò, anche se sono nella condizione che sono..mi son emozionata tantissimo e mi ha fatto molto piacere leggere la tua esperienza...ovviamente mi auguro qualcosa di più soft..hihiihi..ma anche se così dovesse essere...beh, sarà quel che sarà..
    Grazie! Bellissimo!

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  8. grazie a te signorina StoPerDiventareMamma che hai voluto sfidare le "leggi del buonsenso per condurre una gravidanza serena" leggendo cmq il mio post sul parto. e sai cos'è peggio? che prima che arrivi a scadenza il tuo ogni altra donna che incontrerai si sentirà in dovere ti prepararti all'evento fornendoti ogni ragguaglio possibile sul proprio parto. rassegnati non riuscirai a fermarle nè ad evitarlo. però puoi sempre far finta di svenire per farle smettere ;-)

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  9. Leggendoti si viene proprio coinvolti dal ritmo
    dell'evento, senti la tensione che sale, il respiro che diventa corto. Brava.

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