mercoledì 30 giugno 2010
Tu ci credi nelle relazioni a distanza? Due post a confronto
“Tu ci credi nelle relazioni a distanza?”
Volevo commentare il post di Maurizio Goetz su FriendFeed ma era troppo complesso per un commento. Perciò ecco la mia risposta.
Vorrei dire che ci credo, che funziona, che è facile che è la soluzione per tutti i mali e per la pace del mondo ma la verità è che una relazione a distanza è un gran casino.
Ci sono giorni in cui ti senti un po’ morire, perché lui non c’è e vorresti solo poter stare tra le sue braccia, poterlo toccare e sentire che in fondo è reale e vero, a volte vorresti anche solo poter condividere quella cazzata detta in ufficio o vista per strada ma alla fine no, un messaggio solo per dirgli una cosa così stupida proprio no, che senso ha? E così inizi ad estraniarti un po’ per volta, non convivere le piccole cose alla lunga è deleterio e fa solo star male.
Poi ci sono quei due, tre giorni al mese che aspetti come un assetato nel deserto aspetta l’acqua. Due, tre giorni in cui sei in estasi, in cui tocchi il cielo con un dito e ti dici che tutti i giorni no ne sono valsi la pena, ti dici che stare con lui una sola ora ti ripaga di tutte quelle notti da sola in cui l’unica cosa che volevi fare era piangere. Ed in quei giorni capisci perché lo fai, perché sopporti tutto e perché lo sopporteresti ancora altre mille anni ma alla fine è solo un’illusione, perché quei due o tre giorni non sono vita vera, sono come una vacanza con la data di scadenza, con il bisogno estremo di vivere ogni secondo al massimo e fare scorta di sensazioni ed emozioni, perché per un altro mese o più dovrai tirare avanti.
Non affronti i discorsi che hai rimandato a quando vi sareste visti di persona, perché non vuoi sciupare nemmeno un istante, lasci passare ed anzi adori atteggiamenti che se fosse la vita quotidiana non tollereresti nemmeno.
E poi rientri.
Rientri alla realtà, in quel tuo mondo senza di lui, nella tua vita. Dove lui c’è in ogni singola cosa senza però esserci realmente mai.
Ed è peggio, molto peggio di quando sei partita perché ti ci vuole tempo ad abituarti al fatto che non lo rivedrai per altri trenta giorni e più. Riabituarsi al letto vuoto, a quella mano che non puoi stringere e al fatto che per un altro mese non potrai guardarlo negli occhi.
E condividi tanto, cerchi di condividere tutto, ti impegni, maledizione se ti impegni e lui fa altrettanto e lo sai che sta male anche lui ma tirate avanti assieme, perché lui è tutto quel che tu hai sempre sognato e non sei disposta a perderlo per così poco.
E le serate con Skype, le telefonate, i ping, i messaggi sparsi su mille applicazioni.
Piano a piano ti riabitui ad essere sola e sembra più semplice anche se non lo puoi toccare. Recuperi l’equilibrio precario di sempre.
Finché non decidete di vedervi di nuovo.
Da lì in poi i giorni sono di una lentezza agghiacciante, non passano mai, le serate sembrano infinite, la voglia di lui ti fa dire cattiverie perché non è lì, con te.
E piano piano ricomincia tutto da capo.
In questo circolo in cui pare impossibile vivere agli estranei ed impossibile stare senza a chi lo vive.
Vorrei dire che ci credo alle relazioni a distanza, la verità è che la risposta dipende dal momento in cui mi viene posta.
La verità è che non vorrei vivere senza lui.
http://friendfeed.com/eta
http://www.etaonline.me/2010/06/28/relazioni-a-distanza/
Credi nelle Relazioni a Distanza. Meh? (via FriendFeed)
Ok, potrei anche evitare di entrare nel merito, ma per una serie di motivi che nulla hanno a che vedere con l'argomento, preferisco spendere mezz'ora in un post semi-serio sulle "Relazioni a Distanza", piuttosto che pensare a cose che nella giornata di oggi (ma non solo) mi hanno gia' ammorbata abbastanza.
E come Eta, nemmeno io ci sto in un commento, perche' l'argomento e' complesso, e soprattutto perche' la mia risposta alla domanda sarebbe un molto laconico, poco spiegabile in due parole "Meh".
Ora, chi scrive e' una quasi-34enne che, sebbene abbia la malsana mania di infilare la sua vita online non ha mai messo in piazza veramente tutta la sua vita (e comunque non lo faro' nemmeno oggi, non illudetevi :P).
Relazioni a distanza ne ho avute.
Relazioni "standard" anche.
Come siano finite e' abbastanza chiaro e palese per tutti (male :P).
Colpa della distanza?
Colpa della vicinanza?
No, colpa "nostra".
Perche' tutta la colpa non accettero' mai di prendermela.
Ma porto ad esempio me, la mia scassata e disgraziata vita.
Perche' e' una dimostrazione di come distanza o meno, il tutto dipenda dalle persone e da come decidono di vivere le relazioni e da come vedano il loro rapporto con l'altra meta' della coppia.
Chi mi conosce sa benissimo che ho un immenso difetto.
Ho smesso da tempo di pianificare la mia esistenza.
Decido oggi per oggi.
Oggi per domani.
Poi cambio idea e ripianifico tutto.
Da sola sto divinamente.
Nessuno che rompe i coglioni per il difetto di cui sopra.
Che e' alla base del mio "Meh" in merito alla questione delle relazioni a distanza.
Perche' per certi versi le preferisco (si sa quando ci si vede, per il resto ho la mia vitaccia :P).
Poi pare che si decida di passare a cose piu' stabili.
E li' finisce la "poesia".
Perche' se finche' c'era la distanza riuscivo ad avere "il mio tempo" (cosa a cui non rinuncio), nel momento in cui si passa alla convivenza pare che io debba cambiare.
Insomma, adesso che viviamo insieme, stiamo insieme, dobbiamo fare qualcosa insieme...
Ah si?
Cioe', scusa, se io voglio leggere e tu guardare la televisione io devo fingermi interessata al film e mollare il libro?
Non se ne parla.
Non tutte le sere.
Se io voglio andare all'evento XY, ci vado.
Tu puoi venire o stare a casa.
Ma non me la meni quando torno che ti ho "lasciato solo".
(ovviamente, lo stesso vale all'inverso)
E certo, non vedendosi tutti i giorni si puo' sentire la mancanza di qualcuno...
Si possono avere "crisi di solitudine" la notte quando si va a dormire...
Ma non e' molto piu' importante sapere che c'e' qualcuno, anche se non fisicamente li' a due centimetri, che ti pensa, che a te ci tiene e che ti apprezza per quello che sei?
No, evidentemente, anche a leggere il thread in questione, sono tra le fin troppo poche persone a pensarla cosi'.
Forse perche' sono troppo indipendente.
Troppo testarda.
La mia vita, com'e' adesso, la adoro.
Non sono capace (gia' provato, gia' fallito) di rinunciarci.
Non per una persona (oddio, a ben guardare, erano tre due anni fa...).
Perche' ho ottenuto una cosa dalla mia disgraziata e maledetta vita, ed e' che sto bene con me stessa.
E tempo fa (anni e anni fa) mi hanno detto che:
Non puoi stare bene con gli altri finche' non stai bene con te stesso.
Forse l'ho portata all'estremo, ma poco importa.
Relazione a distanza o relazione ravvicinata, a me cambia poco.
Lui deve sapere (perche' lo deve sapere, dato che non sempre glielo ricordero') che io ci sono.
E lo stesso deve valere per me.
E se la relazione non e' a distanza, se si finisce in convivenza (ammesso che trovero' mai il coraggio di ripetere la traumatica esperienza), lui si dovra' fare una ragione di una cosa molto semplice:
Stare sotto lo stesso tetto, nella stessa casa, magari nella stessa stanza, non significa per forza fare qualcosa insieme.
Perche' siamo due persone, due individui.
Diversi, unici.
Ognuno con i suoi spazi, ognuno con i suoi interessi.
E' una cosa che ho avuto solo due volte nella vita.
Serate passate, nella stessa casa, ognuno a farsi i fatti propri, rispettando i nostri vicendevoli spazi.
Ma era tanto tempo fa.
Dopo, solo invasioni di campo.
Fino all'ultima, piu' deleteria, devastante, traumatizzante.
Che qualcuno ha seguito, da cui qualcuno ha cercato (inutilmente, mannaggia a me!) di salvarmi.
Credo nelle relazioni a distanza?
Forse, alla fine di un troppo lungo post/poema, si.
Perche' sono le uniche che mi permettono il lusso di stare con l'unica persona che nella vita non mi ha mai abbandonata: IO.
Lo so, sono fredda, cinica, iper-individualista.
Ma nessuno mi accetterebbe, e io non posso cambiare.
Ci ho provato. Ho fallito.
Non lo faro' mai piu' (promessa di ottobre/novembre del 2008).
Prendere o lasciare, a me, la vita, non cambia.
UPDATE (ore 22:10)
Mi ero dimenticata una cosa fondamentale...
Per dire se si sta bene con una persona non si puo' valutare solo quando si sta insieme nei week-end, in vacanza, o al cinema.
Si sta bene con qualcuno solo quando si riesce a starci bene in mezzo agli altri, magari ai due opposti della stessa tavolata.
Magari parlando con persone diverse di argomenti diversi.
Ma soprattutto quando, stando insieme, si parla di cose varie.
Non di "noi", ma delle proprie vite, di quello che succede la' fuori, dell'ultimo libro letto o film visto.
Si sta bene con qualcuno solo quando si riesce ad essere se stessi, senza limitazioni e costrizioni, anche in sua presenza.
Si sta bene con qualcuno quando si e' in grado di stare senza di lui/lei.
Sapendo che c'e'.
Anche se non c'e'.
Il resto e' facciata.
Il resto non conta.
Il resto e' destinato a decadere.
Perche' il resto e' essere possessivi ed esclusivisti.
Ed alla lunga uccide.
Prima le persone, poi i rapporti.
(been there, done that)
http://friendfeed.com/delymyth
http://www.delymyth.net/blog/2010/6/28/credi-nelle-relazioni-a-distanza-meh-via-friendfeed.html
Volevo commentare il post di Maurizio Goetz su FriendFeed ma era troppo complesso per un commento. Perciò ecco la mia risposta.
Vorrei dire che ci credo, che funziona, che è facile che è la soluzione per tutti i mali e per la pace del mondo ma la verità è che una relazione a distanza è un gran casino.
Ci sono giorni in cui ti senti un po’ morire, perché lui non c’è e vorresti solo poter stare tra le sue braccia, poterlo toccare e sentire che in fondo è reale e vero, a volte vorresti anche solo poter condividere quella cazzata detta in ufficio o vista per strada ma alla fine no, un messaggio solo per dirgli una cosa così stupida proprio no, che senso ha? E così inizi ad estraniarti un po’ per volta, non convivere le piccole cose alla lunga è deleterio e fa solo star male.
Poi ci sono quei due, tre giorni al mese che aspetti come un assetato nel deserto aspetta l’acqua. Due, tre giorni in cui sei in estasi, in cui tocchi il cielo con un dito e ti dici che tutti i giorni no ne sono valsi la pena, ti dici che stare con lui una sola ora ti ripaga di tutte quelle notti da sola in cui l’unica cosa che volevi fare era piangere. Ed in quei giorni capisci perché lo fai, perché sopporti tutto e perché lo sopporteresti ancora altre mille anni ma alla fine è solo un’illusione, perché quei due o tre giorni non sono vita vera, sono come una vacanza con la data di scadenza, con il bisogno estremo di vivere ogni secondo al massimo e fare scorta di sensazioni ed emozioni, perché per un altro mese o più dovrai tirare avanti.
Non affronti i discorsi che hai rimandato a quando vi sareste visti di persona, perché non vuoi sciupare nemmeno un istante, lasci passare ed anzi adori atteggiamenti che se fosse la vita quotidiana non tollereresti nemmeno.
E poi rientri.
Rientri alla realtà, in quel tuo mondo senza di lui, nella tua vita. Dove lui c’è in ogni singola cosa senza però esserci realmente mai.
Ed è peggio, molto peggio di quando sei partita perché ti ci vuole tempo ad abituarti al fatto che non lo rivedrai per altri trenta giorni e più. Riabituarsi al letto vuoto, a quella mano che non puoi stringere e al fatto che per un altro mese non potrai guardarlo negli occhi.
E condividi tanto, cerchi di condividere tutto, ti impegni, maledizione se ti impegni e lui fa altrettanto e lo sai che sta male anche lui ma tirate avanti assieme, perché lui è tutto quel che tu hai sempre sognato e non sei disposta a perderlo per così poco.
E le serate con Skype, le telefonate, i ping, i messaggi sparsi su mille applicazioni.
Piano a piano ti riabitui ad essere sola e sembra più semplice anche se non lo puoi toccare. Recuperi l’equilibrio precario di sempre.
Finché non decidete di vedervi di nuovo.
Da lì in poi i giorni sono di una lentezza agghiacciante, non passano mai, le serate sembrano infinite, la voglia di lui ti fa dire cattiverie perché non è lì, con te.
E piano piano ricomincia tutto da capo.
In questo circolo in cui pare impossibile vivere agli estranei ed impossibile stare senza a chi lo vive.
Vorrei dire che ci credo alle relazioni a distanza, la verità è che la risposta dipende dal momento in cui mi viene posta.
La verità è che non vorrei vivere senza lui.
http://friendfeed.com/eta
http://www.etaonline.me/2010/06/28/relazioni-a-distanza/
Credi nelle Relazioni a Distanza. Meh? (via FriendFeed)
Ok, potrei anche evitare di entrare nel merito, ma per una serie di motivi che nulla hanno a che vedere con l'argomento, preferisco spendere mezz'ora in un post semi-serio sulle "Relazioni a Distanza", piuttosto che pensare a cose che nella giornata di oggi (ma non solo) mi hanno gia' ammorbata abbastanza.
E come Eta, nemmeno io ci sto in un commento, perche' l'argomento e' complesso, e soprattutto perche' la mia risposta alla domanda sarebbe un molto laconico, poco spiegabile in due parole "Meh".
Ora, chi scrive e' una quasi-34enne che, sebbene abbia la malsana mania di infilare la sua vita online non ha mai messo in piazza veramente tutta la sua vita (e comunque non lo faro' nemmeno oggi, non illudetevi :P).
Relazioni a distanza ne ho avute.
Relazioni "standard" anche.
Come siano finite e' abbastanza chiaro e palese per tutti (male :P).
Colpa della distanza?
Colpa della vicinanza?
No, colpa "nostra".
Perche' tutta la colpa non accettero' mai di prendermela.
Ma porto ad esempio me, la mia scassata e disgraziata vita.
Perche' e' una dimostrazione di come distanza o meno, il tutto dipenda dalle persone e da come decidono di vivere le relazioni e da come vedano il loro rapporto con l'altra meta' della coppia.
Chi mi conosce sa benissimo che ho un immenso difetto.
Ho smesso da tempo di pianificare la mia esistenza.
Decido oggi per oggi.
Oggi per domani.
Poi cambio idea e ripianifico tutto.
Da sola sto divinamente.
Nessuno che rompe i coglioni per il difetto di cui sopra.
Che e' alla base del mio "Meh" in merito alla questione delle relazioni a distanza.
Perche' per certi versi le preferisco (si sa quando ci si vede, per il resto ho la mia vitaccia :P).
Poi pare che si decida di passare a cose piu' stabili.
E li' finisce la "poesia".
Perche' se finche' c'era la distanza riuscivo ad avere "il mio tempo" (cosa a cui non rinuncio), nel momento in cui si passa alla convivenza pare che io debba cambiare.
Insomma, adesso che viviamo insieme, stiamo insieme, dobbiamo fare qualcosa insieme...
Ah si?
Cioe', scusa, se io voglio leggere e tu guardare la televisione io devo fingermi interessata al film e mollare il libro?
Non se ne parla.
Non tutte le sere.
Se io voglio andare all'evento XY, ci vado.
Tu puoi venire o stare a casa.
Ma non me la meni quando torno che ti ho "lasciato solo".
(ovviamente, lo stesso vale all'inverso)
E certo, non vedendosi tutti i giorni si puo' sentire la mancanza di qualcuno...
Si possono avere "crisi di solitudine" la notte quando si va a dormire...
Ma non e' molto piu' importante sapere che c'e' qualcuno, anche se non fisicamente li' a due centimetri, che ti pensa, che a te ci tiene e che ti apprezza per quello che sei?
No, evidentemente, anche a leggere il thread in questione, sono tra le fin troppo poche persone a pensarla cosi'.
Forse perche' sono troppo indipendente.
Troppo testarda.
La mia vita, com'e' adesso, la adoro.
Non sono capace (gia' provato, gia' fallito) di rinunciarci.
Non per una persona (oddio, a ben guardare, erano tre due anni fa...).
Perche' ho ottenuto una cosa dalla mia disgraziata e maledetta vita, ed e' che sto bene con me stessa.
E tempo fa (anni e anni fa) mi hanno detto che:
Non puoi stare bene con gli altri finche' non stai bene con te stesso.
Forse l'ho portata all'estremo, ma poco importa.
Relazione a distanza o relazione ravvicinata, a me cambia poco.
Lui deve sapere (perche' lo deve sapere, dato che non sempre glielo ricordero') che io ci sono.
E lo stesso deve valere per me.
E se la relazione non e' a distanza, se si finisce in convivenza (ammesso che trovero' mai il coraggio di ripetere la traumatica esperienza), lui si dovra' fare una ragione di una cosa molto semplice:
Stare sotto lo stesso tetto, nella stessa casa, magari nella stessa stanza, non significa per forza fare qualcosa insieme.
Perche' siamo due persone, due individui.
Diversi, unici.
Ognuno con i suoi spazi, ognuno con i suoi interessi.
E' una cosa che ho avuto solo due volte nella vita.
Serate passate, nella stessa casa, ognuno a farsi i fatti propri, rispettando i nostri vicendevoli spazi.
Ma era tanto tempo fa.
Dopo, solo invasioni di campo.
Fino all'ultima, piu' deleteria, devastante, traumatizzante.
Che qualcuno ha seguito, da cui qualcuno ha cercato (inutilmente, mannaggia a me!) di salvarmi.
Credo nelle relazioni a distanza?
Forse, alla fine di un troppo lungo post/poema, si.
Perche' sono le uniche che mi permettono il lusso di stare con l'unica persona che nella vita non mi ha mai abbandonata: IO.
Lo so, sono fredda, cinica, iper-individualista.
Ma nessuno mi accetterebbe, e io non posso cambiare.
Ci ho provato. Ho fallito.
Non lo faro' mai piu' (promessa di ottobre/novembre del 2008).
Prendere o lasciare, a me, la vita, non cambia.
UPDATE (ore 22:10)
Mi ero dimenticata una cosa fondamentale...
Per dire se si sta bene con una persona non si puo' valutare solo quando si sta insieme nei week-end, in vacanza, o al cinema.
Si sta bene con qualcuno solo quando si riesce a starci bene in mezzo agli altri, magari ai due opposti della stessa tavolata.
Magari parlando con persone diverse di argomenti diversi.
Ma soprattutto quando, stando insieme, si parla di cose varie.
Non di "noi", ma delle proprie vite, di quello che succede la' fuori, dell'ultimo libro letto o film visto.
Si sta bene con qualcuno solo quando si riesce ad essere se stessi, senza limitazioni e costrizioni, anche in sua presenza.
Si sta bene con qualcuno quando si e' in grado di stare senza di lui/lei.
Sapendo che c'e'.
Anche se non c'e'.
Il resto e' facciata.
Il resto non conta.
Il resto e' destinato a decadere.
Perche' il resto e' essere possessivi ed esclusivisti.
Ed alla lunga uccide.
Prima le persone, poi i rapporti.
(been there, done that)
http://friendfeed.com/delymyth
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lunedì 28 giugno 2010
il capo tribù
Viaggiamo sotto un'acqua torrenziale e scendendo per far rifornimento le mitiche allstar tentano di farmi fare un nuovo scivolone su macchia d'olio, resto in piedi con provvidenziale colpo di reni ma soprattutto aggrappandomi senza grazia alcuna alla portiera. Approdiamo al mitico 'Camping Paradiso' (...) in mezzo ad un pioggerellina lieve mentre scorrono gli ultimi frammenti di primavera.
Stavamo ancora scaricando biancheria, borsoni e provviste sufficienti per arrivare comodamente all'autunno quando lo scorgiamo in mezzo a piccole mani sporche di colla e colori, è un uomo affascinante, misterioso, vissuto. Dai tratti del viso sono portata a crederlo un discendente diretto dei pellirosse d'America. Naso lungo che piega verso il labbro, carnagione scura, capelli lunghi legati in una coda di cavallo. Io e LaZia nei giorni seguenti ci siamo divertite a fantasticare sul suo passato, colpa probabilmente dell'ozio coatto dovuto al cattivo tempo.
Hulko non manca ad un appuntamento, la mattina in laboratorio, il pomeriggio in spiaggia e la sera la babydance. Dove c'è lui ci sono i bambini, Hulko nel suo pallore inglese e il suo nuovo inseparabile amico-cioccolatino-fondente (originario del Camerun), compresi. Giochi costruiti con materiali di recupero e soprattutto senza né scheda, né display, né joystick annessi. Solo origami, bandiere, collane nastri e corone.
Il mattino alle 9.30 gli altoparlanti diffondono la sua voce "...e questo pomeriggio faremo volare gli aquiloni in spiaggia."
Come si fa a non volergli almeno un po' di bene?
Stavamo ancora scaricando biancheria, borsoni e provviste sufficienti per arrivare comodamente all'autunno quando lo scorgiamo in mezzo a piccole mani sporche di colla e colori, è un uomo affascinante, misterioso, vissuto. Dai tratti del viso sono portata a crederlo un discendente diretto dei pellirosse d'America. Naso lungo che piega verso il labbro, carnagione scura, capelli lunghi legati in una coda di cavallo. Io e LaZia nei giorni seguenti ci siamo divertite a fantasticare sul suo passato, colpa probabilmente dell'ozio coatto dovuto al cattivo tempo.
Hulko non manca ad un appuntamento, la mattina in laboratorio, il pomeriggio in spiaggia e la sera la babydance. Dove c'è lui ci sono i bambini, Hulko nel suo pallore inglese e il suo nuovo inseparabile amico-cioccolatino-fondente (originario del Camerun), compresi. Giochi costruiti con materiali di recupero e soprattutto senza né scheda, né display, né joystick annessi. Solo origami, bandiere, collane nastri e corone.
Il mattino alle 9.30 gli altoparlanti diffondono la sua voce "...e questo pomeriggio faremo volare gli aquiloni in spiaggia."
Come si fa a non volergli almeno un po' di bene?
giovedì 24 giugno 2010
Candy Candy che sorrisi grandi che fai...
Quanto ho amato questo cartone animanto!
Stasera per scrivere uno dei miei tanti e futili tweet mi sono messa a cercare una sua immagine ... e ne sono rimasta nuovamente affascinata. Il sorriso, quegli infiniti riccioli biondi, gli occhi grandi pieni di sole e di stelle...
Colpita nuovamente al cuore da questo straordinario Manga.
Se non ricordo male, una serie, la terza forse, in italia usci solò come giornalino... non ne persi un numero. Certo la storia, come tutti i cartoni animati di quel periodo, quelli con cui quindi sono cresciuta era dannatamente triste e tragica ma Candy Candy per me è bellezza.
Candy Candy insieme a Elisabetta Viviani e Betty de I Flinstone sono state le mie icone di bellezza (l'adolescenza è un'età difficile... la più difficile aggiungerei). Forse le accomuna la dolcezza. Non so non importa.
Comunque che a distanza di così tanti anni, questa ragazzina sbarazzina, sorridente e fiduciosa ancora mi affascini tanto...
Ma non importa neanche questo.
Quello che conta è che stasera ho deciso cosa voglio fare da grande.
Voglio essere Candy Candy!
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sorriso
mercoledì 23 giugno 2010
martedì 22 giugno 2010
Intendiamoci.
Ci incontriamo a casa di nonnaragno e nonnosavio per cena, Hulko è sul divano sovraeccitato dai cartoni animati, si gira con lo sguardo acceso per raccontarmi un episodio esilerante appena visto,
"Mamma ma ci credi?! ventimila leghe sotto il mare! ven-ti-mi-la!"
Mi diverte vederlo così coinvolto.
"Sono tantissime ventimila, vero?" Incalza.
"Sì, hai ragione sono molte."
Qualche secondo e mi interpella di nuovo,
"Mamma cos'è una lega?"
"Mamma ma ci credi?! ventimila leghe sotto il mare! ven-ti-mi-la!"
Mi diverte vederlo così coinvolto.
"Sono tantissime ventimila, vero?" Incalza.
"Sì, hai ragione sono molte."
Qualche secondo e mi interpella di nuovo,
"Mamma cos'è una lega?"
lunedì 21 giugno 2010
domenica 20 giugno 2010
Quello che gli invidiosi non dicono, by mammacattiva
Se c'è un buon esercizio per capire i propri limiti è quello di affrontarli, viverli in prima persona e magari prenderli per le corna: per capire se questi limiti sono reali o solo immaginati. E una domanda che spesso mi pongo è "ma io sono una persona invidiosa?" Una di quelle che sentono lo stomaco rattrappirsi quando osservano una persona che ha di più o magari è di più? Trovo umano chiederselo prima ancora di dichiarare con estrema sicurezza "io sono incapace di provare il sentimento dell'invidia". Diciamo che tendo a diffidare di chi dichiara con clamore il proprio "io mai".
Mettermi alla prova significa quindi espormi di fronte a chi apparentemente sembra aver realizzato più desideri dei miei. Mi ci tuffo e mi ascolto.
I risultati sono variabili. Ci sono stati momenti particolarmente fragili in cui ho desiderato intensamente essere nei panni di qualcun altro, tutto fuorché me stessa e più che di invidia parlerei di desiderio di fuga, tale da scegliere di essere un altro invece che scappare in un altro luogo. Quando invece sto bene con me stessa l'esperimento non solo mi fortifica ma mi fa godere del successo dell'altro.
E' il caso ultimo provato con un'amica (così mi piace pensare che sia) e culminato nella lettura di Quello che le mamme non dicono di Chiara C. Santamaria, per la blogosfera Wonderland.
Seguo Chiara da tanto tempo e ho sempre fatto il tifo per lei. Scelsi di leggere e seguire il suo blog Machedavvero per lo stesso motivo per cui nei momenti di "allergia" alla maternità decisi di schivare tutti i forum di mamme, i libri seri di pedagogia e le persone che si prendevano troppo sul serio. Mi bastavo io per quello. Un motivo molto semplice: Wonder mi faceva morire dal ridere. Eppure nel tempo ho scoperto che sa essere anche terribilmente seria: nella pittura di certe situazioni vere e concrete della vita quotidiana di una mamma, nell'esternazione di sentimenti spinosi da riconoscere. E poi ho avuto la fortuna di conoscerla personalmente, prima che si svelasse con il lancio del suo primo libro e la cosa più sorprendente è stata la dolcezza della sua timidezza, così spiazzante rispetto alla sfrontatezza delle parole scritte. Pensi che abbia una ghost writer, una doppia personalità e invece è solo una delle sue dimensioni. L'unica cosa che non mi ha sorpreso è la sua bellezza, quella te l'aspetti e quella arriva come te la immaginavi.
Il libro lo puoi leggere in tempi brevi ma io l'ho dovuto fare nel mio tempo rubato alle ventiquattro ore troppo piene. E' scritto molto bene. Non butterei una sola riga e raggiunge il suo vero significato alla fine. Alla fine ho capito molte cose di Chiara e anche di me. Ho capito quanto fossimo simili nonostante ci separino diversi anni. Leitmotif della sua storia sembra essere proprio l'età come se quella fosse la colpa, tutta la colpa delle sue vicissitudini. Io invece penso che non sia una questione di età, perché io i miei figli li ho avuti oltre i 35, li ho anche cercati ma ho provato, provo gli stessi scossoni, dubbi e rimpianti. Il libro mi ha riportato a quei giorni, comici e tragici allo stesso tempo, alla mia solitudine, alla mia ricerca dell'istinto materno, al mio costante ripensare a quello che avevo prima: la libertà di essere egoista. Lo dico senza vergogna. Ho riso ma ho anche pianto perché mi ci sono identificata.
Ieri ho rivisto Chiara al Momcamp a Milano dove siamo state tutte prese da brevi contatti e rara intensità, se non alla fine, proprio come nel libro. Quando il sipario doveva scendere abbiamo iniziato a parlare delle cose più importanti e di quelle che ci interessano di più. In quel momento, Chiara mi ha raggiunta, si è seduta accanto a me e con i suoi occhi liquidi mi ha chiesto se si sarebbe dovuta arrendere, se per avere il tempo di stare insieme a Viola avrebbe dovuto rinunciare a rincorrere il suo desiderio di un lavoro appagante, che ti riempie le giornate e ti fa vedere persone stimolanti. Le avrei voluto rispondere e parlare per altre due ore e invece ho accrocchiato due parole in croce, scossa dalla mia incapacità a trovare risposte ai miei stessi dubbi.
Perché rispondere non è per niente semplice, perché non c'è una sola risposta. Perché non c'è una risposta definitiva. Stasera le risponderei di continuare così, di rimettersi in gioco oltre ogni limite perché con sua figlia sta facendo un lavoro grandioso e che realizzare i propri sogni rende felici anche i nostri figli. Che c'è sempre tempo per ridimensionare le cose, per accorgersi che si sta esagerando e per farsi aiutare, a turno, da tutti coloro che hanno responsabilità nella vita della tua famiglia. Sono convinta che non dobbiamo mai arrenderci e dobbiamo imparare ad interpretare i suggerimenti alle prossime mosse.
Postato da mamma cattiva domenica 6 giugno 2010
http://mammacattiva.blogspot.com/2010/06/quello-che-gli-invidiosi-non-dicono.html
https://twitter.com/mamimma
Mettermi alla prova significa quindi espormi di fronte a chi apparentemente sembra aver realizzato più desideri dei miei. Mi ci tuffo e mi ascolto.
I risultati sono variabili. Ci sono stati momenti particolarmente fragili in cui ho desiderato intensamente essere nei panni di qualcun altro, tutto fuorché me stessa e più che di invidia parlerei di desiderio di fuga, tale da scegliere di essere un altro invece che scappare in un altro luogo. Quando invece sto bene con me stessa l'esperimento non solo mi fortifica ma mi fa godere del successo dell'altro.
E' il caso ultimo provato con un'amica (così mi piace pensare che sia) e culminato nella lettura di Quello che le mamme non dicono di Chiara C. Santamaria, per la blogosfera Wonderland.
Seguo Chiara da tanto tempo e ho sempre fatto il tifo per lei. Scelsi di leggere e seguire il suo blog Machedavvero per lo stesso motivo per cui nei momenti di "allergia" alla maternità decisi di schivare tutti i forum di mamme, i libri seri di pedagogia e le persone che si prendevano troppo sul serio. Mi bastavo io per quello. Un motivo molto semplice: Wonder mi faceva morire dal ridere. Eppure nel tempo ho scoperto che sa essere anche terribilmente seria: nella pittura di certe situazioni vere e concrete della vita quotidiana di una mamma, nell'esternazione di sentimenti spinosi da riconoscere. E poi ho avuto la fortuna di conoscerla personalmente, prima che si svelasse con il lancio del suo primo libro e la cosa più sorprendente è stata la dolcezza della sua timidezza, così spiazzante rispetto alla sfrontatezza delle parole scritte. Pensi che abbia una ghost writer, una doppia personalità e invece è solo una delle sue dimensioni. L'unica cosa che non mi ha sorpreso è la sua bellezza, quella te l'aspetti e quella arriva come te la immaginavi.
Il libro lo puoi leggere in tempi brevi ma io l'ho dovuto fare nel mio tempo rubato alle ventiquattro ore troppo piene. E' scritto molto bene. Non butterei una sola riga e raggiunge il suo vero significato alla fine. Alla fine ho capito molte cose di Chiara e anche di me. Ho capito quanto fossimo simili nonostante ci separino diversi anni. Leitmotif della sua storia sembra essere proprio l'età come se quella fosse la colpa, tutta la colpa delle sue vicissitudini. Io invece penso che non sia una questione di età, perché io i miei figli li ho avuti oltre i 35, li ho anche cercati ma ho provato, provo gli stessi scossoni, dubbi e rimpianti. Il libro mi ha riportato a quei giorni, comici e tragici allo stesso tempo, alla mia solitudine, alla mia ricerca dell'istinto materno, al mio costante ripensare a quello che avevo prima: la libertà di essere egoista. Lo dico senza vergogna. Ho riso ma ho anche pianto perché mi ci sono identificata.
Ieri ho rivisto Chiara al Momcamp a Milano dove siamo state tutte prese da brevi contatti e rara intensità, se non alla fine, proprio come nel libro. Quando il sipario doveva scendere abbiamo iniziato a parlare delle cose più importanti e di quelle che ci interessano di più. In quel momento, Chiara mi ha raggiunta, si è seduta accanto a me e con i suoi occhi liquidi mi ha chiesto se si sarebbe dovuta arrendere, se per avere il tempo di stare insieme a Viola avrebbe dovuto rinunciare a rincorrere il suo desiderio di un lavoro appagante, che ti riempie le giornate e ti fa vedere persone stimolanti. Le avrei voluto rispondere e parlare per altre due ore e invece ho accrocchiato due parole in croce, scossa dalla mia incapacità a trovare risposte ai miei stessi dubbi.
Perché rispondere non è per niente semplice, perché non c'è una sola risposta. Perché non c'è una risposta definitiva. Stasera le risponderei di continuare così, di rimettersi in gioco oltre ogni limite perché con sua figlia sta facendo un lavoro grandioso e che realizzare i propri sogni rende felici anche i nostri figli. Che c'è sempre tempo per ridimensionare le cose, per accorgersi che si sta esagerando e per farsi aiutare, a turno, da tutti coloro che hanno responsabilità nella vita della tua famiglia. Sono convinta che non dobbiamo mai arrenderci e dobbiamo imparare ad interpretare i suggerimenti alle prossime mosse.
Postato da mamma cattiva domenica 6 giugno 2010
http://mammacattiva.blogspot.com/2010/06/quello-che-gli-invidiosi-non-dicono.html
https://twitter.com/mamimma
le nuvole
Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio
Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell’airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri
Certe volte ti avvisano con rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore
Vengono
vanno
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai
Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.
Le Nuvole - Fabrizio De Andrè
grazie a http://dariovaldas.tumblr.com
sabato 19 giugno 2010
Una babysitter da favola (need a babysitter today?)
Le favole del Fiocco Gigante | 15
Due bambini, nella pace del cortile, giocavano a inventare una lingua speciale per poter parlare tra loro senza far capire nulla agli altri.
"Brif, braf", disse il primo.
"Braf, brof", rispose il secondo. E scoppiarono a ridere.
Su un balcone del primo piano c'era un vecchio buon signore a leggere il giornale, e affacciata alla finestra dirimpetto c'era una vecchia signora né buona né cattiva.
"Come sono sciocchi quei bambini", disse la signora.
Ma il buon signore non era d'accordo: " Io non trovo".
"Non mi dirà che ha capito quello che hanno detto".
"E invece ho capito tutto. Il primo ha detto: "che bella giornata". Il secondo ha risposto: "domani sarà ancora più bello".
La signora arricciò il naso ma stette zitta, perchè i bambini avevano ricominciato a parlare nella loro lingua.
"Maraschi, barabaschi, pippirimoschi", disse il primo.
"Bruf", rispose il secondo. E giù di nuovo a ridere tutti e due.
"Non mi dirà che ha capito anche adesso", esclamò indignata la vecchia signora.
"E invece ho capito tutto", rispose sorridendo il vecchio signore. Il primo ha detto: "come siamo contenti di essere al mondo". E il secondo ha risposto: "il mondo è bellissimo".
"Ma è poi bello davvero? insisté la vecchia signora.
"Brif, bruf, braf". rispose il vecchio signore.
Brif, bruf, braf. (Gianni Rodari, Favole al telefono)
Due bambini, nella pace del cortile, giocavano a inventare una lingua speciale per poter parlare tra loro senza far capire nulla agli altri.
"Brif, braf", disse il primo.
"Braf, brof", rispose il secondo. E scoppiarono a ridere.
Su un balcone del primo piano c'era un vecchio buon signore a leggere il giornale, e affacciata alla finestra dirimpetto c'era una vecchia signora né buona né cattiva.
"Come sono sciocchi quei bambini", disse la signora.
Ma il buon signore non era d'accordo: " Io non trovo".
"Non mi dirà che ha capito quello che hanno detto".
"E invece ho capito tutto. Il primo ha detto: "che bella giornata". Il secondo ha risposto: "domani sarà ancora più bello".
La signora arricciò il naso ma stette zitta, perchè i bambini avevano ricominciato a parlare nella loro lingua.
"Maraschi, barabaschi, pippirimoschi", disse il primo.
"Bruf", rispose il secondo. E giù di nuovo a ridere tutti e due.
"Non mi dirà che ha capito anche adesso", esclamò indignata la vecchia signora.
"E invece ho capito tutto", rispose sorridendo il vecchio signore. Il primo ha detto: "come siamo contenti di essere al mondo". E il secondo ha risposto: "il mondo è bellissimo".
"Ma è poi bello davvero? insisté la vecchia signora.
"Brif, bruf, braf". rispose il vecchio signore.
Brif, bruf, braf. (Gianni Rodari, Favole al telefono)
venerdì 18 giugno 2010
giovedì 17 giugno 2010
E' tutto un attimo.
Hulko riprende il calvario della cura per l'asma così passiamo dalla farmacia a ritirare i medicinali. Aspettiamo il nostro turno.
"Mamma cosa sono quelli?"
Non ho bisogno di seguire con lo sguardo il suo dito per capire a cosa è interessato, ho avvertito l'incombere minaccioso dell'espositore dei profilattici per tutto il tempo.
"Servono quando non si vogliono avere dei figli."
...chissà quale preoccupazione gli ho creato.
Il candidato non ha superato il test 'genitore consapevole e preparato' per risposte inesatte o mancanti.
"Mamma cosa sono quelli?"
Non ho bisogno di seguire con lo sguardo il suo dito per capire a cosa è interessato, ho avvertito l'incombere minaccioso dell'espositore dei profilattici per tutto il tempo.
"Servono quando non si vogliono avere dei figli."
...chissà quale preoccupazione gli ho creato.
Il candidato non ha superato il test 'genitore consapevole e preparato' per risposte inesatte o mancanti.
mercoledì 16 giugno 2010
martedì 15 giugno 2010
giovedì 10 giugno 2010
giusto 2 righe
ma secondo me tu non lo hai letto bene...
o non lo hai guardato bene...
insomma come hai potuto non piangere?!!
attenzione non 'commuoverti' ma 'piangere'...siamo davvero brutti da 40 anni a questa parte ;D
firmato
Il Mostro & L'Eccentrica
06/06/1970 La partenza.
In un giorno di quasi estate, in quella che poi (per qualcuno) diventerà Padania, Luana Emanuela muove i primi passi veloci senza inciampare, scoprirà infatti questa sua dote solo dopo il compimento della maggiore età, forse stordita dalle grandi possibilità che tutto ciò le avrebbe offerto. Poco più di un anno dopo una paffutella frugoletta riccia e nera le zavorra il cammino, (la sorella), Vera Gianna. A malincuore accetta di condividere la camera e saltuariamente anche alcuni vestiti ma solo perchè è costei ad ultimare le verdure al posto suo consentendole di abbandonare il tavolo presso cui è tenuta in ostaggio perché smilza e inappetente. Non è finita, a 7 anni nella sua vita, quando ormai il carattere è formato e una linea maginot divide perfettamente in due la cameretta, arriva un altro frugoletto, questa volta biondo e magrino ma lei ha l'agenda piena e decide di saltare la visita in ospedale e pure il giro di presentazioni una volta a casa (il fratello), Gianluca. Seguono alcuni anni di ribellione al sistema (un'alta percentuale delle ore di scuola alle elementari le trascorre in castigo), oltre a rinnegare infatti i parenti più prossimi tenta magistralmente di tagliare anche tutti gli altri rami (per nulla secchi) dell'albero genealogico. Nel frattempo è cresciuta e ora il tempo lo passa sui banchi di una scuola dove coltivano Creativi. Lei si impegna, è portata, 'approfondisce'. Si son fatti gli anni '90, la moda è un problema (almeno riguardandola oggi!) ma in gruppo tutto sembra più bello. Fin qui solo 4 traslochi e qualche vacanza in riviera le hanno consentito di cambiare aria, così decide di prendere più rincorsa e aggiungere nuove destinazioni (e nuovi compagni) ai suoi viaggi. Canada. Malta. Grecia. Svezia. Norvegia. Stati Uniti. Francia. Spagna. Austria. Germania. Marocco...e sì, sembra sia stata anche in Svizzera e Città del Vaticano ma non ci sono testimonianze. Arriva ai giorni nostri ma più che un arrivo è una nuova partenza, c'è un viaggio inespresso, quello previsto per quest'anno, quello che forse a causa del cambio, del vulcano vattelapesca, della petroliera fallata e delle cavallette è stato rimandato a data ancora da destinarsi ma verrà presto il tempo anche per quello.
[Chissà che non decida di portare con sé anche noi perché in fondo lo sappiamo che ci vuole bene...o almeno ce ne ha voluto fino ad oggi.]
o non lo hai guardato bene...
insomma come hai potuto non piangere?!!
attenzione non 'commuoverti' ma 'piangere'...siamo davvero brutti da 40 anni a questa parte ;D
firmato
Il Mostro & L'Eccentrica
06/06/1970 La partenza.
In un giorno di quasi estate, in quella che poi (per qualcuno) diventerà Padania, Luana Emanuela muove i primi passi veloci senza inciampare, scoprirà infatti questa sua dote solo dopo il compimento della maggiore età, forse stordita dalle grandi possibilità che tutto ciò le avrebbe offerto. Poco più di un anno dopo una paffutella frugoletta riccia e nera le zavorra il cammino, (la sorella), Vera Gianna. A malincuore accetta di condividere la camera e saltuariamente anche alcuni vestiti ma solo perchè è costei ad ultimare le verdure al posto suo consentendole di abbandonare il tavolo presso cui è tenuta in ostaggio perché smilza e inappetente. Non è finita, a 7 anni nella sua vita, quando ormai il carattere è formato e una linea maginot divide perfettamente in due la cameretta, arriva un altro frugoletto, questa volta biondo e magrino ma lei ha l'agenda piena e decide di saltare la visita in ospedale e pure il giro di presentazioni una volta a casa (il fratello), Gianluca. Seguono alcuni anni di ribellione al sistema (un'alta percentuale delle ore di scuola alle elementari le trascorre in castigo), oltre a rinnegare infatti i parenti più prossimi tenta magistralmente di tagliare anche tutti gli altri rami (per nulla secchi) dell'albero genealogico. Nel frattempo è cresciuta e ora il tempo lo passa sui banchi di una scuola dove coltivano Creativi. Lei si impegna, è portata, 'approfondisce'. Si son fatti gli anni '90, la moda è un problema (almeno riguardandola oggi!) ma in gruppo tutto sembra più bello. Fin qui solo 4 traslochi e qualche vacanza in riviera le hanno consentito di cambiare aria, così decide di prendere più rincorsa e aggiungere nuove destinazioni (e nuovi compagni) ai suoi viaggi. Canada. Malta. Grecia. Svezia. Norvegia. Stati Uniti. Francia. Spagna. Austria. Germania. Marocco...e sì, sembra sia stata anche in Svizzera e Città del Vaticano ma non ci sono testimonianze. Arriva ai giorni nostri ma più che un arrivo è una nuova partenza, c'è un viaggio inespresso, quello previsto per quest'anno, quello che forse a causa del cambio, del vulcano vattelapesca, della petroliera fallata e delle cavallette è stato rimandato a data ancora da destinarsi ma verrà presto il tempo anche per quello.
[Chissà che non decida di portare con sé anche noi perché in fondo lo sappiamo che ci vuole bene...o almeno ce ne ha voluto fino ad oggi.]
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mercoledì 9 giugno 2010
a me gli occhi!
E no!
Non si fa.
No. No.
Io qui a cercare qualcosa d'interessante e sensato da dire.
"Quando non si può tornare indietro,
bisogna soltanto preoccuparsi del modo migliore per avanzare."
Paulo Coelho
"I 40 anni sono la vecchiaia della giovinezza
e la giovinezza della vecchiaia."
Victor Hugo
Un po' indecisa magari sul tono: ironico? banalmente frivolo?
"Quando ero ragazzino mi dicevano:
Vedrai quando avrai 40 anni."
Ora ho 40 anni, ma non vedo niente.
Eric Satie
"A 27 anni le donne dicono:
"questi due o tre anni giovinezza che mi restano...";
a 35: "Questi cinque anni di giovinezza che mi restano...";
a 40: "Questi dieci anni di giovinezza che mi restano...".
Dino Segre
E quindi vai a cercare poesie, aforismi, riflessioni. Volevo scrivere un post interessante prima di diventare finalmente anch'io una #splendida40enne come @paolabonini. Ma non volevo condividere una riflessione che fosse puro egocentrismo o la solita lista delle 40 cose da fare prima dei Big40 (esiste anche una divagazione letteraria sul genere "101 Things to do Before You Turn 40"). Insomma, volevo scrivere un post al di sopra delle mie capacità. Poi i giorni si sono susseguiti alla solita folle velocità e brontolando perchè non ero come ripromessami in India (non so bene se per cercarmi o cercare di perdermi) si arriva alla vigilia del #Scozzanta Day. Cosa faccio da donna matura alle 11,59 del 5 giugno??! come ha intuito la biondissima e lungimirante @pinkmartina:
starà mica tentando di sfuggire alle sue responsabilità di festeggiata?
Spengo il cellulare. Lo riaccendo solo il 7 giugno alle 00.01. Nessuno mi crede ma sono timida e gli auguri che per altro adoro ricevere* mi mettono in profondo imbarazzo. Così ringrazio nel cuore della notte e del primo attimo via sms, scusandomi per la mia improvvisa dipartita. La mattina dopo passo a facebook e anche qui recupero rimango notevolmente indietro su twitter** e mi rammarico dell'accaduto. Grazie di cuore :-) E poi... E poi mi accorgo del'accaduto e finalmente capisco cosa significa compiere quarant'anni e qual è l'unico consiglio da dare a che si avvicina alla meta. NOn fidatevi degli amici. Due anni a mettere avatar dove posso sembrare non dico bella ma almeno simpatica a costruirmi una reputazione "virtuale" degna di una donna della mia età e cosa mi ritrovo che vaga libero e senza meta per la rete?!
Ma il peggio lo devo ai quei due mostricciattoli dei mie due fratellini :-/
Questa è l'espressione meno idiota e molto arrabbiata che sono riuscita a fare per far notare il mio disappunto! Amici e fratellini cari vi aspetto al varco! E la prossima volta non mi faccio cogliere altrettanto impreparata! Mi metto un po' prima in marcia per Aurocastro tagliando per le Indie ...e vi chiamo poi io ;D
Cosa aggiungere?!?
I ♥ #Scozzanta day
grazie a tutti, è comunque meraviglioso sapere di essere,
seppur a vostro modo, importante e sempre nei vostri pensieri:-*
*grazie a NonHovalentina e a tutto il team.
** e per i fantastici #Twitter auguri (in ordine rigorosamente caotico) grazie a: @Amalianda @godai7 @valentinasole80 @luke_quentin @sierraf31 @mnesti @paolabonini @Lydya @Morgana2008 @linux29 @iMaxx @moltogatto @pinkmartina @aleverona @otyx @Maiko76 @virgola @nicola_violetto@Giove09 @luglio_70 @verascozzafava@Stregamedusa @robertopilone @StellaMari @giuliacarino @IlDavidedimitri @_bibibibi_ @francescoguerra @massimomostosi e infine @nerapoesia che ha compiuto gli anni il 6 giugno, ma per sua fortuna è assai lontana dalla meta.
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LaZia
lunedì 7 giugno 2010
grazie @iMaxx
#Scozzanta Day
E' arrivato il dì fremente
che fè grande la pulzella;
dal sorriso ch'è irridente,
ma riluce come stella
ella allieta le giornate
rinfrancando anema 'e core
col suo fare sbarazzino,
col calor di suo colore
se a mirarla ti soffermi,
come feci un dì pur'io,
si rimane quasi inermi
a guardar cotanto brìo
la cascata rossa e pazza,
che le adorna la capoccia,
creerà più di un problema
quando sorte da la doccia;
ma non è questo il pensiero
che t'avvolge a palandrana
se per caso in una calle
t'incontrassi la luana
è che invece - chiederesti -
è reale oppur chimera
senza meriti incontrare
questa #Amicadiunasera?"
e finisci più sereno
a guardar le sue twittate
anche quando hai perso un treno
o te stanno a dà mazzate.
per concludere la nenia
cara nostra #zia luana
devo dirti che i 40
non son poi tutta sta grana:
ridi, canti, magni e bevi,
leggi, scrivi, guardi un fiore
prima due, gli occhi che avevi,
ora tre: s'è aggiunto il cuore.
Se ogni tanto viè er magone
vieni a legge 'sta quartinache,
vedrai, te fa 'soride
pure senza ... valentina!
http://maxdelapena.blogspot.com/2010/06/scozzanta-day_05.html
domenica 6 giugno 2010
auguri di colori a zia riccetta (ultima puntata. se fa la brava.)
giallo pantone uno uno sei emme,
sole d'estate e riccioli in fiamme
trame illustrate con grande facondia
valigia pronta al last minute per l'india
crema pantone quattro sei otto u
naturalezza (ma schemi all'ingiù!)
estro dinamico e presto che è tardi
caos messo in conto, lucidi sguardi
rosa pantone due quindici cì
lilium, ciliege - e mai il lunedì
del cosmo intero si sfumi nell'amnio
per celebrare: è il suo quarantennio!
06 06 10
non mi ricordo se oggi o domani
qualcuno giunge a un traguardo ideale
è solo un numero non ti stressare
ci sono passata e non è male
sono poche ore di fibrillazione
poi tutto passa e torni un leone
le tue amichette ti si stringono attorno
per accompagnarti nel nuovo giorno
brinda e festeggia ch’è un giorno speciale
danza e volteggia ma non contare
accetta gli auguri accogli l’affetto
un abbraccio gioioso con nostro diletto
sabato 5 giugno 2010
venerdì 4 giugno 2010
zia ricetta e la vendetta (puntata 7 di chissà)
lo scompiglio e l'eclettismo
dell'istinto misto al senno:
zia riccetta è l'ottimismo!
meno due al suo compleanno...
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giovedì 3 giugno 2010
zia ricetta e la vendetta (puntata 6 di chissà)
cavalloni blu a pennelli
spume bianche di ritorni
verdi fave nei baccelli
e l'attesa è di tre giorni :)
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mercoledì 2 giugno 2010
zia riccetta e la vendetta! (puntata 5 di chissà)
vibra corde inconsuete
ha i pensieri come un plettro
nuota in acque poco chete
e ne mancan solo quattro... ;)
martedì 1 giugno 2010
zia riccetta e la vendetta! (puntata 4 di chissà.)
prepararsi è buon consiglio:
non è, sai, un giorno qualunque
cedro, alloro e caprifoglio...
siamo giunti a meno cinque!
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