mercoledì 30 marzo 2011
Le parole che suonano (bene)
"[...] Ho concepito molte teorie sul denaro: la principale è che non bisogna mai aspettare tristemente la sua fine ma finirlo prima che finisca da solo, visto che comunque è destinato a finire. Insomma meglio una fine violenta che per estenuazione. Un'altra mia teoria, che è piuttosto un'osservazione pratica, è che i soldi vanno spesi con entusiasmo, quasi gettati con un gesto ampio e vigoroso che imprima gancio al loro movimento, in modo che, dopo aver fatto una bella corsa, tornino volentieri, e per di più irrobustiti, nelle mani di chi li ha saputi gettare così bene. Invece, se li tiri fuori con un gesto corto e costipato, quelli ti cascano quasi sui piedi e li restano inerti, tramortiti, per sempre. E non li rivedi più. [...]"
Patrizia Cavalli
Le parole che suonano, Lisa Ginzburg
3 giugno 2002
(http://www.libreriadelledonne.it/news/articoli/Unita030602.htm)
Patrizia Cavalli
Le parole che suonano, Lisa Ginzburg
3 giugno 2002
(http://www.libreriadelledonne.it/news/articoli/Unita030602.htm)
martedì 29 marzo 2011
Chiacchierando al cancelletto di partenza.
Sono in tre, Hulko, l'AmicoFidato e Saputella. Hulko con il cappuccio della felpa quasi sugli occhi e 15cm in più in altezza. L'AmicoFidato in berrettino blu e zaino sulle spalle. Lei in ballerine e mollettina fra i capelli, poi come un'abile prestigiatrice estrae dalla manica della sua giacca rosa un flauto.
- Io so suonare il flauto. Voi siete capaci?
Loro la guardano.
- Però non sempre mi vengono le note.
Così dicendo poggia le piccole dita dallo smalto colorato e rosicchiato sui fori ed emette inconfondibili suoni di flauto.
Si unisce un quarto compagno.
- Tu sai suonare Fra' Martino campanaro? Io sì.
Lui la guarda.
Soffia copiosamente fino a farsi arrossare le gote.
- Vabbè adesso ho fatto un po' schifo.
- Sì infatti.
Suona la campanella e il portone li inghiotte.
- Io so suonare il flauto. Voi siete capaci?
Loro la guardano.
- Però non sempre mi vengono le note.
Così dicendo poggia le piccole dita dallo smalto colorato e rosicchiato sui fori ed emette inconfondibili suoni di flauto.
Si unisce un quarto compagno.
- Tu sai suonare Fra' Martino campanaro? Io sì.
Lui la guarda.
Soffia copiosamente fino a farsi arrossare le gote.
- Vabbè adesso ho fatto un po' schifo.
- Sì infatti.
Suona la campanella e il portone li inghiotte.
lunedì 28 marzo 2011
Palesemente imperfetto.
- Mamma mi interroghi?
- Prima ripassa.
- Ma li so.
Alzo il sopracciglio e lo raggiungo.
- Dimmi l'imperfetto del verbo avere.
- Io ero. Tu...
- No.
Esita.
- Io fui...
- No, pensaci bene, ti ho chiesto l'imperfetto del verbo a-v-e-r-e.
- Io ero...
- No, a-v-e-r-e.
- Ma è giusto.
- Ti dico di no.
- E invece è giusto.
- Se ti dico che è sbagliato, è sbagliato.
- Fammi vedere il libro.
- Evviva la fiducia.
Controlla.
- Io avevo, tu avevi, egli aveva, voi avevate...
- No.
- ...noi avevamo, voi avevate, essi avevano.
- Adesso dimmi il passato remoto del verbo essere.
- Io ebbi...
-(Uhm, non avrà mica una tara?) E-s-s-e-r-e, non avere.
- Io fui, tu fui...
- No.
- Io fui, tu fu....
- No.
- Io fui, tu fusti...
...ed io che mi preoccupavo di congiuntivi e condizionali.
- Prima ripassa.
- Ma li so.
Alzo il sopracciglio e lo raggiungo.
- Dimmi l'imperfetto del verbo avere.
- Io ero. Tu...
- No.
Esita.
- Io fui...
- No, pensaci bene, ti ho chiesto l'imperfetto del verbo a-v-e-r-e.
- Io ero...
- No, a-v-e-r-e.
- Ma è giusto.
- Ti dico di no.
- E invece è giusto.
- Se ti dico che è sbagliato, è sbagliato.
- Fammi vedere il libro.
- Evviva la fiducia.
Controlla.
- Io avevo, tu avevi, egli aveva, voi avevate...
- No.
- ...noi avevamo, voi avevate, essi avevano.
- Adesso dimmi il passato remoto del verbo essere.
- Io ebbi...
-(Uhm, non avrà mica una tara?) E-s-s-e-r-e, non avere.
- Io fui, tu fui...
- No.
- Io fui, tu fu....
- No.
- Io fui, tu fusti...
...ed io che mi preoccupavo di congiuntivi e condizionali.
venerdì 18 marzo 2011
La luna e noi
Sabato 19 Marzo la luna sarà più grande. O forse siamo noi che saremo più piccolini?
"Occhi aperti sabato, arriva la super-luna" da Vanity Fair.
lunedì 14 marzo 2011
Lunedì, l'alba.
Un attimo sei in piedi e l'attimo dopo sei stesa a terra come Willy il coyote nei suoi momenti peggiori.
7.18 sono ancora in bagno.
7.20 ora prevista per il ritiro di Streghetta.
7.30 ritrovo davanti la scuola per partenza pullman.
- Hulko metti le scarpe e spegni la tv.
- Ok.
- Spegni la tv e metti le scarpe.
- Ho detto ok.
Spengo la luce, esco dal bagno e prendo l'abbrivio, svolto a destra con l'intento di spegnere la tv ed è allora che i piedi vestiti solo di microfibra scivolano sulla patina lasciata dallo spray impermealizzante per calzature in camoscio, il corpo fa la curva, le gambe no. Mi trovo a controllare il grado di pulizia della piastrella a neanche 10cm dal naso. Hulko da perfetto uomo di casa, seduto sul divano, una scarpa a penzoloni sul piede e l'eco del tonfo ancora nelle orecchie mi chiede serafico:
- Fatta male?
7.18 sono ancora in bagno.
7.20 ora prevista per il ritiro di Streghetta.
7.30 ritrovo davanti la scuola per partenza pullman.
- Hulko metti le scarpe e spegni la tv.
- Ok.
- Spegni la tv e metti le scarpe.
- Ho detto ok.
Spengo la luce, esco dal bagno e prendo l'abbrivio, svolto a destra con l'intento di spegnere la tv ed è allora che i piedi vestiti solo di microfibra scivolano sulla patina lasciata dallo spray impermealizzante per calzature in camoscio, il corpo fa la curva, le gambe no. Mi trovo a controllare il grado di pulizia della piastrella a neanche 10cm dal naso. Hulko da perfetto uomo di casa, seduto sul divano, una scarpa a penzoloni sul piede e l'eco del tonfo ancora nelle orecchie mi chiede serafico:
- Fatta male?
Japan Earthquake.
Mi casa es tu casa. Anche no.
Entro in doccia con delle consapevolezze. Hulko è in sala e io in bagno, è semplice. Ne esco dopo un quarto d'ora con accappatoio e salvietta alla mano diretta in camera e caccio un urlo, il letto ha la coda. C'è una nera coda pelosissima che si aggira per camera mia.
- Huuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuulko?!!
- Che c'è mamma?
Mi raggiunge e insieme guardiamo l'impavido gatto che continua sfrontato la sua visita non guidata.
- Hai aperto la vetrata?
- No.
- Ma allora è entrato da questa finestra.
Leggermente disturbato dal mio tono isterico, si ridà slancio e balza sul davanzale e resta lì. Io chiudo subito la finestra e ci scrutiamo attraverso il vetro. Sono contenta che ritenga l'ambiente confortevole ma avendo deciso di zampettare prima sul mio bucato steso ad asciugare e poi sul copri piumino passerà del tempo prima che gli venga offerta un'altra possibilità.
- Huuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuulko?!!
- Che c'è mamma?
Mi raggiunge e insieme guardiamo l'impavido gatto che continua sfrontato la sua visita non guidata.
- Hai aperto la vetrata?
- No.
- Ma allora è entrato da questa finestra.
Leggermente disturbato dal mio tono isterico, si ridà slancio e balza sul davanzale e resta lì. Io chiudo subito la finestra e ci scrutiamo attraverso il vetro. Sono contenta che ritenga l'ambiente confortevole ma avendo deciso di zampettare prima sul mio bucato steso ad asciugare e poi sul copri piumino passerà del tempo prima che gli venga offerta un'altra possibilità.
domenica 13 marzo 2011
Il tempo stringe.
Saliamo in macchina accendo motore e radio, inizio la manovra e alzo al massimo il volume.
- Ligabue, lo so.
- No è Vasco Rossi.
- Ah sì, quello che va in moto.
Mi ci vuole un attimo,
- No, quello è Valentino Rossi.
- Giusto! Sono fratelli?
- Beh, no.
- Allora come mai hanno lo stesso cognome?
- Perché è molto diffuso.
- Vuol dire che hanno fatto tanti figli, che hanno fatto tanti figli anche loro?
- Più o meno.
Vigliaccamente supero il momento senza dire di più, esattamente come ho glissato un'ora prima quando per evitare che si inzuppasse di acqua piovana aspettando il verde l'ho acchiappato per il giubbotto facendolo retrocedere al riparo di una tettoia e soprattutto stazionare davanti il distributore di profilattici in un silenzio partecipato.
- Ligabue, lo so.
- No è Vasco Rossi.
- Ah sì, quello che va in moto.
Mi ci vuole un attimo,
- No, quello è Valentino Rossi.
- Giusto! Sono fratelli?
- Beh, no.
- Allora come mai hanno lo stesso cognome?
- Perché è molto diffuso.
- Vuol dire che hanno fatto tanti figli, che hanno fatto tanti figli anche loro?
- Più o meno.
Vigliaccamente supero il momento senza dire di più, esattamente come ho glissato un'ora prima quando per evitare che si inzuppasse di acqua piovana aspettando il verde l'ho acchiappato per il giubbotto facendolo retrocedere al riparo di una tettoia e soprattutto stazionare davanti il distributore di profilattici in un silenzio partecipato.
sabato 12 marzo 2011
Carnevale. E anche quest'anno è andato.
Non saprei neanche dire chi abbia cominciato, credo NonnaRagno in quanto detentrice delle 'scorte' e soprattutto nel tentativo di scaldare l'ambiente. Com'è noto infatti io aborro il Carnevale e quindi la prima ora l'ho fatta col broncio. Ad un certo punto però mi sono ritrovata a correre con una falsa ritrovata agilità per tutto il cortile della chiesa, braccata da tre bambine indemoniate armate di coriandoli, schiuma e stelle filanti di ultima generazione, quelle spray. Hulko a suo volta tentava di sfuggire a una Hawaiana, una corsara e un paio di ninja che quest'anno andavano per la maggiore. Un paio di ore più tardi ritiravo le truppe verso casa, un chilo di coriandoli impastati nei capelli, un pugnale in meno e Hulko che mi sgridava per avergli 'consumato' i coriandoli in battaglia.
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