lunedì 28 giugno 2010

il capo tribù

Viaggiamo sotto un'acqua torrenziale e scendendo per far rifornimento le mitiche allstar tentano di farmi fare un nuovo scivolone su macchia d'olio, resto in piedi con provvidenziale colpo di reni ma soprattutto aggrappandomi senza grazia alcuna alla portiera. Approdiamo al mitico 'Camping Paradiso' (...) in mezzo ad un pioggerellina lieve mentre scorrono gli ultimi frammenti di primavera.
Stavamo ancora scaricando biancheria, borsoni e provviste sufficienti per arrivare comodamente all'autunno quando lo scorgiamo in mezzo a piccole mani sporche di colla e colori, è un uomo affascinante, misterioso, vissuto. Dai tratti del viso sono portata a crederlo un discendente diretto dei pellirosse d'America. Naso lungo che piega verso il labbro, carnagione scura, capelli lunghi legati in una coda di cavallo. Io e LaZia nei giorni seguenti ci siamo divertite a fantasticare sul suo passato, colpa probabilmente dell'ozio coatto dovuto al cattivo tempo.
Hulko non manca ad un appuntamento, la mattina in laboratorio, il pomeriggio in spiaggia e la sera la babydance. Dove c'è lui ci sono i bambini, Hulko nel suo pallore inglese e il suo nuovo inseparabile amico-cioccolatino-fondente (originario del Camerun), compresi. Giochi costruiti con materiali di recupero e soprattutto senza né scheda, né display, né joystick annessi. Solo origami, bandiere, collane nastri e corone.
Il mattino alle 9.30 gli altoparlanti diffondono la sua voce "...e questo pomeriggio faremo volare gli aquiloni in spiaggia."
Come si fa a non volergli almeno un po' di bene?

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