Viaggiare,
è conoscere il mondo.
Ricordarsi da dove si parte ma emozionarsi per ciò che si incontra.
Liberare la mente da pregiudizi, limiti e condizionamenti dati dal vissuto.
Non preoccuparsi dell'ignoto.
Accettare compagnia durante il cammino.
Tenere la lanterna per illuminare e a volte indicare il sentiero.
Sostenere l'altro per alleviare la stanchezza.
Fermarsi a guardare.
Provare a sentire.
Questo è stare insieme.
Il tempo di un tè
Dal paese sono visibili numerose vette dolomitiche: il grande gruppo delle Pale di San Martino con il Cimon della Pala, il Rosetta, il Sass Maor, le cime Val di Roda, la Cima della Madonna. Dall'altra parte
il rilievo più dolce della Cavallazza, le cime in porfido del Colbricon e del Colbricon piccolo e infine
il gruppo delle vette Feltrine, con la caratteristica cima a sagoma piramidale del monte Pavione.
Il Passo Rolle infine costituisce una delle mete predilette per godere dal vivo dello spettacolo dell'enrosadira, grazie al particolare orientamento delle pareti delle Pale di San Martino, che garantiscono
lo spettacolo ogni giorno dell'anno, bel tempo permettendo.
Il fenomeno dell'enrosadira (letteralmente diventare di colore rosa) è legato alla particolare composizione rocciosa di queste vette, la dolomia, contenente dolomite, un composto di carbonato di calcio e magnesio.
Un cenno popolare/La leggenda del Re Laurino,
Laurino era un Re dei Nani che possedeva e coltivava sul Massiccio del Catinaccio uno splendido giardino di rose (Rosengarten, così chiamate appunto).
Un giorno il principe del Latemar (il massiccio dolomitico situato a sud del Catinaccio, noto per i suoi riflessi nelle acque cristalline del Lago di Carezza (!)) incuriosito dalla vista delle rose, si inoltrò nel regno
di Re Laurino. Durante la sua visita, conobbe Ladinia, la figlia del re, se ne innamorò e la rapì
per farne sua sposa. Il padre, disperato per la perdita della figlia, mandò una maledizione sul suo giardino
di rose, colpevole di aver tradito la posizione del suo regno: né di giorno, né di notte alcun occhio umano avrebbe più potuto ammirarlo. Laurino dimenticò però il tramonto e l'alba quando, ancora oggi,
il giardino e i suoi colori divengono visibili.
Affermava Günther Langes in una pubblicazione degli anni ’30:
“Chi non conosce San Martino di Castrozza non conosce le Dolomiti!”.
http://enricogrotto.weebly.com/
http://grottoe.blogspot.it/2009/10/evasioni.html di Enrico Grotto
a cui va un ringraziamento speciale per la disponibilità
Testi per il progetto/ Animatore del Vi(ll)aggio - Voglio diventare Grande
con Fabio Tamajo
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