domenica 10 maggio 2009

Cosa sarà mai questo benedetto istinto materno?

Prima estate da mamma. Che ci vuole sono una donna informata e formata. Spiaggia. Sole. Mare. Tintarella. Muscoli. Conversazione. Lettura. Il primo giorno, pronta per uscire, ti accorgi che qualcosa è cambiato. La tua borsa per il mare pesa il doppio. Non vorrai farti trovare sprovvista di cambio costume, acqua e/o succo di frutta, merenda, giochi e formine, un asciugamano in più, una crema solare protezione assoluta e oltre? Allo stesso tempo speri ancora o meglio credi ancora di riuscire a vivere la spiaggia come ti è sempre piaciuto fare. Così si aggiunge il libro, il tuo acceleratore di abbronzatura, il pareo in tinta con il costume da indossare passeggiando sulla battigia, il pettine e il burro cacao (che poi chissà perché ci ostiniamo a portare che si scioglie sempre). Bene questa sorte di casa mobile è pronta, l’attacchi alla manopola del passeggino, ti giri, per prendere tuo figlio dal box e il passeggino si è rovesciato. Ti rigiri, rimetti il piccolo nel box che ti pianta addosso due occhioni increduli in cui puoi nitidamente leggere un interrogativo che ritroverai poi in altre occasioni “Saranno tutte così?” Cerchi di ignorarli. Togli la borsa. Sollevi il passeggino, sistemi il piccolo, lo leghi, riattacchi la borsa. Perfetto, assetto ristabilito. Sei già stanca. Vorrà dire che ti riposerai con il mare nelle orecchie. Via, spingi, tira, solleva e poi spingi, tira e solleva, ed eccoti all’ombra dell’ombrellone. Veloce ripasso mentale e quindi, prima la borsa poi il nanetto. Anzi no, prima la borsa, poi prendi e distendi l’asciugamano, prendi il nanetto e lo depositi, poi la crema e il cappellino. Tocca a te. La tua temperatura corporea si aggira sui 35/38° con un tasso di umidità altissimo. Ma poi suda a tutti la cute? Ti sei completamente dimenticata di te stessa. Guardi l’orologio, sei in spiaggia da oramai 20 minuti e sei ancora completamente vestita. Ecco perché fa così caldo in questo posto. Via tutto. Sei in costume, guardi l’acqua non molto distante dal tuo ombrellone-camping. Il nano dorme. No non puoi allontanarti. D’accordo non è la fine del mondo. Cominci a leggere. Un paio di pagine e il sonno viene a stuzzicare lo struggente ricordo di gioventù quando spiaggia equivaleva a recupero delle forze. Non puoi farti prendere né dal sonno né tanto meno dalla malinconia. D’accordo allora tintarella sia. Ti alzi sposti il lettino. Guardi il sole. L’orienti. Riguardi il sole. Lo sposti leggermente (si sa bastano pochi centimetri di inclinazione a fare la differenza) sistemi l’asciugamano. Ti sdrai, spalmi la crema, ti metti supina, slacci il reggiseno del costume et voilà il nano si sveglia. Riallacci. Ti alzi. Cappellino. Acqua. Canottiera. Piedini nell’acqua. Strilla. Tornate al lettino. Rifletti sulle molte possibilità che ti si offrono: 1) restituisci il nano al negozio, insieme al passeggino, 2) ipotechi la casa per pagare una tata in pianta stabile, 3) rimandi le vacanze ad anno da destinarsi e considerando che il servizio militare è a discrezione dei giovani chissà quando tornerai ad essere libera. Lo guardi ti si allarga il cuore e sei di nuovo mamma-convinta. Poi lo guardi di nuovo e “o mizzega si è scottato al sole”. Ti butti qualcosa addosso, non giuri neanche che sia lo stesso vestito che indossavi uscendo di casa, qual era poi che ti eri messa? Rivesti il nano, lo posizioni sul mini-shuttle, imbracatura fissata, conformemente alla vigente normativa CEE. Butti tutto nella borsa ma anche rispettando all’inverso l’ordine di uscita, ad operazione completata la borsa ora oltre a pesare è anche informe e improbabile. E via di ‘spingi, tira e solleva’ e finalmente approdi in farmacia. È il tuo turno, agguanti il nano impavida sfidando l’equilibrio nano-borsa e lo piazzi sul bancone onde evitare il gioco di mimo per spiegare in spagnolo l’accaduto. 'Guapo' sì ma faticoso.

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