venerdì 29 gennaio 2010
mercoledì 27 gennaio 2010
Una babysitter da favola (Need a babysitter today?)
Le favole del Fiocco Gigante | 10
L'anno scorso a Pasqua, in casa del professor Tibolla, dall'uovo di cioccolata sapete cosa saltò fuori? Sorpresa: un pulcino cosmico, simile in tutto ai pulcini terrestri, ma con un berretto da capitano in testa e un'antenna della televisione sul berretto.
Il professore, la signora Luisa e i bambini fecero tutti insieme: Oh, e dopo questo oh non trovarono più parole.
Il pulcino si guardava intorno con aria malcontenta.
- Come siete indietro su questo pianeta, - osservò, - qui è appena Pasqua; da noi, su Marte Ottavo, è già mercoledì.
- Di questo mese? - domandò il professor Tibolla.
- Ci mancherebbe! Mercoledì del mese venturo. Ma con gli anni siamo avanti di venticinque.
Il pulcino cosmico fece quattro passi in su e in giù per sgranchirsi le gambe, e borbottava: - Che seccatura! Che brutta seccatura.
- Cos'è che la preoccupa? - domandò la signora Luisa.
- Avete rotto l'uovo volante e io non potrò tornare su Marte Ottavo. - Ma noi l'uovo l'abbiamo comprato in pasticceria.
- Voi non sapete niente. Questo uovo, in realtà, è una nave spaziale, travestita da uovo di Pasqua, e io sono il suo comandante, travestito da pulcino.
- E l'equipaggio?
- Sono io anche l'equipaggio. Ma ora sarò degradato. Mi faranno per lo meno colonnello.
- Be', colonnello è più che capitano.
- Da voi, perché avete i gradi alla rovescia. Da noi il grado più alto è cittadino semplice. Ma lasciamo perdere. La mia missione è fallita.
- Potremmo dirle che ci dispiace, ma non sappiamo di che missione si trattava.
- Ah, non lo so nemmeno io. Io dovevo soltanto aspettare in quella vetrina fin che il nostro agente segreto si fosse fatto vivo.
- Interessante, - disse il professore, - avete anche degli agenti segreti sulla Terra. E se andassimo a raccontarlo alla polizia?
- Ma sì, andate in giro a parlare di un pulcino cosmico, e vi farete ridere dietro.
- Giusto anche questo. Allora, giacché siamo tra noi, ci dica qualcosa di più su quegli agenti segreti.
- Essi sono incaricati di individuare i terrestri che sbarcheranno su Marte Ottavo tra venticinque anni.
- E' piuttosto buffo. Noi, per adesso, non sappiamo nemmeno dove si trovi Marte Ottavo.
- Lei dimentica, caro professore, che. lassù siamo avanti col tempo di venticinque anni. Per esempio sappiamo già che il capitano dell'astronave terrestre che giungerà su Marte Ottavo si chiamerà Gino.
- Toh, - disse il figlio maggiore del professor Tibolla, - proprio come me.
- Pura coincidenza, - sentenziò il cosmopulcino. - Si chiamerà Gino e avrà trentatre anni. Dunque, in questo momento, sulla Terra, ha esattamente otto anni.
- Guarda guarda, - disse Gino, - proprio la mia età.
- Non mi interrompere continuamente, - esclamò con severità il comandante dell'uovo spaziale. - Come stavo spiegandovi, noi dobbiamo trovare questo Gino e gli altri membri dell'equipaggio futuro, per sorvegliarli, senza che se ne accorgano, e per educarli come si deve.
- Cosa, cosa? - fece il professore. - Forse noi non li educhiamo bene i nostri bambini?
- Mica tanto. Primo, non li abituate all'idea che dovranno viaggiare tra le stelle; secondo, non insegnate loro che sono cittadini dell'universo; terzo, non insegnate loro che la parola nemico, fuori della Terra, non esiste; quarto...
- Scusi comandante, - lo interruppe la signora Luisa, - come si chiama di cognome quel vostro Gino?
- Prego, vostro, non nostro. Si chiama Tibolla. Gino Tibolla.
- Ma sono io! - saltò su il figlio del professore. Urrà,
- Urrà che cosa? - esclamò la signora Luisa. - Non crederai che tuo padre e io ti permetteremo...
- Ma il pulcino cosmico era già volato in braccio a Gino.
- Urrà! Missione compiuta! Tra venticinque anni potrò tornare a casa anch'io.
- E l'uovo? -domandò con un sospiro la sorellina di Gino.
- Ma lo mangiamo subito, naturalmente.
E così fu fatto.
Il pulcino cosmico. (Gianni Rodari, Favole al telefono)
L'anno scorso a Pasqua, in casa del professor Tibolla, dall'uovo di cioccolata sapete cosa saltò fuori? Sorpresa: un pulcino cosmico, simile in tutto ai pulcini terrestri, ma con un berretto da capitano in testa e un'antenna della televisione sul berretto.
Il professore, la signora Luisa e i bambini fecero tutti insieme: Oh, e dopo questo oh non trovarono più parole.
Il pulcino si guardava intorno con aria malcontenta.
- Come siete indietro su questo pianeta, - osservò, - qui è appena Pasqua; da noi, su Marte Ottavo, è già mercoledì.
- Di questo mese? - domandò il professor Tibolla.
- Ci mancherebbe! Mercoledì del mese venturo. Ma con gli anni siamo avanti di venticinque.
Il pulcino cosmico fece quattro passi in su e in giù per sgranchirsi le gambe, e borbottava: - Che seccatura! Che brutta seccatura.
- Cos'è che la preoccupa? - domandò la signora Luisa.
- Avete rotto l'uovo volante e io non potrò tornare su Marte Ottavo. - Ma noi l'uovo l'abbiamo comprato in pasticceria.
- Voi non sapete niente. Questo uovo, in realtà, è una nave spaziale, travestita da uovo di Pasqua, e io sono il suo comandante, travestito da pulcino.
- E l'equipaggio?
- Sono io anche l'equipaggio. Ma ora sarò degradato. Mi faranno per lo meno colonnello.
- Be', colonnello è più che capitano.
- Da voi, perché avete i gradi alla rovescia. Da noi il grado più alto è cittadino semplice. Ma lasciamo perdere. La mia missione è fallita.
- Potremmo dirle che ci dispiace, ma non sappiamo di che missione si trattava.
- Ah, non lo so nemmeno io. Io dovevo soltanto aspettare in quella vetrina fin che il nostro agente segreto si fosse fatto vivo.
- Interessante, - disse il professore, - avete anche degli agenti segreti sulla Terra. E se andassimo a raccontarlo alla polizia?
- Ma sì, andate in giro a parlare di un pulcino cosmico, e vi farete ridere dietro.
- Giusto anche questo. Allora, giacché siamo tra noi, ci dica qualcosa di più su quegli agenti segreti.
- Essi sono incaricati di individuare i terrestri che sbarcheranno su Marte Ottavo tra venticinque anni.
- E' piuttosto buffo. Noi, per adesso, non sappiamo nemmeno dove si trovi Marte Ottavo.
- Lei dimentica, caro professore, che. lassù siamo avanti col tempo di venticinque anni. Per esempio sappiamo già che il capitano dell'astronave terrestre che giungerà su Marte Ottavo si chiamerà Gino.
- Toh, - disse il figlio maggiore del professor Tibolla, - proprio come me.
- Pura coincidenza, - sentenziò il cosmopulcino. - Si chiamerà Gino e avrà trentatre anni. Dunque, in questo momento, sulla Terra, ha esattamente otto anni.
- Guarda guarda, - disse Gino, - proprio la mia età.
- Non mi interrompere continuamente, - esclamò con severità il comandante dell'uovo spaziale. - Come stavo spiegandovi, noi dobbiamo trovare questo Gino e gli altri membri dell'equipaggio futuro, per sorvegliarli, senza che se ne accorgano, e per educarli come si deve.
- Cosa, cosa? - fece il professore. - Forse noi non li educhiamo bene i nostri bambini?
- Mica tanto. Primo, non li abituate all'idea che dovranno viaggiare tra le stelle; secondo, non insegnate loro che sono cittadini dell'universo; terzo, non insegnate loro che la parola nemico, fuori della Terra, non esiste; quarto...
- Scusi comandante, - lo interruppe la signora Luisa, - come si chiama di cognome quel vostro Gino?
- Prego, vostro, non nostro. Si chiama Tibolla. Gino Tibolla.
- Ma sono io! - saltò su il figlio del professore. Urrà,
- Urrà che cosa? - esclamò la signora Luisa. - Non crederai che tuo padre e io ti permetteremo...
- Ma il pulcino cosmico era già volato in braccio a Gino.
- Urrà! Missione compiuta! Tra venticinque anni potrò tornare a casa anch'io.
- E l'uovo? -domandò con un sospiro la sorellina di Gino.
- Ma lo mangiamo subito, naturalmente.
E così fu fatto.
Il pulcino cosmico. (Gianni Rodari, Favole al telefono)
27 gennaio, giornata della memoria.
"Il male non ha né profondità, né una dimensione demoniaca. Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo sulla sua superficie. È una sfida al pensiero, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s’interessa al male viene frustrato, perché non c’è nulla. Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale."
Hannah Arendt
la sera è il mio libro
La sera è il mio libro. Risplende
nella rilegatura di damasco rosso.
Sfiorando l'oro delle cuciture
la apro con le mani, adagio.
E leggo la sua prima pagina:
felice di trovare un tono calmo
leggo più sottovoce la seconda,
e la terza già la sogno.
Rainer Maria Rilke, poeta e scrittore (Praga, 4 dicembre 1875 – Montreux, 29 dicembre 1926)
nella rilegatura di damasco rosso.
Sfiorando l'oro delle cuciture
la apro con le mani, adagio.
E leggo la sua prima pagina:
felice di trovare un tono calmo
leggo più sottovoce la seconda,
e la terza già la sogno.
Rainer Maria Rilke, poeta e scrittore (Praga, 4 dicembre 1875 – Montreux, 29 dicembre 1926)
martedì 26 gennaio 2010
lunedì 25 gennaio 2010
"Campioni si nasce. E io modestamente lo nacqui!"
E' stato convocato. Siamo stati convocati, in fondo io sono sempre la mamma. Da allora non ha più dormito. Per due sere l'ho accompagnato a letto salutandolo ma dopo poco me lo ritrovavo alle spalle. Ieri sera alla quarta volta che i suoi piedi nudi rifacevano la strada verso la camera mi ha confessato di essere preoccupato per la prima partita della sua vita. L'ho tranquillizzato, ho cercato di tranquillizzarlo, spiegandogli che è normale essere timorosi verso ciò che non si conosce ma che poi sarebbe stato fiero di se stesso una volta che lo avesse superato. Gli ho anche detto che gareggiare in squadra è ancora più gratificante perché ognuno mette a disposizione degli altri le proprie caratteristiche migliori per vincere insieme. Insomma gliel'ho raccontata un po' su ma facile che a far la differenza sia stata la stanchezza.
Ieri il grande giorno, non ne ha fatto alcun accenno per tutta la mattina, poi si è scrupolosamente preparato e aspettando suo padre mi ha chiesto serafico "Tu resti a casa a mettere a posto o mi vieni a vedere?" Non sarei mancata per nulla al mondo non c'era alcun bisogno di far leva sulla mia emotività. Ma non ero la prima con cui si era giocato la carta degli scrupoli di coscienza, nella rete ci erano già finiti LoZioexPiccolodiFamiglia e LaZia. Al primo aveva innocentemente chiesto la presenza invocando il fatto che avrebbe disputato la prima partita (e probabilmente anche l'ultima avremmo scoperto di lì a un'ora)e alla seconda credo addiritura si sia presentato in sogno con gli occhioni sgranati e il sorriso argentato (l'apparecchio). Ci siamo ritrovati in macchina, ognuno convinto di avere provveduto alla felicità più immediata degli altri, che altrimenti non sarebbero sopravvissuti alla situazione, LaZia devota all'alta tecnologia armeggiava con I-Phone, LoZioexecc.ecc. impostava un accattivante Garmin Rosa (dice in prestito!) ed io, l'antitesi del progresso, consultavo gli appunti trascritti su un foglietto.
In qualche modo siamo arrivati a destinazione poi in un attimo ci siamo lasciati risucchiare dal vortice di quella palestra di periferia dove due squadre di nanetti vocianti, festosi e colorati si allenavano a tirare al canestro.
Il fischio di lì a poco ha proclamato concluso il riscaldamento, si fanno le squadre, Hulko è ufficialmente chiamato in campo. Si allontana incerto e malfermo dalla panchina. Raggiunge gli altri tre e l'allenatrice. Si legge tutta la confusione nello sguardo e nei movimenti ancora più lenti del solito. E' il più alto ma non è minimamente consapevole di essere già in vantaggio. Lo piazzano a disputare la contesa. Si avvia al patibolo. Guadagna il cerchio centrale e si posiziona dando le spalle all'avversario. L'arbitro paziente lo fa girare. Batte la contesa ma è subito fallo. Qualcuno gli mette la palla in mano e lo fa arretrare di un passo per uscire dal campo e battere la rimessa. Sempre più smarrito si guarda attorno e decide di partire all'attacco senza battere (dev'essere la prima volta in quasi otto anni che prende l'iniziativa). L'arbitro recupera in qualche modo la palla e gli dice di ricordarsi, per la prossima volta, che le regole sono già state scritte da un po' e che di solito tengono buone quelle e si fa tutti alla stessa maniera, non dice proprio così' ma il significato è lo stesso.
Questo l'esordio e il resto non è stato da meno. Ad un certo punto nella ressa sotto canestro, si impossessa della palle, si gira, schiva un paio di mani avversarie ma già a quelle successive la consegna. Generoso come al solito, come la sua natura lo porta ad essere e in risposta allo sguardo attonito del suo compagno di squadra ha fatto spallucce come per dire 'La voleva'. Difficile anche assistere dagli spalti a tanto tenerissimo scempio. Voglio dire che adesso so come si sentono i tifosi più accaniti quando il loro idolo li tradisce, quando Baggio sbaglia il rigore, quando Materazzi perde la testa (o meglio l'ha persa Zidane o ancor meglio l'ha solo indirizzata male), quando insomma sei testimone oculare ma inerme dello sfacelo.
Ad una madre però si deve dare una speranza così mi viene da pensare che forse anche la mamma di Robertino le prime volte che l'ha visto giocare, col cuore in una stretta, abbia pensato fra sè 'Chissà se è lo sport giusto per lui?'
Ieri il grande giorno, non ne ha fatto alcun accenno per tutta la mattina, poi si è scrupolosamente preparato e aspettando suo padre mi ha chiesto serafico "Tu resti a casa a mettere a posto o mi vieni a vedere?" Non sarei mancata per nulla al mondo non c'era alcun bisogno di far leva sulla mia emotività. Ma non ero la prima con cui si era giocato la carta degli scrupoli di coscienza, nella rete ci erano già finiti LoZioexPiccolodiFamiglia e LaZia. Al primo aveva innocentemente chiesto la presenza invocando il fatto che avrebbe disputato la prima partita (e probabilmente anche l'ultima avremmo scoperto di lì a un'ora)e alla seconda credo addiritura si sia presentato in sogno con gli occhioni sgranati e il sorriso argentato (l'apparecchio). Ci siamo ritrovati in macchina, ognuno convinto di avere provveduto alla felicità più immediata degli altri, che altrimenti non sarebbero sopravvissuti alla situazione, LaZia devota all'alta tecnologia armeggiava con I-Phone, LoZioexecc.ecc. impostava un accattivante Garmin Rosa (dice in prestito!) ed io, l'antitesi del progresso, consultavo gli appunti trascritti su un foglietto.
In qualche modo siamo arrivati a destinazione poi in un attimo ci siamo lasciati risucchiare dal vortice di quella palestra di periferia dove due squadre di nanetti vocianti, festosi e colorati si allenavano a tirare al canestro.
Il fischio di lì a poco ha proclamato concluso il riscaldamento, si fanno le squadre, Hulko è ufficialmente chiamato in campo. Si allontana incerto e malfermo dalla panchina. Raggiunge gli altri tre e l'allenatrice. Si legge tutta la confusione nello sguardo e nei movimenti ancora più lenti del solito. E' il più alto ma non è minimamente consapevole di essere già in vantaggio. Lo piazzano a disputare la contesa. Si avvia al patibolo. Guadagna il cerchio centrale e si posiziona dando le spalle all'avversario. L'arbitro paziente lo fa girare. Batte la contesa ma è subito fallo. Qualcuno gli mette la palla in mano e lo fa arretrare di un passo per uscire dal campo e battere la rimessa. Sempre più smarrito si guarda attorno e decide di partire all'attacco senza battere (dev'essere la prima volta in quasi otto anni che prende l'iniziativa). L'arbitro recupera in qualche modo la palla e gli dice di ricordarsi, per la prossima volta, che le regole sono già state scritte da un po' e che di solito tengono buone quelle e si fa tutti alla stessa maniera, non dice proprio così' ma il significato è lo stesso.
Questo l'esordio e il resto non è stato da meno. Ad un certo punto nella ressa sotto canestro, si impossessa della palle, si gira, schiva un paio di mani avversarie ma già a quelle successive la consegna. Generoso come al solito, come la sua natura lo porta ad essere e in risposta allo sguardo attonito del suo compagno di squadra ha fatto spallucce come per dire 'La voleva'. Difficile anche assistere dagli spalti a tanto tenerissimo scempio. Voglio dire che adesso so come si sentono i tifosi più accaniti quando il loro idolo li tradisce, quando Baggio sbaglia il rigore, quando Materazzi perde la testa (o meglio l'ha persa Zidane o ancor meglio l'ha solo indirizzata male), quando insomma sei testimone oculare ma inerme dello sfacelo.
Ad una madre però si deve dare una speranza così mi viene da pensare che forse anche la mamma di Robertino le prime volte che l'ha visto giocare, col cuore in una stretta, abbia pensato fra sè 'Chissà se è lo sport giusto per lui?'
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domenica 24 gennaio 2010
il mio vicino Totoro
Abbiamo guardato 'Il mio vicino Totoro', un capolavoro di arte e di dolcezza.
Torellino sghignazza a ripetizione, soprattutto le piacciono le scene quando le due sorelline inseguono i "nerini del buio" nella casa ancora vuota.
- Papà, voglio vedere i nerini del buio, - mi dice speranzosa.
- Ma qui in casa non ci sono, sono solo nelle case molto vecchie.
- Allora a casa della nonna ci saranno sicuramente?
- Si probabilmente a casa della nonna si
- Allora quando andiamo a casa della nonna li cerchiamo!
Torellino sghignazza a ripetizione, soprattutto le piacciono le scene quando le due sorelline inseguono i "nerini del buio" nella casa ancora vuota.
- Papà, voglio vedere i nerini del buio, - mi dice speranzosa.
- Ma qui in casa non ci sono, sono solo nelle case molto vecchie.
- Allora a casa della nonna ci saranno sicuramente?
- Si probabilmente a casa della nonna si
- Allora quando andiamo a casa della nonna li cerchiamo!
giovedì 21 gennaio 2010
è importante la bellezza da quella scende giù tutto il resto
I Cento Passi
Distribuito da Istituto luce | anno 2000, Italia | regia: Marco tullio Giordana | cast: Paolo Briguglia, Ninni Bruschetta, Luigi maria Burruano, Luigi Lo cascio, Lucia Sardo, Andrea Tidona, Francesco Giuffrida, Fabio Camilli, Pippo Montalbano, Domenico Centamore
martedì 19 gennaio 2010
lunedì 18 gennaio 2010
domenica 17 gennaio 2010
Fantasie.
Un chiodo fisso. Mi sono alzata dal letto, ho ingerito 3 biscotti al cacao con ripieno di cioccolato e un caffelatte, 500-600 kcal, per cominciare bene la giornata e ancora in pigiama, arrampicata sulla scala ho tirato giù dal soppalco le latte di pittura, oramai in pessime condizioni, da buttare.
Doccia, trucco, parrucco e vestizione. Da cittadino modello mentre vado a prendere la macchina da caricare separo diligentemente, plastica, vetro, umido e secco, molto secco...mi secca un casino farlo. Parcheggio in prossimità del portone di casa mia, quattro frecce accese, scarico le bottiglie dell'acqua e il pallone di Hulko, carico 4 latte di tempera, 2 bidoncini e 3 vasetti ad incastro nel bagagliaio e mi avvio in discarica. Varco il cancello, mi avvicino al container chiedo cortese all'addetto dove io possa lasciare il mio bottino impolverato e maleodorante
- Da quella parte signora.
Accosto, apro il bagagliaio e comincio a scaricare, l'omino avanti con l'età, mani in tasca e molto zelo dalla sua mi chiede,
- Come mai tutte quelle latte?
- Avevo una tresca con l'imbianchino ma l'ultima volta la moglie ci ha scoperti!
Avrei voluto rispondergli così, ma poi ho pensato che forse una discarica non offre così tante occasioni di chiacchierare ma spunti per storie profonde, intrigate o anche solo divertenti ne deve dare con tutto quel via vai di oggetti usati o meglio vissuti.
Doccia, trucco, parrucco e vestizione. Da cittadino modello mentre vado a prendere la macchina da caricare separo diligentemente, plastica, vetro, umido e secco, molto secco...mi secca un casino farlo. Parcheggio in prossimità del portone di casa mia, quattro frecce accese, scarico le bottiglie dell'acqua e il pallone di Hulko, carico 4 latte di tempera, 2 bidoncini e 3 vasetti ad incastro nel bagagliaio e mi avvio in discarica. Varco il cancello, mi avvicino al container chiedo cortese all'addetto dove io possa lasciare il mio bottino impolverato e maleodorante
- Da quella parte signora.
Accosto, apro il bagagliaio e comincio a scaricare, l'omino avanti con l'età, mani in tasca e molto zelo dalla sua mi chiede,
- Come mai tutte quelle latte?
- Avevo una tresca con l'imbianchino ma l'ultima volta la moglie ci ha scoperti!
Avrei voluto rispondergli così, ma poi ho pensato che forse una discarica non offre così tante occasioni di chiacchierare ma spunti per storie profonde, intrigate o anche solo divertenti ne deve dare con tutto quel via vai di oggetti usati o meglio vissuti.
sabato 16 gennaio 2010
vento in poppa sister!
Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Prendete con le vostre vele i venti. Esplorate. Sognate. Scoprite.
Mark Twain
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venerdì 15 gennaio 2010
Gioco di ruolo.
Sono andata a rimboccargli le coperte e a dargli il bacio della buonanotte anche se so che me ne scappa sempre qualcuno in più, intanto gli ho raccontato il finale della puntata di Flor il telefilm per teenager che lui ha smesso di guardare e che io continuo a seguire.
- Federico ha detto a Delfina che non la sposerà più.
- Davvero mamma ha detto così?
Me lo ha domandato con un filo di voce mentre sbadigliava e si girava sul fianco certo di poter comunque prendere sonno a dispetto degli ultimi nefasti sviluppi.
E' passato un giorno intero, quasi 24 ore ovvero una notte, una mattina ed un pomeriggio e lui questa sera a cena ha ripreso l'argomento mentre cacciava i piselli armato di un cucchiaino,
- Perché non vuole più sposarla?
- Non l'ama più.
Libera svelto le mani per poterle rivolgere aperte verso l'alto dando enfasi alla sua prossima dichiarazione,
- Tutti si devono amare, vero?
Il mio solito cervello tarato per il dubbio e l'incertezza macchinava se non fosse il caso di sollazzarci con un po' di 'Karakiri: soluzioni per la famiglia' trasferendo le vicissitudini dei personaggi alla nostra realtà, quando lui ha accettato di interrompere nuovamente la pesca pur di rivolgermi lo sguardo e concludere con queste parole, parole che scaldano il cuore,
- Come mio padre che non ti ama più ma che ti vuole sempre bene, eh.
- (Eh.)
- Federico ha detto a Delfina che non la sposerà più.
- Davvero mamma ha detto così?
Me lo ha domandato con un filo di voce mentre sbadigliava e si girava sul fianco certo di poter comunque prendere sonno a dispetto degli ultimi nefasti sviluppi.
E' passato un giorno intero, quasi 24 ore ovvero una notte, una mattina ed un pomeriggio e lui questa sera a cena ha ripreso l'argomento mentre cacciava i piselli armato di un cucchiaino,
- Perché non vuole più sposarla?
- Non l'ama più.
Libera svelto le mani per poterle rivolgere aperte verso l'alto dando enfasi alla sua prossima dichiarazione,
- Tutti si devono amare, vero?
Il mio solito cervello tarato per il dubbio e l'incertezza macchinava se non fosse il caso di sollazzarci con un po' di 'Karakiri: soluzioni per la famiglia' trasferendo le vicissitudini dei personaggi alla nostra realtà, quando lui ha accettato di interrompere nuovamente la pesca pur di rivolgermi lo sguardo e concludere con queste parole, parole che scaldano il cuore,
- Come mio padre che non ti ama più ma che ti vuole sempre bene, eh.
- (Eh.)
giovedì 14 gennaio 2010
mercoledì 13 gennaio 2010
di un albero caduto attraverso la strada
L'albero che uno schiantarsi di legno
La bufera ci abbatte davanti non è
Per sbarrarci per sempre la strada verso la mèta,
Ma appena per domandarci chi mai crediamo di essere
A insistere sempre così sul nostro cammino.
Gli piace arrestarci sui solchi della slitta,
Farci affondare dentro un palmo di neve
A discutere come si fa senza una scure.
Eppure sa che ostacolarci è inutile:
Non ci faremo distogliere dall'obiettivo finale
Che in noi segreto abbiamo da raggiungere,
Dovessimo afferare la terra per il polo
E, stanchi di girare a vuoto in un sol posto,
Gettarci ad inseguire qualcosa nello spazio.
Di un albero caduto attraverso la strada, Robert Frost
anche questa volta la fotografia è stata"gentilmente" fornita dalla nostra paolabonini ovvero la CompagnaDiBanco.
https://twitter.com/paolabonini
http://www.flickr.com/photos/baishoh/4240890715/
martedì 12 gennaio 2010
Un giorno per noi.
Compiti per le vacanze ultimati. 'Tabellina del 2' acquisita...da entrambi. Lavoro accantonato per 24 ore. Colazione, doccia, denti, vestizione, pranzo e di nuovo denti espletati. Complici ci sorridiamo, con la mano guantata facciamo un ultimo saluto all'albero di Natale e ci chiudiamo la porta alle spalle diretti al Villaggio delle Meraviglie ai giardini di Porta Venezia. Il principino degno nipote di sua zia mi dice che dobbiamo parcheggiare vicino, ma poi superata la mezzora di inutili ricerche impaziente, annoiato e diciamocelo anche un po' polemico ritratta e mi intima di trovare in fretta un posto perché il sole sta tramontando e lui non è ancora sceso dalla macchina. Lui. Posteggiamo, ripartiamo frenetici questa volta a piedi alla ricerca del tagliando 'gratta&sosta'. Alle ore 16 approdiamo finalmente al Villaggio dove ci siamo riscattati di tanta fatica. L'assessore a non-so-che-cosa del Comune di Milano anche quest'anno ha ritagliato un angolo di Milano da regalare ai suoi mini-cittadini. Il bosco-museo delle farfalle (Ingresso 3€), spettacoli proiettati in 4D (Ingresso €4), il BrucoMela (€2 al giro) ma l'animazione e la passione degli animatori non avevano prezzo né andavano al miglior offerente, elfi, regine delle nevi, saltimbanchi e ballerini sorridenti e catalizzanti. Dopo il tramonto, all'interno del castello di ghiaccio, abbiamo assistito ad un loro spettacolo e per noi adulti relegati nelle ultime file la parte migliore è stata vedere brillare tanti occhietti e socchiudersi tutte quelle bocche per la meraviglia. L'ultimo numero è stato di un'incantevole, minuta e leggiadra trapezista. Il mio ultimo pensiero invece, che accompagnava il sapiente volteggiare, è stato "Avrei dovuto mangiare un po' meno pandoro".
la strada che non presi
Due strade divergevano in un bosco giallo
e mi dispiaceva non poterle percorrere entrambe
ed essendo un solo viaggiatore, rimasi a lungo
a guardarne una fino a che potei.
Poi presi l’altra, perché era altrettanto bella,
e aveva forse l’ aspetto migliore,
perché era erbosa e meno consumata,
sebbene il passaggio le avesse rese quasi simili.
Ed entrambe quella mattina erano lì uguali,
con foglie che nessun passo aveva annerito.
Oh, misi da parte la prima per un altro giorno!
Pur sapendo come una strada porti ad un’altra,
dubitavo se mai sarei tornato indietro.
Lo racconterò con un sospiro
da qualche parte tra anni e anni:
due strade divergevano in un bosco, e io -
io presi la meno percorsa,
e quello ha fatto tutta la differenza.
La strada che non presi, Robert Frost
anche questa volta la foto è stata gentilemente rubata a qualcuno! :-D grazie alla nostra paolabonini ovvero la CompagnaDiBanco. Diciamo che almeno questa volta ho rubato in famiglia! ;-)
https://twitter.com/paolabonini
http://www.flickr.com/photos/baishoh/4240890715/
lunedì 11 gennaio 2010
giovedì 7 gennaio 2010
#in2010
LaZia:
voglio
invecchiare di tutti i 365 giorni ma non di un minuto di più (il giusto insomma). iniziare a credere al navigatore satellitare. diventare amica del cielo, delle nuvole e del vento. fare 100 canestri. inciampare, scivolare, cadere, (insomma tutte quelle azioni che mi fanno finire fisicamente a terra) meno spesso. non smettere mai di contare solo su me stessa. rimettere lo zaino in spalla per iniziare a far vedere qualche angolo di mondo a mio nipote. mangiare più anguria. continuare a non avere mai il piano 'b' perché tanto alla fine andrà tutto bene o forse no, ma è bello crederci. mettere di nuovo gli occhiali (in realtà questo è il mio oculista a volerlo e forse sarebbe più corretto metterlo fra i suoi buoni propositi).
Mammyx
voglio
mettere nei 'buoni propositi per il 2010' di non avere dei buoni propositi e passare ai 'propositi non necessariamente buoni per il 2010'. aumentare l'adrenalina nella mia vita, uscendo con uno stuntman. ridere di gusto. inventare la 25a ora quella libera dagli obblighi. imparare a cadere in piedi. ricordare di volere. sapere di potere. vivere il 2010 senza lasciarlo solo scorrere.
voglio
invecchiare di tutti i 365 giorni ma non di un minuto di più (il giusto insomma). iniziare a credere al navigatore satellitare. diventare amica del cielo, delle nuvole e del vento. fare 100 canestri. inciampare, scivolare, cadere, (insomma tutte quelle azioni che mi fanno finire fisicamente a terra) meno spesso. non smettere mai di contare solo su me stessa. rimettere lo zaino in spalla per iniziare a far vedere qualche angolo di mondo a mio nipote. mangiare più anguria. continuare a non avere mai il piano 'b' perché tanto alla fine andrà tutto bene o forse no, ma è bello crederci. mettere di nuovo gli occhiali (in realtà questo è il mio oculista a volerlo e forse sarebbe più corretto metterlo fra i suoi buoni propositi).
Mammyx
voglio
mettere nei 'buoni propositi per il 2010' di non avere dei buoni propositi e passare ai 'propositi non necessariamente buoni per il 2010'. aumentare l'adrenalina nella mia vita, uscendo con uno stuntman. ridere di gusto. inventare la 25a ora quella libera dagli obblighi. imparare a cadere in piedi. ricordare di volere. sapere di potere. vivere il 2010 senza lasciarlo solo scorrere.
mercoledì 6 gennaio 2010
ecco, io dal duemiladieci vorrei.
aerei puliti e cappelli di frutta
pazienza e fiducia prodotte a pedali
una marypoppins col mondo in borsetta
pinguini al sicuro e utopie tropicali
arnesi ingegnosi che allarghino il tempo
e viaggi continui con chi ama viaggiare
incanti fugaci a nutrir l’ippocampo
antilopi in posa. e niente zanzare.
dei nonni, una sacher, giornali sinceri
un vento a colori da golf peruviano
e scatti innervati di saturi neri
e nebbie sui vetri, per svegliarsi piano
rugiade vibranti. e iridi accese.
un libro da leggere in tutte le lingue
l’oceano che tuona a ondate sospese
e un ago a ricordo che dentro c’è sangue.
martedì 5 gennaio 2010
Le rubai un calzino...
La befana vien di notte ..
.. con le scarpe tutte rotte! Cosi' mi raccontava mia madre, quando
ero piccolo .. e regolarmente il 6 mattina correndo in cucina trovavo
una calza con dentro di tutto. Ho sempre amato la befana e me la sono
sempre immaginata come una bellissima donna, dallo sguardo triste ma
dolce, che nonostante le cattiverie della gente, le dicerie e le
infamanti bugie su di lei, continua da anni a portare dolci a tutti
(anche il carbone per i cattivi, in realta' e' dolce, ci avete mai
pensato?).
Poi passano gli anni, l'eta' adulta cancella alcuni sorrisi, le cose
si dimenticano in fretta. Non so come mai, un anno, quando ero
studente di dottorato a Trento (quindi piu' di 10 anni fa), un anno
all'apparenza come tutti gli altri, un anno che la mia morosa era in
visita da me durante il periodo postnatalizio, quell'anno mi tornarono
in mente quei sorrisi. Le rubai un calzino la sera del 5 gennaio, lo
riempii di dolci di ogni tipo e le feci trovare il tutto la mattina
dopo appeso alla cappa sopra i fornelli. Lei non capi' mai come fossi
riuscito a fare tutto di nascosto (vivevo in un monolocale, non c'era
una vera e propria cucina, ma un angolo cottura). Il sorriso che mi ha
fatto quella mattina e' ancora qui, stretto come tanti altri sorrisi
dietro i miei occhi, perche' era il sorriso che facevo io a mia madre,
il sorriso di tutti quelli che una mattina della loro esistenza si
svegliano senza aspettarsi granche' e trovano invece una calza appesa
malamente sopra la cappa dei fornelli della vita.
Da allora non ho piu' smesso, ogni anno faccio la stessa cosa ..
certo, non c'e' quasi mai la stessa sorpresa, ma un anno e' lungo, la
mia ragazza di allora e' ancora qui a regalarmi i suoi sorrisi, adesso
e' mia moglie e da qualche anno si sono aggiunte le risate stupite di
Francesco. Quei tre calzini, precariamente appesi sopra i fornelli,
sono qui a ricordarci che la cosa piu' bella al mondo e' la sorpresa,
non le certezze.
Questo post è di Riccardo Giannitrapani - Il prof bicromatico
http://odraccir.posterous.com/la-befana-vien-di-notte
che ringraziamo di averci ospitati per qualche attimo nel caldo monolocale in mezzo a fornelli, calzini e sorrisi.
sabato 2 gennaio 2010
Filastrocca di capodanno.
Filastrocca di capodanno:
fammi gli auguri per tutto l'anno:
voglio un gennaio col sole d'aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco;
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.
Filastrocca di capodanno. (Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra)
fammi gli auguri per tutto l'anno:
voglio un gennaio col sole d'aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco;
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.
Filastrocca di capodanno. (Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra)
venerdì 1 gennaio 2010
verso le 00.00 ovvero il 2o1o
Io e il mio principe abbiamo optato per un festeggiamento sobrio ma intenso. Riposatissimi dal lungo sonno ristoratore e sfamati almeno per qualche ora dalla tardiva colazione delle ore 13, ci siamo vestiti pettinati e truccati per dirigerci al cinema, spettacolo del primo pomeriggio. Inutile dire che sono riuscita a commuovermi anche con questo cartone animato rischiando di soffocarmi con i popcorn.
All'uscita consapevoli che l'ago delle scorte alimentari di casa oscillava sul livello di guardia, abbiamo allungato la strada del ritorno passando dall'ipermercato (firmando la nostra congiura, 'chi va all'ipermercato a capodanno ci va tutto l'anno').
Alle ore 18.15 stavamo spingendo il carrello verso l'ingresso, la guardia, forse dopo aver dato uno sguardo alla gonnellina nera, top glicine e stivali bassi mi ha detto,
- Signora lo sa vero che chiudiamo alle 19.00?
- Ma dai? e io che volevo far qui il brindisi della mezza!
Non riuscendo a tenere per me tanto inconsapevole animo divertente della guardia giurata ho chiamato LaZia che, una volta ascoltato il resoconto, ha replicato,
- Non è che hai esagerato con il glitter?!
Sono subito tornata da lui per chiedergli se volesse uscire con mia sorella.
All'uscita consapevoli che l'ago delle scorte alimentari di casa oscillava sul livello di guardia, abbiamo allungato la strada del ritorno passando dall'ipermercato (firmando la nostra congiura, 'chi va all'ipermercato a capodanno ci va tutto l'anno').
Alle ore 18.15 stavamo spingendo il carrello verso l'ingresso, la guardia, forse dopo aver dato uno sguardo alla gonnellina nera, top glicine e stivali bassi mi ha detto,
- Signora lo sa vero che chiudiamo alle 19.00?
- Ma dai? e io che volevo far qui il brindisi della mezza!
Non riuscendo a tenere per me tanto inconsapevole animo divertente della guardia giurata ho chiamato LaZia che, una volta ascoltato il resoconto, ha replicato,
- Non è che hai esagerato con il glitter?!
Sono subito tornata da lui per chiedergli se volesse uscire con mia sorella.
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