giovedì 17 novembre 2011

Lacrime.

Ieri vagavo per l'ufficio pervasa dallo stordimento tipico dell'ultimo giorno prima delle vacanze di Natale. Realizzando alle 1830 che del pandoro non si sarebbe vista neanche l'ombra ho abbandonato la speranza e pure la scrivania. Così per riprendere assoluta coscienza della realtà e quindi dei 38 giorni che ancora ci separano dal Natale, sono passata dal supermercato per comprare i biscotti per la colazione e poco convinta pure qualcosa per la cena. A metà del secondo corridoio ho incontrato una collega che spingeva un passeggino con dentro una bimba riccia e strillante con grosse lacrime che le bagnavano il viso. Superata la forte tentazione di lasciarmi andare allo stesso pianto che dava l'idea di essere liberatorio le ho sorriso e parlato. Forse la sorpresa, forse il tono di voce, forse il solo fatta di essere stata ascoltata l'ha riappacificata con il mondo, e per un attimo anche a me è parso di sentire lo scampanellio della slitta e il calpestio degli zoccoli.

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