domenica 15 novembre 2009

Mamma per sempre.

- Ciao a tutti… vi mando il Verbale dell’incontro del giorno 10/11/2009.
Ci vediamo fuori dalla scuola!!
Vittoria -
Ho ricevuto questa mail pochi giorni fa, simile ad altre che nel tempo mi hanno raggiunto all'indirizzo di posta elettronica, fedele recipiente aperto a tutte le ore che raccoglie per me segnalazioni, richieste e inviti a feste di compleanno, tutte mail che leggerò appena possibile ma non subito.
Non sarò fuori dalla scuola alle 16.30 quando escono i ragazzi, non ci sono quasi mai, sono in ufficio a quell'ora. Anche al mattino non riesco a fermarmi a scambiare più di un saluto con gli altri genitori, ho un impietoso lettore di presenze da accontentare entro le 9.00am. So di non essere l'unica madre a lavorare ma sicuramente appartengo alla percentuale più bassa di quelle che lavorano a tempo pieno. Io non voglio entrare nel merito delle scelte personali ma non posso credere che si accetti di studiare per 15-18 anni e lavorare, costruendosi una professionalità, per altri 5-10 anni unicamente come preludio ad una maternità che annullerà tutto per iniziare una nuova carriera, essere 'La mamma di qualcuno', seppur gratificante.
Mi occupo di gestione del credito e questo comporta che ad ogni fine mese io resti impigliata nei numeri e nella reportistica da inviare alla casa madre fino ad orari improbabili. Nel mio solito modo di affrontare la vita rido, di un sorriso amaro, consapevole del fatto che un lavoro come il mio non dovrebbe tenermi lontano dalla famiglia anche oltre la mezzanotte, non si salvano vite con la gestione del credito ma sicuramente si salvano gli stipendi evitando la dissidenza. Ad un padre non è richiesta la stessa partecipazione, la sua carriera professionale è tacita e assodata anche se comporta continue trasferte e lunghe assenze. Accanto ai figli a raccontare la fiaba della buonanotte c'è la sua compagna. Non i nonni, non la tata. Un giorno una donna molto intelligente, avvocato, madre di 2 ragazzi mi disse: "Una donna per quanta carriera possa aver fatto, per quanti traguardi gloriosi possa aver raggiunto, se madre, la sera alle sette si fermerà preoccupandosi che i suoi ragazzi l'indomani abbiano il latte per la colazione." Aveva colto nel segno.
Non è una questione né di ambizione né di rinunce, sento solo la pressione di non essere una buona madre perché la società si aspetterebbe qualcosa di diverso da me. E' forse, anche questa, una forma di violenza psicologica.


(In occasione della Giornata Contro La Violenza Sulle Donne, 25 novembre.)

2 commenti:

  1. Ci sono tante forme di violenza, le peggiori sono quelle silenziose e subdole, quelle che ti fanno diventare invisibile, che ti costringono a non-essere, che ti rubano la dignità. L'aspettativa, da parte degli altri, della tua presatazione sempre perfetta, aumana, impossibile. Rimane come univa via d'uscita la lotta senza sosta, prima di tutto contro noi stesse e contro le barriere che pur inconsapevolmente ergiamo giorno dopo giorno, contro l'eccessiva pietà che proviamo nei confronti degli altri, contro la paura di rimanere da sola.

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  2. Ciao exploradora benvenuta ma soprattutto ciao Mariela e ben trovata! Mi ha fatto un piacere immenso scoprirti dietro questo commento che fin da subito ho trovato accorato e intenso, frutto di spontaneità e immediatezza, (esattamente come ti ho conosciuta durante il nostro unico incontro, ricordo che mi hai trattenuto davanti alla platea perchè aggiungendo delle parole alle mie, hai fatto in modo che reagisse e riempisse i vuoti e gli spazi creati).
    Stasera sono approdata al tuo blog dove ho potuto leggere per ora solo gli ultimi due post e mi trovi d'accordo su molto ma non su tutto. Mi piacerebbe 'chiacchierarne' perchè resti una voce, meglio una donna, impavida e profonda ma aspetterò rispettando il tuo bisogno più attuale di 'aria fresca'.
    Ti abbraccio e grazie per aver 'ceduto alla rete' anche se per poco.
    a presto.
    Vera

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