lunedì 31 dicembre 2012
Auguri 2.
Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.
Poesia di Capodanno
di Gianni Rodari
L'anno nuovo
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.
Poesia di Capodanno
di Gianni Rodari
L'anno nuovo
La non-lista.
La colpa è di quello passato. Se non fosse andato così male, se non ci avesse lasciati con l'amaro in bocca e pieni di rimpianti non brameremmo tanto il cambio. Il 2012 ci ha portati a ringraziare anche solo di essergli sopravvissuti. Che è molto, con il senno di poi.
Mi appunto un paio di cose, nulla di impegnativo tanto ho visto che le liste restano intonse. Comprare due lampadari per la casa e uno specchio a figura intera, sono 4 anni che mi ipotizzo soltanto dalla cintola in giù. Riprendere a viaggiare. Ricordarmi di sognare. Spolverare le scarpe da corsa. Imbiancare gli interni. Colorare gli esterni. Accettare che un po' di autostima non può uccidere. Leggere quello che scrivono gli altri. Leggere quello che scrivo io. Preferire quello che scrivono gli altri. Aumentare il dosaggio di autostima nel sangue. Trovare nuove compagnie per una birra e quattro chiacchiere o per quattro birre in un ricco silenzio. Questo aprirebbe anche un altro capitolo ma andiamo per gradi, il 2013 sarà l'anno dello specchio e dei lampadari, venga messo agli atti.
Mi appunto un paio di cose, nulla di impegnativo tanto ho visto che le liste restano intonse. Comprare due lampadari per la casa e uno specchio a figura intera, sono 4 anni che mi ipotizzo soltanto dalla cintola in giù. Riprendere a viaggiare. Ricordarmi di sognare. Spolverare le scarpe da corsa. Imbiancare gli interni. Colorare gli esterni. Accettare che un po' di autostima non può uccidere. Leggere quello che scrivono gli altri. Leggere quello che scrivo io. Preferire quello che scrivono gli altri. Aumentare il dosaggio di autostima nel sangue. Trovare nuove compagnie per una birra e quattro chiacchiere o per quattro birre in un ricco silenzio. Questo aprirebbe anche un altro capitolo ma andiamo per gradi, il 2013 sarà l'anno dello specchio e dei lampadari, venga messo agli atti.
domenica 30 dicembre 2012
I 12 mesi.
Gennaio, Gennaio,
il 1° giorno è il più gaio,
è fatto solo di speranza:
chi ne ha tanta, vive abbastanza.
Febbraio viene a potare la vite
con le dita intirizzite:
è senza guanti ed ha i geloni
e un buco negli zoccoloni:
Marzo pazzo e cuor contento
si sveglia un mattino pieno di vento:
la prima rondine arriva stasera
con l'espresso della primavera.
Aprile tosatore
porta lana al vecchio pastore
spoglia la pecora e l'agnello
per farti un berretto ed un mantello.
Maggio viene ardito e bello
con un garofano all'occhiello,
con tante bandiere nel cielo d'oro
per la festa del lavoro.
Giugno, invece, è falciatore;
il fieno manda un dolce odore,
in alto in alto l'allodola vola,
il bidello chiude la scuola.
Luglio miete il grano biondo,
la mano è stanca, il cuore è giocondo.
Canta il cuculo tra le foglie:
c'è chi lavora e mai non raccogliere.
Agosto batte il grano nell'aia,
gonfia i sacchi, empie la staia:
c'è tanta farina al mondo... perché
un po' di pane per tutti non c'è?
Settembre settembrino,
matura l'uva e si fa il vino,
matura l'uva moscatella:
scolaro, prepara la cartella!
Ottobre seminatore:
in terra il seme sogna il fiore,
sottoterra il buio germoglio sa
che il domani lo scalderà.
Novembre legnaiolo
va nei boschi solo solo,
c'è l'ultima foglia a un albero in vetta
e cade al primo colpo d'accetta.
Vien Dicembre lieve lieve,
si fa la battaglia a palle di neve:
il fantoccio crolla a terra
e così cade chi vuole la guerra!
I dodici mesi,
Gianni Rodari
il 1° giorno è il più gaio,
è fatto solo di speranza:
chi ne ha tanta, vive abbastanza.
Febbraio viene a potare la vite
con le dita intirizzite:
è senza guanti ed ha i geloni
e un buco negli zoccoloni:
Marzo pazzo e cuor contento
si sveglia un mattino pieno di vento:
la prima rondine arriva stasera
con l'espresso della primavera.
Aprile tosatore
porta lana al vecchio pastore
spoglia la pecora e l'agnello
per farti un berretto ed un mantello.
Maggio viene ardito e bello
con un garofano all'occhiello,
con tante bandiere nel cielo d'oro
per la festa del lavoro.
Giugno, invece, è falciatore;
il fieno manda un dolce odore,
in alto in alto l'allodola vola,
il bidello chiude la scuola.
Luglio miete il grano biondo,
la mano è stanca, il cuore è giocondo.
Canta il cuculo tra le foglie:
c'è chi lavora e mai non raccogliere.
Agosto batte il grano nell'aia,
gonfia i sacchi, empie la staia:
c'è tanta farina al mondo... perché
un po' di pane per tutti non c'è?
Settembre settembrino,
matura l'uva e si fa il vino,
matura l'uva moscatella:
scolaro, prepara la cartella!
Ottobre seminatore:
in terra il seme sogna il fiore,
sottoterra il buio germoglio sa
che il domani lo scalderà.
Novembre legnaiolo
va nei boschi solo solo,
c'è l'ultima foglia a un albero in vetta
e cade al primo colpo d'accetta.
Vien Dicembre lieve lieve,
si fa la battaglia a palle di neve:
il fantoccio crolla a terra
e così cade chi vuole la guerra!
I dodici mesi,
Gianni Rodari
sabato 29 dicembre 2012
L'omino di neve.
L'omino di neve,
guardate che caso,
non ha più naso
e ha solo un orecchio:
in un giorno di Sole
è diventato vecchio!
Chi gli ha rubato un piede?
E' stato il gatto,
bestia senza tatto.
Per un chicco di grano
una gallina
gli becca una mano.
Infine, per far festa,
i bambini gli tagliano la testa.
L'omino di Neve,
Gianni Rodari
guardate che caso,
non ha più naso
e ha solo un orecchio:
in un giorno di Sole
è diventato vecchio!
Chi gli ha rubato un piede?
E' stato il gatto,
bestia senza tatto.
Per un chicco di grano
una gallina
gli becca una mano.
Infine, per far festa,
i bambini gli tagliano la testa.
L'omino di Neve,
Gianni Rodari
venerdì 28 dicembre 2012
I nidi.
Chi abita sull’abete
Tra i doni e le comete?
C’è un Babbo Natale alto quanto un ditale.
Ci sono i sette nani, gli indiani, i marziani.
Ci ha fatto il suo nido Perfino Mignolino.
C’è posto per tutti,
per tutti c’è un lumino e tanta pace per chi la vuole,
per chi sa che la pace scalda anche più del sole.
I nidi, Gianni Rodari
Tra i doni e le comete?
C’è un Babbo Natale alto quanto un ditale.
Ci sono i sette nani, gli indiani, i marziani.
Ci ha fatto il suo nido Perfino Mignolino.
C’è posto per tutti,
per tutti c’è un lumino e tanta pace per chi la vuole,
per chi sa che la pace scalda anche più del sole.
I nidi, Gianni Rodari
giovedì 27 dicembre 2012
Il pellerossa nel presepe.
Il pellerossa con le piume in testa
e con l’ascia di guerra in pugno stretta,
come è finito tra le statuine
del presepe, pastori e pecorine,
e l’asinello, e i maghi sul cammelo,
e le stelle ben disposte,
e la vecchina delle caldarroste?
Non è il tuo posto, via, Toro seduto:
torna presto di dove sei venuto.
Ma l’indiano non sente. O fa l’indiano.
Ce lo lasciamo, dite, fa lo stesso?
O darà noia agli angeli di gesso?
Forse è venuto fin qua,
ha fatto tanto viaggio,
perchè ha sentito il messaggio:
pace agli uomini di buona volontà.
Il pellerossa nel presepe,
Gianni Rodari
e con l’ascia di guerra in pugno stretta,
come è finito tra le statuine
del presepe, pastori e pecorine,
e l’asinello, e i maghi sul cammelo,
e le stelle ben disposte,
e la vecchina delle caldarroste?
Non è il tuo posto, via, Toro seduto:
torna presto di dove sei venuto.
Ma l’indiano non sente. O fa l’indiano.
Ce lo lasciamo, dite, fa lo stesso?
O darà noia agli angeli di gesso?
Forse è venuto fin qua,
ha fatto tanto viaggio,
perchè ha sentito il messaggio:
pace agli uomini di buona volontà.
Il pellerossa nel presepe,
Gianni Rodari
mercoledì 26 dicembre 2012
Natale è tutto sbagliato
Quest'anno
mi voglio fare
un albero di Natale
di tipo speciale, ma bello
veramente. Non lo farò in
tinello,lo farò nella mente, con
centomila rami e un miliardo di
lampadine, e tutti i doni che non stanno
nelle vetrine. Un raggio di sole per il passero
che trema, un ciuffo di viole per il prato gelato,
un aumento di pensione per il vecchio pensionato.
E poi giochi,giocattoli, balocchi quanti ne puoi contare
a spalancare gli occhi: un milione, cento milioni di bellissimi
doni per quei bambini che non ebbero mai un regalo di Natale,
e per loro ogni giorno all’altro è uguale, e non è mai festa. Perché
se un bimbo resta senza niente, anche uno solo, piccolo, che piangere
non si sente, Natale è tutto sbagliato.
Natale è tutto sbagliato,
Gianni Rodari
mi voglio fare
un albero di Natale
di tipo speciale, ma bello
veramente. Non lo farò in
tinello,lo farò nella mente, con
centomila rami e un miliardo di
lampadine, e tutti i doni che non stanno
nelle vetrine. Un raggio di sole per il passero
che trema, un ciuffo di viole per il prato gelato,
un aumento di pensione per il vecchio pensionato.
E poi giochi,giocattoli, balocchi quanti ne puoi contare
a spalancare gli occhi: un milione, cento milioni di bellissimi
doni per quei bambini che non ebbero mai un regalo di Natale,
e per loro ogni giorno all’altro è uguale, e non è mai festa. Perché
se un bimbo resta senza niente, anche uno solo, piccolo, che piangere
non si sente, Natale è tutto sbagliato.
Natale è tutto sbagliato,
Gianni Rodari
martedì 25 dicembre 2012
Auguri.
S’io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l’alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all’Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po’ di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.
In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d’ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock an’roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s’intende.
In piazza San Cosimato
faccio crescere l’albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l’albero del panettone
in viale Buozzi
l’albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.
Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all’albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?
Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani.
Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.
Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.
Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l’albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.
Però non lo sono
che posso fare?
Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti.
Il mago di Natale,
Filastrocche in cielo e in terra
Gianni Rodari
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l’alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all’Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po’ di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.
In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d’ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock an’roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s’intende.
In piazza San Cosimato
faccio crescere l’albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l’albero del panettone
in viale Buozzi
l’albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.
Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all’albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?
Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani.
Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.
Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.
Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l’albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.
Però non lo sono
che posso fare?
Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti.
Il mago di Natale,
Filastrocche in cielo e in terra
Gianni Rodari
sabato 8 dicembre 2012
Fanciullezza.
Eravamo a cena con la squadra. I ragazzi e qualche fratellino in prestito ad un tavolo. I genitori ad un altro. Loro rumorosi e divertiti. Noi in affanno. Loro hanno ingurgitato patatine, pizza e bollicine poi, inforcati guanti e cappelli, si sono scaraventati in strada su un lenzuolo di neve fresca. Noi più coscienziosi verso le buone maniere e intimiditi dal minaccioso adipe abbiamo centellinato patatine e bollicine e dopo un'ora di chiacchiere, sguardi, pacche e qualche stretta li abbiamo raggiunti all'esterno, diretti verso casa. Gli ultimi saluti e la buonanotte. Ho rubato questo nella notte rosata.
Papà - "Guardati sei zuppo. Il giaccone è pieno d'acqua."
Figlio -"No, di neve."
Questa è la poesia che perdiamo crescendo.
sabato 1 dicembre 2012
Dieci cose dieci che devo fare prima del 21 dicembre.
ma siccome il tempo è proprio poco cercherò di ottimizzare...
...mi faccio un tatuaggio piccolissimo, giusto un puntino, tanto per dire di averlo finalmente fatto. La terra vista dallo spazio (Rachel Green, cit.) semmai qualcuno facesse in tempo a domandarmelo;
...leggo il Pendolo di Foucault ma parto dal fondo;
...mi sfondo di Nutella da oggi fino al 10 e di patatine fritte dal 10 al 21;
...telefono alla mia professoressa di italiano e l'accuso di aver ucciso la mia autostima, se avesse evitato di accompagnare sempre un meno ai miei 10 adesso sarei una donna migliore;
...telefono alla mia amica di gioventù perché ancora non mi è chiaro come mai abbiamo smesso di vederci;
...telefono al mio ex e lo insulto, rivisitando a modo mio il già noto "Le parole che non ti ho detto";
...telefono a Jude Law per dirgli che l'ho sempre amato che nel linguaggio maschile equivale ad un più terreno 'vieni a prendermi';
...telefono a Fabio Volo e gli confesso di non aver letto nulla di suo, nel bene e nel male;
...telefono a Jovanotti e lo imploro di cantarmi qualcosa così anche arrivassimo al 22 mi risparmio il costo dei biglietti;
...e l'ultima chiamata la faccio ai Maya per negoziare, giocando la carta della diplomazia, ci sarà pur qualcosa di bello a questo mondo e se proprio non sentissero ragioni allora chiederei loro di cominciare da me.
...mi faccio un tatuaggio piccolissimo, giusto un puntino, tanto per dire di averlo finalmente fatto. La terra vista dallo spazio (Rachel Green, cit.) semmai qualcuno facesse in tempo a domandarmelo;
...leggo il Pendolo di Foucault ma parto dal fondo;
...mi sfondo di Nutella da oggi fino al 10 e di patatine fritte dal 10 al 21;
...telefono alla mia professoressa di italiano e l'accuso di aver ucciso la mia autostima, se avesse evitato di accompagnare sempre un meno ai miei 10 adesso sarei una donna migliore;
...telefono alla mia amica di gioventù perché ancora non mi è chiaro come mai abbiamo smesso di vederci;
...telefono al mio ex e lo insulto, rivisitando a modo mio il già noto "Le parole che non ti ho detto";
...telefono a Jude Law per dirgli che l'ho sempre amato che nel linguaggio maschile equivale ad un più terreno 'vieni a prendermi';
...telefono a Fabio Volo e gli confesso di non aver letto nulla di suo, nel bene e nel male;
...telefono a Jovanotti e lo imploro di cantarmi qualcosa così anche arrivassimo al 22 mi risparmio il costo dei biglietti;
...e l'ultima chiamata la faccio ai Maya per negoziare, giocando la carta della diplomazia, ci sarà pur qualcosa di bello a questo mondo e se proprio non sentissero ragioni allora chiederei loro di cominciare da me.
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