mercoledì 24 novembre 2010
martedì 23 novembre 2010
Copio e incollo.
ma forse dovrei riscriverla a mano. per imprimerla bene nella mia testolina riccia...
Elenco delle cose che passano sul corpo delle donne.
(Vieni via con me, puntata del 23 novembre 2010. Legge Emma Bonino, vicepresidente del Senato)
Il corpo della donna è un campo di battaglia. Dai tempi di Elena di Troia e del ratto delle Sabine fino a oggi, in Afghanistan e anche da noi
Qualcuno rideva quando le donne dicevano: io sono mia. C'era poco da ridere. Le donne sono di qualcuno per definizione. Perché, se no, il comandamento direbbe “Non desiderare la donna d’altri”?
È sbagliato parlare di diritto all’aborto. Si tratta DEL diritto a diventare madri per scelta. Abortire è una angosciosa necessita ; ricorrere alla procreazione assistita è spesso un atto d'amore.
Gli uomini che comprano donne sono molti di più delle donne che comprano uomini. Non è soltanto una questione di potere d'acquisto.
Non esiste alcun capo di vestiario maschile che copra integralmente un uomo nascondendolo dalla testa ai piedi.
Chissà se esiste davvero una nipote di Mubarak. Esiste però una signora Mubarak in prima linea contro le mutilazioni genitali femminili. E la signora Clio Napolitano e molte first-lady dell'Africa e del mondo hanno firmato un appello per la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili. Non lo sapevate? Ora lo sapete.
Nel 1993 la signora Lorena Bobbit evirò suo marito con un coltello. Ci fu molto scalpore per una singola mutilazione genitale maschile. Ma Le donne che hanno subito mutilazioni genitali sono nel mondo circa 130 milioni. Ogni anno, 3 milioni di bambine.
In molte parti del mondo si abortiscono le bambine, o si sopprimono alla nascita, non servono. Si calcola che oggi manchino all’appello circa 100 milioni di ragazze.
Le tradizioni e i costumi vanno rispettati, ma il diritto della persona è uno solo. Non c'è una legge fuori casa e un'altra in casa. Una ragazza, italiana o pakistana che sia, deve poter decidere dei propri capelli, del proprio vestito, della propria domenica e del proprio venerdì.
In Italia Il delitto d'onore è stato abolito solo nel 1981. Fino ad allora si poteva uccidere la moglie, la figlia, la sorella con una pena irrisoria se l'assassino sosteneva di avere agito “perché offeso nel suo onore”. È ancora cosi, in molte parti del mondo.
Intendiamoci anche le donne, quando sono sceme sono sceme forte.
Una signora ha scritto: IN GENERALE le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave la metà. Per fortuna non è così difficile.
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lunedì 22 novembre 2010
Una babysitter da favola (need a babysitter today?)
Le favole del Fiocco Gigante | 20
"Prendi il fucile, Giuseppe, prendi il fucile e vai a caccia," disse una mattina al suo figliolo quella donna.
"Domani tua sorella si sposa e vuol mangiare polenta e lepre".
Giuseppe prese il fucile e andò a caccia. Vide subito una lepre che balzava da una siepe e correva in un campo. Puntò il fucile, prese la mira e premette il grilletto.
Ma il fucile disse: "Pum!" proprio con voce umana, e invece di sparar fuori la pallottola la fece cadere per terra.
Giuseppe la raccattò e la guardava meravigliato.
Poi osservò attentamente il fucile, e pareva proprio lo stesso di sempre, ma intanto invece di sparare aveva detto: "Pum!" con una vocetta allegra e fresca.
Giuseppe scrutò anche dentro la canna, ma com'era possibile, andiamo, che ci fosse nascosto qualcuno? Difatti dentro la canna non c'era niente e nessuno.
"E la mamma che vuole la lepre. E mia sorella che vuol mangiarla con la polenta...".
In quel momento la lepre di prima ripassò davanti a Giuseppe, ma stavolta aveva un velo bianco in testa, e dei fiori d'arancio sul velo, e teneva gli occhi bassi, e camminava a passettini passettini.
"Toh," disse Giuseppe "anche la lepre va a sposarsi. Pazienza, tirerò un fagiano".
Un po' più in là nel bosco, difatti, vide un fagiano che passeggiava sul sentiero, per nulla spaventato, come il primo giorno della caccia, quando i fagiani non sanno ancora che cosa sia un fucile.
Giuseppe prese la mira, tirò il grilletto, e il fucile fece: Pam! disse: "Pam! Pam!", due volte come avrebbe fatto un bambino col suo fucile di legno. La cartuccia cadde in terra e spaventò certe formiche rosse, che corsero a rifugiarsi sotto un pino.
"Ma benone", disse Giuseppe che cominciava ad arrabbiarsi, "la mamma sarà contenta davvero se torno col carniere vuoto".
Il fagiano, che a sentire quel pam, pam, si era tuffato nel folto, ricomparve sul sentiero, e stavolta lo seguivano i suoi piccoli, in fila, con una gran voglia di ridere addosso, e dietro a tutti camminava la madre, fiera e contenta come se le avessero dato il primo premio.
"Ah, tu sei contenta, tu" borbottò Giuseppe. "Tu ti sei già sposata da un pezzo. E adesso a che cosa tiro?"
Ricaricò il fucile con gran cura e si guardò intorno. C'era soltanto un merlo su un ramo, e fischiava come per dire: "Sparami, sparami".
E Giuseppe sparò. Ma il fucile disse: Bang!, come i bambini quando leggono i fumettti. E aggiunse un rumorino che pareva una risatina. Il merlo fischiò più allegramente di prima, come per dire: "Hai sparato, hai sentito, hai la barba lunga un dito".
"Me l'aspettavo", disse Giuseppe. "Ma si vede che oggi c'è lo sciopero dei fucili".
"Hai fatto buona caccia, Giuseppe?" gli domandò la mamma, al ritorno.
"Si mamma. Ho preso tre arrabbiature belle grosse. Chissà come saranno buone, con la polenta".
Il cacciatore sfortunato. (Gianni Rodari, Favole al telefono)
lunedì 15 novembre 2010
La vecchietta veneta, terrorizzata dalla lega, si trovò in casa il volontario che le spala il fango.
Era da anni che non usciva più di casa, dopo che uno con un fazzoletto al collo l'aveva convinta che i negri, gli extracomunitari sono tutti delinquenti.
Usciva solo per ritirare la pensione scortata dai suoi nipoti, già pronti per il prelievo.
Aveva fatto montare le sbarre alle finestre ed alla sera chiudeva finiestre ed imposte anche in pieno luglio.
Il terrore viaggiava di bocca in bocca ed era sempre più grande come i risultati delle elezioni per la lega.
Più terrore più voti, più odio e più elettori, da anni era diventato matematico.
Aveva pure il terrore dello scippo, una volta un giovane extraparlamentare e comunista le chiese, in dialetto, se avesse mai subito uno scippo.
No, fu la risposta, ma basta guardare la televisione per rendersi conto che questi sono selvaggi, delinquenti e vivono di scippi e rapine.
Poi, un brutto giorno, venne l'alluvione. Un metro e mezzo di acqua in casa, tutti i mobili rovinati, i muri sporchi, il frigorifero in tilt, la televisione che non andava più.
E la paura, di essere sola, sapendo di non avere le forze per reagire a tanta devastazione, i nipoti che non potevano aiutarla per via del fatto che la Bmw non funziona con un metro d'acqua.
Si sentiva persa, pensava di affondare, persino quello che la terrorizzava con quei discorsi sui negri e sugli extracomunitari non si faceva vedere, doveva accompagnare il capo e suo figlio a visitare le zone alluvionate e piene di fango.
Una cosa urgente, per via della campagna elettorale.
Improvvisamente arrivò a casa sua un negro con su una giacca rifrangente rossa, un volontario, pensate che lo conoscevano anche quelli del comune, della protezione civile.
Sulle prime era un pò diffidente, fortunatamente parlava italiano meglio di molti suoi compaesani, le chiese dove doveva mettere le cose, le suppellettili ed iniziò a spalare fango.
Ore ed ore, ininterrottamente, senza mangiare, senza bere, ad un certo punto le disse: signora io devo andare, devo mangiare qualcosa e farmi una pausa, ritorno dopo.
Lei si sentì persa, non ebbe nemmeno il coraggio di offrirgli un panino, aveva paura di avvicinarsi troppo all'uomo nero pur così gentile, educato.
Passata una mezz'ora cominciò a salirle l'ansia, i nipoti non rispondevano al cellulare d'altronde la pensione era già stata incassata e non c'era motivo di passare dalla nonna, avevano già ritirato la loro mazzetta per il fatto di fare da ronda alla pensione.
Era talmente sfinita, impaurita, che le mancò persino il negro, cominciò a temere che non tornasse più, quella mattina non gli aveva offerto nemmeno un bicchiere d'acqua.
Il solo pensiero che un negro avesse toccato uno dei suoi bicchieri l'intimoriva, ancora di più se i vicini avessero saputo che l'aiutava uno straniero.
Si meravigliò di se stessa quando lo vide arrivare, allegro pieno di forza, gioioso, della sensazione di gratitudine che provava dentro se stessa. Come se gli volesse bene ed ebbe paura dei suoi sentimenti. Ma allora non sono come dicono quelli della lega, non è vero che sono cattivi.
Si sorprese a sorridergli, a chiedergli se voleva un caffè, a dirgli un grazie ogni tanto.
Nel frattempo pulirono la casa, i mobili, ritornò la luce ed accese il camino per asciugare un pò di umidità.
Era già buio quando il volontario, il ragazzo dal cuore grande come una chiesa le disse che doveva andare. Davanti ai suoi occhi spaventati il volontario, negro, capì che la signora temeva non tornasse più e la tranquillizzò, torno domani, signora, per domani sera vedrà che avremo finito. Quella notte fu ancora più brutta dell'alluvione, la sua coscienza non al fece chiudere occhio. Ripensò alle sue paturnie, ai paesani della lega che parlavano solo di odio e di disprezzo, pensò al suo comune che aveva tolto le panchine dai giardini per impedire che gli extracomunitari si sedessero, pensò a quei piccoli bambini dalla pelle scura senza mensa a scuola perchè i suoi non potevano pagare.
E poi pensò al suo Dio, quel Dio che è morto in croce per tutti quelli che gli credono e non ha mai chiesto di che razza sei e di che colore fosse la tua pelle, e pianse.
E fu in quel momento che si rese conto che la persona è una persona, che il delinquente è un delinquente, non c'entrano le razze, il colore della pelle e da dove vieni.
Per valutare una persona non ci vuole la paura, ci vuole la conoscenza ed una persona va giudicata per quello che ha nel cuore. Nella testa.
Non vedeva l'ora che venisse mattina, si alzò prima del solito e preparò tutto quello che poteva preparare. Tirò fuori biscotti, una torta, latte. The e caffè ed aspettò che il volontario arrivasse.
Finalmente sentì il suo passo, nello stesso tempo gioioso e pesante e quando con il suo vocione le chiese: nonna da dove cominciamo?
Prima mangia qualcosa gli disse, poi puliremo quello che resta.
Si sedettero al tavolo ed improvvisamente divenne curiosa, gli chiese della sua famiglia, dei suoi genitori e da quanto tempo non li vedeva.
Quasi quasi, questo mese mi faccio accompagnare da lui a ritirare la pensione.
Che pensieri strani fanno alle volte i vecchi.
Ogni personaggio è puramente inventato, come nei film, solo i volontari sono reali.
Come è reale il fatto che al mio paese, quello che è nel mio cuore, nessuno è straniero.
Il Cannocchiale, contributo inviato da slasch16 il 12 novembre 2010
domenica 14 novembre 2010
Accezioni.
Hulko sta guardando un episodio del mitico Scooby-Doo impegnato in una missione in alta montagna,
- Mamma poi quest'inverno facciamo anche noi una settimana in bianco?
- Certo passerotto (...in effetti non può che farci bene)
- Mamma poi quest'inverno facciamo anche noi una settimana in bianco?
- Certo passerotto (...in effetti non può che farci bene)
venerdì 12 novembre 2010
giovedì 11 novembre 2010
Chi ben comincia... [inizia con un buon incipit]
III INCIPIT
Stai per cominciare a leggare il nuovo romanzo 'Se una notte d'inverno un viaggiatore' di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: "No, non voglio vedere la televisione!" Alza la voce, se non non ti sentono: "Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!" Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: "Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!" O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.
Italo Calvino - Se una notte d'inverno un viaggiatore - Einaudi
martedì 9 novembre 2010
Lava e Seta Bianca
Questa storia inizia un pò per caso, la ragazza col fiorre nei capelli e le conchiglie al collo stava giocando a farsi smuovere le vesti dal vento che arrivava dal mare. Quando il vento si placò, le sue rise si spensero e inciampò nel buco vero quel mondo strano che la igoiò. La ragazza sapeva che quel momento sarebbe arrivato, lo vedeva ogni giorno e lo sognava ogni notte.In quel mondo c'era una valle dove, ai suoi lati, salivano dolci le colline di pietra scura, lavica e sotto la crosta dura si nascondeva il mistero della creazione della terra e della vita.
lunedì 8 novembre 2010
Auguri. Ma ricorda...
domenica 7 novembre 2010
Senza non ce la facciamo.
Non ricordo più come né perché sta di fatto che mi ritrovo qui...
Hulko: "Zia tu cosa vuoi da babbo natale?"
LaZia (per nulla consumista): "L'ipad e il viaggio in India. Dici che me li porta?"
Hulko: "Sì, ma devi chiederglielo."
LaZia: "Va bene. Già che ci sono vedo se per l'India c'è un posto in più. Vieni con me?"
Hulko: "Sì" Allegro e senza esitazione aggiunge, "...allora mi sa che devo comprare un dizionario d'inglese."
Il mio pessimo inglese non è un segreto ma un po' di rispetto per gli anziani!
Decido di far finta di nulla, "Perché?"
Hulko: "Ma Zia senza non ce la facciamo."
Non riesco a trattenere la risata divertita sto per ribattere ma aggiunge "Io però voglio anche XBox"
LaZia: "Allora facciamo così io ci provo, però se dovesse dirmi che devi decidere tra il viaggio in India e il gioco che gli dico?"
Hulko: "Uhm..."
LaZia: "Ok. Io l'ipad e il viaggio in India e tu pure il viaggio in India e poi però nel caso..."
Non mi lascia finire, "Zia, facciamo che ognuno gli ordina quello che vuole."
Hulko: "Zia tu cosa vuoi da babbo natale?"
LaZia (per nulla consumista): "L'ipad e il viaggio in India. Dici che me li porta?"
Hulko: "Sì, ma devi chiederglielo."
LaZia: "Va bene. Già che ci sono vedo se per l'India c'è un posto in più. Vieni con me?"
Hulko: "Sì" Allegro e senza esitazione aggiunge, "...allora mi sa che devo comprare un dizionario d'inglese."
Il mio pessimo inglese non è un segreto ma un po' di rispetto per gli anziani!
Decido di far finta di nulla, "Perché?"
Hulko: "Ma Zia senza non ce la facciamo."
Non riesco a trattenere la risata divertita sto per ribattere ma aggiunge "Io però voglio anche XBox"
LaZia: "Allora facciamo così io ci provo, però se dovesse dirmi che devi decidere tra il viaggio in India e il gioco che gli dico?"
Hulko: "Uhm..."
LaZia: "Ok. Io l'ipad e il viaggio in India e tu pure il viaggio in India e poi però nel caso..."
Non mi lascia finire, "Zia, facciamo che ognuno gli ordina quello che vuole."
venerdì 5 novembre 2010
giovedì 4 novembre 2010
A scuola ogni giorno si imparano tante cose nuove...
[Tratto dal libro "A scuola si diventa grandi" per gentile concessione ...]
A scuola ogni giorno si imparano tante cose nuove. Oggi per esempio abbiamo imparato a volare.
La maestra ci ha spiegato che bisogna unire i piedi, tenere la schiena ben dritta, agitare un po' le braccia, poi guardare in su... e il gioco è fatto. Dopo 5 minuti eravamo lì che svolazzavamo in circolo sopra i tetti del paese e giocavamo a riconoscere le cose e le persone dall'alto.
- Guarda quella è casa mia!
- Quello è il campo di calcio!
- Il vigile, guarda il vigile urbano!
- Sta multando una macchina!
E scoppiamo a ridere.
La maestra cerca di riportare un po' d'ordine.
- Bambini, andiamo da quella parte, - ci dice - verso la chiesa. Atterriamo tutti sulla torre del campanile!
E così arriviamo in cima alla torre: lì ad aspettarci c'è don Mauro, che ci spiega come funzionano le campane. E mentre spiega, Giovanni, che è il solito monello, sgattaiola via e si nasconde dietro un angolo.
- Don Mauro, ma che suono fanno da quassù le campane? - Chiede Riccardo, un bimbo con gli occhiali e lo sguardo sempre attento.
- Non posso farvele sentire, bambini, perché il suono qui sarebbe troppo forte.
Don Mauro non fa a tempo a finire la frase ed ecco che una campana si mette a battere, e il rimbombo ci assorda tutti. Ci tappiamo le orecchie, ma appena vediamo Giovanni uscire con la faccia sconvolta da dietro la campana, scoppiamo tutti a ridere. La maestra lo prende per un braccio e lo guarda dapprima un po' arrabbiata, poi sorride anche lei, e con una carezza sulla testa gli fa cenno di riunirsi al gruppo.
Salutiamo Don Mauro e torniamo a volare. E' quasi ora di tornare in classe, ma prima passiamo sopra la piazza del paese, e lì c'è una vecchietta che getta qualche chicco di grano ai piccioni.
Il solito Giovanni si stacca dallo stormo, cioè dal gruppo, atterra sulla piazza in mezzo ai piccioni e comincia a far finta di beccare i granelli sparsi per terra. La vecchietta un po' tra lo spavento e un po' arrabbiata gli grida:
- Sciò! Sciò! E' per i piccioni, via! Brutto uccellaccio!
E noi scoppiamo di nuovo a ridere, ma questa volta la maestra è un po' meno bonaria e riprende Giovanni più severamente.
Ci rimette tutti in fila e voliamo di nuovo in classe, dove intanto sta già suonando la campanella, ed è ora di andare a casa.
Come volano le giornate a scuola quando impari tante cose nuove!
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