sabato 20 febbraio 2010

"Perché io valgo."

Cambiano le mode, cambiano i modi. Una volta ognuno aveva il proprio spazio, adesso c'è la condivisione coatta, l'open space. Niente dita nel naso, niente piedi fuori dalle scarpe, niente segreti per nessuno. La mia postazione è lato corridoio, terza di una fila di tre scrivanie, alle spalle la parete di mobili-raccogli-faldoni polverosi e ingialliti che nessuno è più in grado di dire cosa contengano. Il bello di questi spazi aperti è che hai sempre compagnia anche quando di tuo non l'andresti a cercare il che rende tutto più facile, non sei obbligato a parlare se non ne hai voglia, il tuo interlocutore troverà presto nel tuo vicino di scrivania un ascoltatore più attento e allo stesso tempo hai sempre qualcuno a cui poter rivolgere un sorriso con gli occhi, oltre il divisorio qualora ne sentissi il bisogno.
Ci sono giorni in cui non passa quasi nessuno alle mie spalle e ce ne sono altri in cui c'è persino traffico e devo star attenta a far manovra con la sedia. Ieri è stata una giornata distesa, nonostante la pioggia e il cielo carico di disillusioni per il week end carnevalesco, e di gente ne è passata molta. In tanti mi hanno sprimacciato i capelli, da dietro, rallentando l'incedere, senza fermarsi. In segno di saluto. Di partecipazione. Di intimità. Di buon auspicio. Non saprei forse erano più ricci del solito, più ospitali, più invitanti per un gesto propiziatorio di poco più frivolo dei classici.

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